Martha Amrein-Widmer
Corrispondenti: Nelda Michel-Lauchemauer, Gertrud Schmidli, Theophil Spoerri, Jakob Jud, Benedetto Croce, Berta Noll-Morf, Balilla Calzolari, Annie Bally, Ulrich Leo, Elsa Nerina Baragiola, Bonaventura Tecchi
Eventi: conferenza su Dante alla Gesellschaft für deutsche Sprache”; un corso “bei den Ehemaligen”
Organizzazioni ed enti: Universität Zürich, NZZ, Neue Schweizer Rundschau, Radio Monteceneri, Zum Elsässer, Romanica
Luoghi: Zurigo
Opere, curatele e traduzioni:
- Amrein-Widmer Marta, Rhythmus als Ausdruck inneren Erlebens in Dantes Divina Commedia, Rascher Verlag, Zurigo, 1932.
- Amrein-Widmer Martha, Italienische und italienisch-schweizerische Dichtung, in AA.VV. Die Gegenwarts-Dichtung der europäischen Völker, a c. di Kurt Wais, Junker und Dünnhaupt, Berlino, 1939.
- Articoli, recensioni e traduzioni su periodici sivizzero-tedeschi.
Archivi: Fondo Martha Amrein-Widmer AARDT (Canton Ticino); Fondo Martha Amrein (Fondo privato, Zurigo); Fondazione Biblioteca Benedetto Croce (Napoli)
Biografia: Monique Coulin, Martha Amrein-Widmer “Vagando per i passaggi dell’anima mia” (tesi di laurea).
Martha Amrein fu una personalità poliedrica che contribuì a intensificare il carattere multiculturale della Svizzera, promuovendo la lingua e la letteratura italiana e francese nelle regioni svizzero-tedesche. Essa si profila innanzitutto come ricercatrice di letteratura italiana e francese, conosciuta nell’ambito accademico zurighese, ma anche internazionale; secondariamente come mediatrice delle culture romanze, in particolare italiana, tramite le pubblicazioni per i periodici svizzero tedeschi (primo tra i quali la «NZZ») e l’attività commerciale nel settore libraio (Amrein diresse la sezione il «Libro italiano» e fondò la libreria «Romanica»).
1. Formazione culturale zurighese
La formazione presso l’Università di Zurigo incise profondamente sull’approccio di Amrein alla letteratura. Nel 1905 inizia gli studi di romanistica dopo aver abbandonato gli studi di medicina. Durante il periodo di formazione soggiornò a Firenze nel semestre invernale 1906/1907 e a Parigi nel 1908. Si laureò infine nel 1930 con una tesi sul ritmo nella Commedia dantesca.
Rhythmus als Ausdruck inneren Erlebens in Dantes Divina Commedia (1932)
Amrein pubblicò il proprio lavoro di dottorato Rhythmus als Ausdruck inneren Erlebens in Dantes Divina Commedia per il Rascher Verlag nel 1932. Nella scelta di svolgere un’analisi del ritmo nella poesia della Commedia venne spronata dal maestro Theophil Spoerri: Amrein scrive nel Vorwort “Die vorliegende Arbeit ist ein Versuch, die Sprache der Divina Commedia auf ihrem rhythmischen Elementen heraus zu erfassen” (Amrein 1932: 5.). Il lavoro si fonda sulla tesi che la ripetizione e l’accumulazione nei versi di suoni e ritmi simili indicano un movimento profondo dell’animo del poeta (“eine tiefere seelische Bewegung”): la ripetizione di un movimento ritmico oppure di una catena di fonemi assumono, secondo la studiosa, la funzione di un Leitmotiv, facilmente riconoscibili per l’orecchio del lettore.
