Un doloroso congedo


Il 31 dicembre del 1925 Flavia Steno saluta le sue lettrici e i suoi lettori con l’articolo p.p.c.. In questa sede, la giornalista ripercorre «sette anni di direzione di un settimanale concepito soprattutto come palestra di discussione alta e nobile, [che] rappresentano una somma di lavoro non lieve e di lotte non facili» ((Steno, p. p. c., «La Chiosa», anno VII, n. 53, 31 dicembre 1925)). La storia della rivista si intreccia a quella di un difficile dopoguerra («[La Chiosa] fu contro i negatori della Patria e contro i negatori di Dio; contro i sovvertitori dell’ordine e contro i sabotatori della vittoria; contro tutte le servilità e contro tutti gli egoismi»); dell’impresa di Fiume («La Chiosa fu fiumana con entusiasmo»); e «dello sfascio demagogico-parlamentare».

Steno ricorda le numerose collaboratrici e i collaboratori de «La Chiosa», tracciando un lungo elenco «a documentazione della somma notevolissima di magnifiche attività che La Chiosa ha saputo attrarre nella propria orbita in un settennio di esistenza». Il congedo si chiude con un tono commosso: «Sette anni. Un periodo perfetto di vita. Questa creatura che io ho messo al mondo e accompagnata attraverso a tutta l’infanzia e alla primissima adolescenza si stacca dalle mie mani mentre s’affaccia alle soglie della giovinezza. […] Che essa prosperi è il mio voto più fervido».