La gita a Chiasso

Trent'anni di sconfinamenti culturali tra Svizzera e Italia (1935-1965)

A C D E F I
In It

Intedeschimento

A partire dagli anni Trenta il dibattito sulla questione della penetrazione economica e culturale degli svizzeri tedeschi in Ticino assunse una rilevanza sempre maggiore nel discorso pubblico cantonale, tanto che, sebbene in misura minore, se ne parlò anche in altre aree della Confederazione (in particolare a Zurigo e a Basilea) e in pubblicazioni italiane (come “Archivio storico della Svizzera italiana”) dedicate ai rapporti tra Svizzera e Italia. Da decenni in Ticino si contestava infatti la crescente migrazione verso il Ticino di capitali e cittadini svizzero-tedeschi, perlopiù attratti da una situazione climatica e da uno stile di vita più confortevoli, nonché da una situazione economica più vantaggiosa. Dato il loro maggiore potere economico, gli svizzeri tedeschi compravano immobili e attività in Ticino e fondavano scuole e giornali di lingua tedesca, il che era visto dalla popolazione locale come un serio pericolo per il mantenimento dell’italianità del Cantone. Diversi intellettuali denunciarono il crescente “intedeschimento” del Ticino, prospettando una situazione in cui, se tale tendenza non fosse mutata, la lingua e la cultura italiana nel Cantone sarebbero presto divenute minoranza.

Il dibattito assunse toni sempre più accessi negli anni 1935-1937. In questo periodo si possono individuare tre posizioni di fondo in risposta al fenomeno: rifiuto, accoglienza, ridimensionamento.


Il rifiuto per legge

Gli intellettuali che appoggiavano la prima posizione sostenevano la necessità di limitare per legge l’immigrazione svizzero-tedesca in Ticino: nel 1935 Zaccaria Giacometti, Professore Ordinario di Diritto costituzionale e amministrativo all’Università di Zurigo, propose l’istituzione di una legge speciale che desse al Cantone esclusiva facoltà decisionale in merito a diritti di domicilio, attività professionale, e fondazione di scuole e associazioni di lingua tedesca da parte di non ticinesi (). In Italian, questa linea era largamente appoggiata dalla rivista “Archivio storico della Svizzera italiana”, che in questi anni ne parla in quasi tutti i suoi numeri.


L’accoglienza elvetista

Del tutto opposta la seconda posizione, espressa soprattutto da Arminio Janner, titolare della cattedra di Letteratura Italiana all’Università di Basilea. Janner sosteneva una politica di accoglienza e naturalizzazione degli svizzeri tedeschi, finalizzata alla loro totale assimilazione e integrazione. Un atteggiamento di chiusura e rifiuto avrebbe infatti portato alla nascita di comunità esclusivamente svizzero-tedesche in Ticino, che si sarebbero allargate sempre più all’interno del territorio ticinese mantenendo la propria lingua e cultura d’origine. Janner apparteneva al gruppo degli intellettuali ticinesi che sostenevano una maggiore apertura del cantone verso la Svizzera tedesca, secondo l’ideale elvetista.


Il ridimensionamento svizzero-tedesco

La posizione degli svizzeri tedeschi in Ticino era espressa dalla testata “Südschweiz” (l’attuale “Tessiner Zeitung”), pubblicata a Locarno. Il quotidiano riconosceva la questione ma ne ridimensionava l’entità, negando che l’immigrazione svizzero-tedesca potesse davvero costituire un pericolo per l’italianità ticinese. Brunner sosteneva inoltre che tale immigrazione costituisse un efficace antidoto contro l’irredentismo.


Intedeschimento ed elvetismo

La questione continuò a essere dibattuta su giornali e riviste lungo tutti gli anni Quaranta e Cinquanta. La difesa dell’italianità del Ticino all’interno della cornice culturale elvetista era uno dei fini della rivista “Svizzera italiana”, fondata nel 1941 da Guido Calgari e Arminio Janner. Al tema fu dedicata anche una conferenza di Fritz Ernst tenutasi il 14 giugno 1950 all’Università di Zurigo, dove il germanista definì l’assimilazione e l’integrazione un dovere per gli svizzeri tedeschi trasferitisi in Ticino; un dovere non solo verso il Cantone ma verso tutta la Confederazione, di cui il Ticino costituisce, all’interno dell’ideale elvetico di coabitazione culturale, la componente spirituale italiana (cfr. il relativo articolo su “Svizzera italiana”, novembre 1950 ).

Fortemente critica nei confronti della classe dirigente ticinese era invece negli anni Cinquanta la posizione dei socialisti, espressa in particolare da Eros Bellinelli sulle pagine del quotidiano “Libera stampa”. Qui si accusavano infatti gli intellettuali ticinesi di compiacere troppo spesso i dettami del governo centrale di Berna, sperando in tal modo di ottenere concessioni per il Ticino, in condizioni di inferiorità numerica, politica ed economica nei confronti del resto della Confederazione. Secondo il quotidiano socialista, le ragioni di tale atteggiamento sono da ricercarsi nel ripiegamento degli intellettuali ticinesi sui propri interessi personali più che su quelli del Cantone. In tal modo, tuttavia, essi disattendono non solo al principio per cui i diritti dovrebbero essere conquistati anziché accordati, ma soprattutto alla missione spirituale del Ticino all’interno della Confederazione, ossia quella di preservarne l’italianità.


Voci correlate: Elvetismo, Italianità, Plurilinguismo, Difesa spirituale del Paese, Italianità, Fascismo, Alpi.

Personalità correlate: Fritz Ernst, Giovanni Ferretti, Francesco Chiesa, Eros Bellinelli, Guido Calgari, Arminio Janner, Giuseppe Zoppi, Giovan Battista Angioletti.

Organi culturali correlati:
“Libera Stampa”, “Svizzera italiana”,
Centro Studi per la Svizzera italiana,“Archivio storico della Svizzera italiana”.


Riferimenti bibliografici

Articoli su “Archivio storico della Svizzera italiana”

  • Redazione, La difesa dell’italianità linguistica e culturale in Ticino e Grigioni, 14, 1936, pp. 121-24. ()
  • Redazione, Il problema degli svizzeri-tedeschi nel Ticino, 15-16, 1-2, 1937, pp. 118-23. ()
  • Severin, La penetrazione economica nel Cantone Ticino, 15-16, 1937, 1-2, pp. 123-28. ()
  • Redazione, Per la difesa dell’italianità, “E la lingua italiana?”, Attività allogene, in 15-16, 3-4, pp. 239-41. ()

Altri articoli

  • Fritz Ernst, Italianità del Ticino: l’opinione di uno svizzero tedesco, in “Svizzera italiana”, 83, novembre 1950 ().
  • Eros Bellinelli, Italianità, in “Libera stampa”, 23 marzo 1954 ().
  • Redazione, Ticino in vendita, in “Svizzera italiana”, 126, 1957 ().

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