La tesi si inserisce tra gli studi di critica stilistica, sviluppata in seno all’ateneo zurighese, di cui Spoerri fu uno dei maggiori rappresentanti. La corrente di critica letteraria viene definita come segue da Spoerri in Über Literaturwissenschaft und Stilkritik, articolo d’apertura della rivista “Trivium” del 1942: “Literaturwissenschaft ist Philologie und nicht Geschichte; sie hat sich mit dem Wort zu befassen, und alles was sie sonst treiben mag, nur um des Wortes willen zu leisten. Das persönlich gestaltete Wort ist der Gegenstand des Stilkritikers, wie das kollektiv verfestigte Wort der Gegenstand des Philologen in engeren Sinn ist. … Literaturwissenschaft kommt ganz zu sich selbst in der Stilkritik, ist Philologie, “Liebe zum Wort” in höchsten Sinn, und alle Historie, Philosophie und Psychologie dürfen für ihr Bemühen nur Hilfswissenschaften sein. Das Ziel und Ende aller philologischen Bemühung ist der Text, und alles was vom gestaltetem Wort wegführt und nicht zum Ziel hat, die dichterische Form strukturell aufzuhellen, ist Sünde wider den schöpferischen Geist der Sprache”. Il romanista svizzero, che seguì attentamente il lavoro di Amrein, è il principale referente bibliografico della tesi, con i testi Der Rhythmus des romanischen Verses. Idealistische Philologie del 1927, Französische Metrik, Max Hueber e Präludium zur Poesie del 1929.
Accoglienza in Svizzera
La tesi di dottorato venne accolta con critiche positive da parte dell’accademia zurighese: esemplare è il commento di Jakob Jud che in una lettera del 1932 scrive ad Amrein (→) “die Lektüre Ihrer Abhandlung ist ein wirklicher Genuss, da überall die meisterliche Erfassung der rhythmischen Gebiete nur der sie bestimmenden seelischen Vorgänge klar zum Ausdruck kommt” (Jakob Jud a Martha Amrein, Zollikon, 2 settembre 1932 (Ranzo/S. Abbondio, fondo privato Martha Amrein-Widmer).
Il lavoro venne presentato ai lettori tedescofoni della Svizzera da Elsa Nerina Baragiola che pubblicò sulla «NZZ» e sulla rivista «Archiv für das Studium der neueren Sprachen» due recensioni. L’importanza delle recensioni di Baragiola è riconosciuto dalla libraia Hanny Bodmer, che così scrive a Martha Amrein (→) “Ihre Schrift “Rhythmus als Ausdruck inneren Erlebens in Dantes Divina Commedia” wollen wir gerne empfehlen, wo und wann wir können. […] Wenn Fräulein Prof. Baragiola über Sie sprechen wird, dann sind Sie in besten Händen. Fräulein Baragiola kann glühend empfehlen und übt einen mächtigen Einfluss aus” (Hanny Bodmer a Martha Amrein, Seewis, 8 settembre 1932 (Ranzo/S. Abbondio, fondo privato Martha Amrein-Widmer).
Il successo ottenuto grazie alla tesi permise a Amrein di tenere una conferenza su Dante alla «Gesellschaft für deutsche Sprache» e un corso per gli «Ehemaligen» all’Università di Zurigo. Ebbe inoltre la possibilità di recensire le nuove pubblicazioni su Dante, ad esempio Dante vivo di Giovanni Papini (Lebendiger Dante, in NZZ, n. 1296, 16 luglio 1933) e Einführung in die Göttliche Komödie di Spoerri (Dante. Zu heophil Spoerri: Einführung in die «Göttliche Komödie», in die Tat, n. 190, 13 luglio 1946).
Accoglienza in Italia
La tesi venne tradotta in italiano: il fondo Martha Amrein all’Associazione Archivi Riuniti delle Donne nella Svizzera italiana è in possesso della versione manoscritta della traduzione, anonima, ma attribuita a Elsa Nerina Baragiola. La versione italiana tuttavia non venne mai pubblicata.
Amrein mantenne un breve scambio epistolare con Benedetto Croce, che nutrendo un giudizio negativo nei confronti della critica stilistica, commentò con riserva, e con qualche anno di ritardo, Rhythmus als Ausdruck inneren Erlebens in Dantes Divina Commedia: “Ebbi e lessi il suo libro, che fa parte della mia collezione dantesca. Ella sa che io non giudico inutile quel ramo d’indagine, ma solo mi oppongo al trasferimento di esso in problemi che vanno trattati con assai diversi criteri”. (→).
Diverso fu il giudizio di Bonaventura Tecchi, che dopo la diffidenza iniziale ammise che “l’innere Leben del grande poema vivamente è stato sentito, che la ricerca estetica si è fondata ed è stata sorretta da una ricchezza spirituale viva”. (Bonaventura Tecchi a Amrein, Roma, 14 luglio 1933 (Ranzo/S. Abbondio, fondo privato Martha Amrein-Widmer →). Lo studioso di germanistica propose quindi ad Amrein di tradurre in tedesco alcuni libri italiani: Tre croci di Tozzi, alcune novelle di Pirandello, La voce di Dio di Moretti, Angela di Umberto Fracchia, La veglia di Bruno Cicognani. Amrein, che negli anni Trenta si occupò di traduzioni tuttavia non tradurrà nessuna delle proposte di Tecchi.
