La storia de «La Chiosa»

Una prima idea di rivista: «L’Italica»

6 Febbraio 1919

La storia de «La Chiosa» inizia il 18 febbraio del 1919, quando Flavia Steno chiede a Pio e Mario Perrone il sostegno finanziario per la fondazione di una rivista. Pio e Mario Perrone sono a capo della società industriale Ansaldo (Sanpierdarena) e dall’inizio del Novecento avevano realizzato un esteso trust giornalistico, che comprendeva anche il quotidiano «Il Secolo XIX» e, dal 1915, «Il Messaggero». Forte della sua lunga esperienza nel mondo della carta stampata e dei contatti con i Perrone, per i quali svolge incarichi da segretaria particolare, Steno propone agli imprenditori di arricchire il loro circuito editoriale di una nuova pubblicazione: «L’Italica. Rassegna quindicinale di Vita Italiana». ((Per maggiori informazioni si veda: Antonella…

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Il “fattore donna”: secondo tentativo

21 Ottobre 1919

Il finanziamento dell’«Italica» viene negato, ma Steno non demorde: durante un colloquio personale, rinnova ai Perrone l’intento di fondare una propria testata. Lo schema della rivista viene inoltrato il 21 ottobre 1919 e dimostra come Steno intendesse inserirsi in un mercato fiorente nel primo dopoguerra, quello della stampa femminile. Le nuove testate coglievano il desiderio di protagonismo femminile, che era stato risvegliato dall’intensa mobilitazione bellica delle donne ((Buttafuoco 1988, 259-260)). Nella lettera ai Perrone, Steno giustifica la necessità…

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Il primo numero de «La Chiosa»

20 Novembre 1919

Il 20 novembre 1919, a un mese di distanza dalla richiesta di fondi inoltrata ai fratelli Perrone, Steno pubblica il primo numero de «La Chiosa». La struttura e l’articolazione dei contenuti di questo primo numero si manterranno abbastanza costanti durante gli anni della direzione di Flavia Steno (1919-1925): la prima pagina è dedicata ad articoli di attualità ed editoriali, e, dal 1920 alle rubriche di “Corrispondenze” sia dal territorio nazionale (come le Lettere triestine di Ada Sestan, o le Lettere romane a firma di Paola Baronchelli Grosson), sia dall’estero (prima fra tutte le “Lettere parigine” di Georgette Royer). La seconda pagina, intitolata Divagazioni settimanali (che dal giugno del 1923 diventa La settimana), offre una panoramica degli eventi politici internazionali curata da Ferdinando Tenze, che si cela dietro lo pseudonimo La diarista. Steno cura personalmente la rubrica Fasti e nefasti della Superba, che si occupa di cronaca locale e ci permette di ricostruire la vivacità della vita culturale,…

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Debiti di tipografia e gratitudine

8 Dicembre 1919

A poche settimane dall’inaugurazione, «La Chiosa» naviga in cattive acque. Per sostenere le spese di produzione e distribuzione, Steno sollecita ai Perrone aiuti e anticipi sulle rate della pubblicità concordate (nelle lettere inviate in data 8, 11, e 24 dicembre 1919). Le richieste vengono ignorate dai fratelli Perrone fino al 30 dicembre 1919, quando, piuttosto seccati, rimproverano a Steno di aver trascurato i suoi impegni al «Secolo XIX» in favore della neonata pubblicazione. A stretto giro di posta (3 gennaio 1920), Steno si difende con vivacità dall’accusa, ricordando alcuni degli articoli da lei scritti per il quotidiano genovese e protestando il fatto che il progetto de «La Chiosa» rappresentasse per lei una ulteriore…

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Successi e compromessi

21 Febbraio 1920

Nel 1920, Steno tiene aggiornati i fratelli Perrone sui successi de «La Chiosa» e sulle possibilità di maggior diffusione del foglio. Il 21 febbraio del 1920, la giornalista comunica l’intenzione di fare del settimanale l’organo dell’Associazione per gli interessi femminili che verrà prossimamente fondata a Genova, dà informazioni sulla tiratura (5’500 copie) e sulle pubblicazioni con personalità affermate, come Matilde Serao. Il 12 luglio dello stesso anno, Steno affermava di voler fare de «La Chiosa» un nucleo di aggregazione dell’elettorato femminile liberale e di volerlo lanciare su tutto il territorio nazionale. Il punto viene ribadito con forza nella lettera del 24 novembre 1920, un commento al primo anno di attività del settimanale, alla sua importanza politica e alla necessità che i Perrone lo sostenessero con più incisività, affinché la direttrice non dovesse cercare altrove i finanziamenti necessari, perdendo così la propria indipendenza. In effetti, tra le righe o in modo esplicito (come nelle lettere del 15 marzo del 23 luglio, e del 1 dicembre) da questa corrispondenza emergono gli irrisolti problemi economici del settimanale, il sistematico ritardo con cui i suoi…

