La leggenda di Giotto

Nella novella VI.5 è espressa una lode profonda, un vero e proprio panegirico del genio artistico del pittore trecentesco Giotto. La rivoluzione innovatrice operata da Giotto nel nome della realtà e in aperta polemica con le forme astratte della tradizione pittorica medievale fu subito famosa all'epoca. I tre più grandi poeti del tempo - Dante, Petrarca e Boccaccio - furono i primi a darne testimonianza.

Enid T. Falaschi nel suo articolo intitolato Giotto, The literary legend, studia e commenta lo sviluppo della leggenda di Giotto nella cultura italiana, "known as much for his wit and outstanding personality as for his art." (FALASCHI, 1972, p.1)

Il mito, nato prima della fine del Trecento, quando Giotto era ancora in vita, culminò nell‘opinione comune che Giotto e Dante fossero stati amici, supposizione che non è dimostrabile per la mancanza di documenti storici.

Secondo Falaschi sono indubitabilmente i versi famosi del canto XI del Purgatorio:

"Credette Cimabue ne la pittura

tener lo campo, e ora ha Giotto il grido,

sì che la fama di colui è scura" (Purg. XI,94-96)

che darono lo spunto per la creazione del mito intorno al personaggio di Giotto. Dante ha scelto il nome di Giotto per dimostrare la futilità della gloria terrena – i suoi versi garantiranno, tutto al contrario, l’immortalità della fama di Giotto. Quando poi, meno di un mezzo secolo dopo la morte di Dante, Giotto fu celebrato da Petrarca e da Boccaccio, la sua fama per la posteriorità fu assicurata.

Molti dettagli della vita di Giotto sono dovuti alla leggenda; la loro veracità non sarà, dunque, mai dimostrabile. Falaschi nota a questo proposito:

"It would be unwise to discount everything that is anecdotal as irrefutably fictitious for, in rejecting the whole mass of stories, there is the danger of casting aside one truth."(FALASCHI, 1972, p.26).

La tabella seguente sintetizza in modo cronologico le tappe più importanti nell‘evoluzione del mito di Giotto durante il Tre- e il Quattrocento. Le Vite del Vasari, composte nel 1550 e rielaborate nel 1568, costituiranno il termine del nostro abbozzo.

Dati approssimativi

della composizione

Autore
Opera
1313
Dante Alighieri
1314
Francesco da Barberino
1340
Giovanni Villani
1358

1366

1370

Francesco Petrarca
1373
Antonio Pucci
1376
Benvenuto da Imola
1385
Franco Sacchetti
Trecentonovelle
1400
Filippo Villani
1440
Micchele Savonarola
1452
Lorenzo Ghiberti
1550

1568

Giorgio Vasari