Accoglienza in Germania
La tesi di Amrein venne letta dal romanista Ulrich Leo, studioso di Dante e rappresentante della critica stilistica tedesca, che recensì favorevolmente il volume su «Literaturblatt für germanische und romanische Philologie» (a. LV, n. 9-10, 1934, settembre-ottobre). Leo, costretto a fuggire dalla Germania a causa delle leggi razziali, scrive una lettera ad Amrein nel 1946, dodici anni dopo la pubblicazione della tesi: il professore racconta alla studiosa svizzera che il libro sul Rhythmus lo ha accompagnato nel suo lungo percorso di emigrante che lo condusse fino in Canada (→).
2. Le pubblicazioni: critica letteraria e traduzione
Fin dagli anni Venti Amrein pubblicò alcuni articoli di critica letteraria su raccolte e riviste svizzero-tedesche; fu tuttavia grazie all’intervento di Elsa Nerina Baragiola che Amrein ottenne uno spazio importante nella sezione di letteratura della «NZZ». L’amicizia con Baragiola fu per Amrein un incontro determinante che permise alla donna di intraprendere l’importante lavoro di mediazione culturale testimoniato da oltre quaranta articoli di giornale: “dolce guida e cara quel Virgilio e quella fonte che espande di parlar si largo fiume. Immer denkt sie an mich. Keine einzige Gelegenheit lässt sie vorbeigehen”. (Martha Amrein-Widmer a Berta Noll, Zurigo, giugno 1933 (Rnazo/S. Abbondio, fondo privato Martha Amrein-Widmer).
Recensioni sulla letteratura d’Italia e della Svizzera italiana
Baragiola, intenzionata ad ampliare la rubrica sulla letteratura italiana presso la «NZZ», convinse Amrein a collaborare per il periodico zurighese: a partire dal 1931 fino al 1964 Amrein scrisse regolarmente articoli sia su autori e autrici dell’Italia e della Svizzera italiana, che su traduttori e traduttrici in tedesco. Tra questi una piccola parte è dedicata anche alla letteratura francese (si nota un interesse marcato per Charles Péguy). Amrein pubblicò un numero minore di articoli per «Wissen und Leben», «Schweizer Erziehungs-Rundschau», «Neue Schweizer Rundschau», «Schweizer Frauenblatt», «Schweizerische Lehrerzeitung», «Der kleine Bund», «Die Tat».
Traduzioni di testi narrativi e saggistica in tedesco
La «NZZ», tra il 1931 e il 1940, pubblicò alcune traduzioni dall’italiano in tedesco di Amrein: i testi di Piero Bianconi Francesco Chiesa zu seinem 60. Geburtstag (5. Juli) (in«NZZ», n. 1289, 5 luglio 1931); Der Himmel. Erzählung von Gianna Mazini (in«NZZ», n. 1826, 27 febbraio 1931); Winziger Gottesdienst. Von Elena Bonzanigo (in«NZZ», n. 2258, 18 dicembre 1938); Die Heimkehr des Vater. Von Gianni Stuparich (in«NZZ», n. 995, 11 luglio 1940). Inoltre pubblicò la traduzione di Benedetto Croce Jacob Burckhardt per la «Neue Schweizer Rundschau» (a. VI, 10, 1939, febbraio, pp. 602-13).
Tradusse infine due testi dal francese: Die Bestimmung der Person e Aufgabe oder Selbstaufgabe der Schweiz di Denis de Rougemont.
Il saggio Italienische und italienisch-schweizerische Dichtung (1939)
Amrein pubblicò il saggio Italienische und italienisch-schweizerische Dichtung (PDF →) nella controversa raccolta Die Gegenwarts-Dichtung der europäischen Völker curata da Kurt Wais nel 1939.