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Una «Chiosa» politica

26 Ottobre 1922

Sarà in ambito politico, e in particolare rispetto all’atteggiamento nei confronti del fascismo, che «La Chiosa» si distanzierà dalle linee guida perroniane. Anche il settimanale di Steno incorre nell’”equivoco” di vedere il movimento fascista come una parentesi nella politica liberale del Paese, e di considerare i suoi eccessi violenti come una “sana reazione” al pericolo bolscevico. Da fine maggio…

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«Se soumettre ou se démettre»

1 Gennaio 1923

Pio e Mario Perrone si trovano in difficoltà di fronte al mutamento della situazione politica. La loro adesione al movimento di Mussolini era stata tiepida e strumentale, nella misura in cui aveva promosso un nazionalismo “industriale”. In più, il fascismo aveva faticato ad attecchire in Liguria e soprattutto a Genova, sia perché non era stato in grado di esprimere un’alternativa alla vecchia classe dirigente, sia per…

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Un doloroso congedo

31 Dicembre 1925

Il 31 dicembre del 1925 Flavia Steno saluta le sue lettrici e i suoi lettori con l’articolo p.p.c.. In questa sede, la giornalista ripercorre «sette anni di direzione di un settimanale concepito soprattutto come palestra di discussione alta e nobile, [che] rappresentano una somma di lavoro non lieve e di lotte non facili» ((Steno, p. p. c., «La Chiosa», anno VII, n. 53, 31 dicembre 1925)). La storia della rivista si intreccia a quella di un difficile dopoguerra («[La Chiosa] fu contro i negatori della Patria e contro i negatori di Dio; contro i sovvertitori dell’ordine e contro i sabotatori della vittoria; contro tutte le servilità e contro tutti gli egoismi»); dell’impresa di Fiume («La Chiosa fu fiumana con entusiasmo»); e «dello sfascio demagogico-parlamentare». Steno ricorda le numerose collaboratrici e i collaboratori de «La Chiosa», tracciando un lungo elenco «a documentazione della somma notevolissima di magnifiche attività che La Chiosa ha saputo attrarre nella propria orbita in…

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«La Chiosa» di Adriano Grande

10 Gennaio 1926

Dal 10 gennaio 1926 il poeta genovese Adriano Grande subentra a Steno nella direzione del settimanale. L’articolo di inaugurazione, firmato con lo pseudonimo Elisa Sombri di Santo Stefano, si pone in una linea di continuità con l’attività precedente: «La Chiosa entra con questo numero in un nuovo periodo di vita. Il suo programma, tuttavia, non muta molto, politica a parte, da quello che è stato sino ad oggi: e ciò per l’ovvio motivo che esso, nella sua parte culturale, benché sembrasse partire da premesse liberali che non potevamo accettare, ha sempre avuto la nostra approvazione» ((E.S.d.S.S., «La Chiosa», a. VIII, n. 1, 10 gennaio 1926, enfasi nell’originale)). La nuova direzione intende continuare ad abbracciare argomenti diversi e «La Chiosa, in omaggio al proprio titolo, chioserà appunto tutti i più importanti avvenimenti della politica, della cultura e dell’arte: e dedicherà in ogni suo alcune pagine alla letteratura contemporanea, nelle sue varie manifestazioni» ((ivi)). Già da questo numero vengono apportati alcuni importanti cambiamenti grafici: il numero delle colonne viene ridotto da 5 a 4, migliorando la leggibilità, il numero di pagine…

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L’allieva sostituisce la maestra

1 Luglio 1926

Il mese di giugno, in cui esce un unico numero eccezionalmente di 24 pagine, è evidentemente un momento di ripensamento della rivista. Il numero del 1 luglio annuncia un nuovo cambiamento nella direzione, le cui redini passano a Elsa Goss. Così suonava il nuovo programma del settimanale: «Noi intenderemo la politica essenzialmente come patriottismo, sentimento assoluto di italianità; ed il femminismo come elevazione spirituale della donna e, piuttosto, che come rivendicazione di nuovi diritti, come accrescimento di più solenni doveri» ((Confessione al pubblico, anno VIII, n. 23, 1 luglio 1926)). Durante la direzione di Goss, «La Chiosa» si sforza di riformulare il rapporto tra femminismo e fascismo, nella misura in cui tenta di rendere compatibile l’accento posto sulla famiglia da parte del regime con altre possibilità di espressione del femminile. La relativa apertura del settimanale, però, viene meno quando Goss lascerà la direzione, nel luglio del 1927. Degna di nota è infine la pubblicazione in appendice (dal luglio 1926 al febbraio 1927) del romanzo Don Camalèo ovvero Ho allevato un camaleonte di Curzio…

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Una rivista raffinata

1 Ottobre 1927

Il 6 ottobre del 1927, la redazione de «La Chiosa» annuncia nuovi, importanti cambiamenti: «Il prossimo numero della Chiosa uscirà domenica 16 ottobre. È la realizzazione della promessa che avevamo fatta alle nostre lettrici e dell’impegno che avevamo preso con il pubblico poche settimane or sono, perché La Chiosa uscirà domenica 16 ottobre completamente trasformata, assolutamente irriconoscibile. FORMATO, VESTE TIPOGRAFICA e CONTENUTO saranno completamente diversi da oggi. Le signore troveranno nella nuova…

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