La gita a Chiasso

Trent'anni di sconfinamenti culturali tra Svizzera e Italia (1935-1965)

Martha Amrein-Widmer


Nata a Zurigo nel 1885, Martha Amrein fu un’intellettuale poliedrica e una delle protagoniste indiscusse della scena culturale italofona zurighese negli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta. Studiosa di Dante, direttrice della sezione italiana della Libreria zum Elsässer, fondatrice della Libreria Romanica, Amrein diede il proprio contributo nel campo della mediazione della cultura italiana anche attraverso un’intensa attività pubblicistica (in particolare sulla “NZZ”).

Gli studi su Dante nel solco della tradizione zurighese della «Stilkritik»

Allieva di Theophil Spoerri, nel 1930 Amrein conseguì il dottorato presso l’Università di Zurigo con una tesi dal titolo Rhythmus als Ausdruck inneren Erlebens in Dantes Divina Commedia pubblicata per l’editore Rascher di Zurigo nel 1932. «Die vorliegende Arbeit» – si legge nell’introduzione – «ist ein Versuch, die Sprache der Divina Commedia aus ihren rhythmischen Elementen heraus zu erfassen» (p. 5). La tesi tenta di dimostrare come la ripetizione e l’accumulazione nei versi di suoni e ritmi simili permetta di enucleare una serie di veri e propri Leitmotive che a loro volta indicherebbero un movimento profondo dell’animo del poeta («eine tiefere seelische Bewegung»). In questo senso il lavoro si inserisce nella tradizione della critica stilistica zurighese, di cui Spoerri fu uno dei maggiori rappresentanti e di cui la rivista “Trivium” fu uno dei principali di diffusione.

Il libro fu ben accolto nel contesto accademico zurighese, come testimonia ad esempio l’autorevole giudizio di Jakob Jud che in una lettera del 2 settembre 1932 scrive ad Amrein (): «die Lektüre Ihrer Abhandlung ist ein wirklicher Genuss, da überall die meisterliche Erfassung der rhythmischen Gebiete nur der sie bestimmenden seelischen Vorgänge klar zum Ausdruck kommt». Ma soprattutto trovò un’eco anche al di fuori della ristretta cerchia specialistica, grazie soprattutto a Elsa Nerina Baragiola, che recensì favorevolmente il libro sulla “NZZ” e sulla rivista “Archiv für das Studium der neueren Sprachen”. 1 Sta di fatto che la fortunata ricezione del saggio conferì ad Amrein un certo prestigio negli ambienti intellettuali zurighesi, aprendole le porte verso un’attiva partecipazione alla vita culturale della città con conferenze, lezioni e interventi giornalistici di argomento in primo luogo dantesco. 2

Martha Amrein e Ignazio Silone

Da Croce a Ulrich Leo. La risonanza internazionale del saggio dantesco

Il fatto che la traduzione italiana, conservata in forma manoscritta presso l’Associazione Archivi Riuniti delle Donne nella Svizzera italiana e attribuita Elsa Nerina Baragiola, non fu mai pubblicata, non impedì al saggio di Amrein di riscuotere un certo interesse anche in Italia, e anche là, come nel caso di Benedetto Croce, dove il giudizio nei confronti della critica stilistica era fondamentalmente negativo. «Ebbi e lessi il suo libro» – scriveva Croce ad Amrein in una lettera del 24 luglio 1936 – «che fa parte della mia collezione dantesca. Ella sa che io non giudico inutile quel ramo d’indagine, ma solo mi oppongo al trasferimento di esso in problemi che vanno trattati con assai diversi criteri» (). 3. Più favorevole era stato in precedenza il giudizio di Bonaventura Tecchi, che dopo una certa diffidenza iniziale riconobbe che «l’innere Leben del grande poema vivamente è stato sentito, che la ricerca estetica si è fondata ed è stata sorretta da una ricchezza spirituale viva» (). Il noto germanista propose quindi ad Amrein di tradurre in tedesco alcuni libri italiani, tra cui Tre croci di Tozzi, alcune novelle di Pirandello, La voce di Dio di Moretti, Angela di Umberto Fracchia, La veglia di Bruno Cicognani. Amrein, che negli anni Trenta si occupava di traduzioni, non avrebbe tuttavia tradotto nessuna delle opere proposte da Tecchi. Intanto il saggio di Amrein aveva trovato riscontro anche in Germania grazie a Ulrich Leo, studioso di Dante e rappresentante della critica stilistica tedesca, che recensì favorevolmente il volume su «Literaturblatt für germanische und romanische Philologie» (a. LV, n. 9-10, 1934, settembre-ottobre). 4

  1. Il peso che per le sorti di un libro assumeva il giudizio di Baragiola negli ambienti intellettuali zurighesi è testimoniato nel caso di Amrein da una lettera della libraia Hanny Bodmer che l’8 settembre del 1932 scriveva ad Amrein: «Ihre Schrift “Rhythmus als Ausdruck inneren Erlebens in Dantes Divina Commedia” wollen wir gerne empfehlen, wo und wann wir können. (…) Wenn Fräulein Prof. Baragiola über Sie sprechen wird, dann sind Sie in besten Händen. Fräulein Baragiola kann glühend empfehlen und übt einen mächtigen Einfluss aus» ()
  2. Si possono ricordare una conferenza su Dante tenuta alla «Gesellschaft für deutsche Sprache» e un corso per gli «Ehemaligen» all’Università di Zurigo. Sulla NZZ apparve una sua recensione a Dante vivo di Giovanni Papini (Lebendiger Dante, in NZZ, n. 1296, 16 luglio 1933) e a Einführung in die Göttliche Komödie di Spoerri (Dante. Zu Theophil Spoerri: Einführung in die «Göttliche Komödie», in «Die Tat», n. 190, 13 luglio 1946)
  3. Martha Amrein scrisse la prima volta a Croce l’11 dicembre del 1933, inviandogli copia del volume: «Se mi permetto di mandarglielo, mi permetto di esprimere simultaneamente il vivo desiderio che il mio lavoro potesse in alcun modo interessarla» (). Croce non rispose alla lettera del 1933, accusando tuttavia ricevuta del libro nella già citata lettera del 1936. Sul rapporto Croce-Amrein si veda anche la scheda relativa alla traduzione del saggio La poesia
  4. Molti anni dopo, costretto a fuggire dalla Germania a causa delle leggi razziali, Leo scrisse nel 1946 una lettera ad Amrein in cui racconta come il libro sul Rhythmus lo avesse accompagnato nel suo lungo percorso di emigrante che lo aveva condotto fino in Canada ()

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