Il “fattore donna”: secondo tentativo


Il finanziamento dell’«Italica» viene negato, ma Steno non demorde: durante un colloquio personale, rinnova ai Perrone l’intento di fondare una propria testata. Lo schema della rivista viene inoltrato il 21 ottobre 1919 e dimostra come Steno intendesse inserirsi in un mercato fiorente nel primo dopoguerra, quello della stampa femminile. Le nuove testate coglievano il desiderio di protagonismo femminile, che era stato risvegliato dall’intensa mobilitazione bellica delle donne ((Buttafuoco 1988, 259-260)). Nella lettera ai Perrone, Steno giustifica la necessità di una pubblicazione del genere – e la sua utilità nel trust editoriale dei finanziatori – richiamando l’attenzione sulla proposta di legge Nitti sul suffragio femminile da poco discussa in Parlamento ((cfr. Bigaran 1987, 258-260)). La nuova importanza politica delle donne, secondo Steno, era certificata dall’impegno dimostrato dai partiti di massa nel coinvolgere la popolazione femminile nelle proprie fila. Proprio per dirottare l’adesione femminile dai partiti socialista e popolare verso quello liberale, Steno dichiarava nel progetto inoltrato ai Perrone di voler fare della sua rivista l’organo dell’Associazione per la donna di Genova, di cui Steno era membro attivo insieme a Ester Bonomi e Willy Dias, che collaboreranno, in diversa misura, a «La Chiosa».