Il saggio venne citato da Theophil Spoerri nell’articolo Italienische Gegenwartsliteratur apparso sulla «Neue Schweizer Rundschau» nel 1939 (→) come “der beste Überblick über die neuste italiensiche Literatur [erschien] in einem deutschen Sammelwerk […] aus der Feder einer Schweizerin, Martha Amrein”. L’autrice, secondo il romanista svizzero, è stata in grado di rappresentare la realtà del panorama letterario di lingua italiana, senza lasciarsi influenzare da criteri politici, evitando di omettere alcune delle personalità più importanti. Spoerri cita il lavoro paragonandolo alla raccolta mondadoriana di Giuseppe Zoppi Antologia della letteratura italiana ad uso degli stranieri, il cui primo volume Scrittori contemporanei uscì nel 1939 (→): il professore zurighese interpreta la selezione degli autrici e degli autori di Zoppi come la conseguenza della politica editoriale mondadoriana. Difatti nell’Antologia sono assenti alcuni importanti nomi del panorama letterario contemporaneo quali Croce, Svevo e Montale – nomi che Amrein invece accolse nel proprio studio (Croce viene visto dalla studiosa come la spina dorsale dell’Italia).
Altri, ad esempio Herbert Cysarz, professore di germanistica all’Università di Monaco, giudicano l’articolo di Amrein come mal riuscito, a causa del poco interesse riservato a D’Annunzio, a Marinetti, alla corrente dell’espressionismo italiano e della completa assenza di Mussolini: per questa ragione Cysarz propose la cancellazione del intervento di Amrein dalle successive ristampe.
Anche Croce recensisce il volume nell’articolo Die Gegenwartsdichtung der europäischen Völker, hg. v. Kurt Wais pubblicato su La Critica nel 1941 (→): egli si sofferma sull’impostazione critica del saggio di Amrein, che si differenzia rispetto allo stile della raccolta, “essendo condotto secondo l’unico criterio del pregio artistico delle opere” e non secondo criteri ideologici e politici.
L’antologia dello Wais, che immediatamente dopo la pubblicazione godette di un grande successo, viene oggi riconosciuta come un’opera nazionalsocialista e antisemita.
3. Attività commerciale: le librerie “Zum Elsässer” e “Romanica”
La sezione il «Libro italiano» (1940)
Nel 1940 Amrein divenne direttrice della nuova sezione il «Libro italiano» della libreria «Zum Elsässer». Così la donna scrive a Croce: “una libreria organizzata e diretta secondo i principi del vero valore del libro, in un ambiente bellissimo di quasi casa privata, il quale diventa di più in più il ritrovo degli Italiani come anche degli Svizzeri appassionati per l’Italia” (Martha Amrein a Benedetto Croce, Zürich, 12 aprile 1941 (Napoli, Fondazione Biblioteca Benedetto Croce). Il «Libro italiano», presto divenne un vero e proprio centro di cultura italiana, una Bücherstube, responsabile per la diffusione del libro italiano in Svizzera.
Amrein si avalse dell’aiuto di due collaboratori, Nelda Lauchenauer e Balilla Calzolari, a cui più tardi, si aggiunsero le romaniste Gertrud Schmidli e Annie Bally. Il 1945 fu un anno difficile per Amrein e il «Libro italiano»: Giovanni Rodio, proprietario della libreria, da anni coltivava dei contatti con personalità importanti del partito fascista, tra cui Luciano Feo e Alessandro Pavolini; tali legami con furono la ragione principale per cui gli alleati misero la libreria nella lista nera. Amrein, spinta dalle crescenti tensioni politiche, decise di mantenere solamente i contatti con l’editore Hoepli: la scelta della donna, che dimostrava una presa di posizione elvetista, insieme all’intervento dei professori Spoerri, Jud e Bezzola in difesa del «Libro italiano» (lettera), salvarono le sorti della libreria.
La libreria «Romanica» (1947)
Nel 1946 Amrein e i suoi collaboratori abbandonarono la libreria «Zum Elsässer» per fondare nel 1947 la libreria «Romanica». Questa presto divenne ciò che Crivelli definisce “one of the first cultural centers ever founded and run by women as well as a bookshop whose conception was very modern” (Crivelli, 2001: 51-63).
La libreria si specializzò nella vendita di letteratura accademica e scientifica per gli studiosi di lingue romanze, inoltre Amrein promosse la circolazione internazionalmente delle pubblicazioni dei romanisti svizzeri. Essa usufruì della rete di contatti stabilita con editori svizzeri e italiani per ottenere la pubblicazione di autori e autrici che si rivolgevano a lei in cerca di aiuto. Il già citato Ulrich Leo, emigrato ebreo all’estero, si rivolse ad Amrein nella speranza di veder pubblicato lo studio Torquato Tasso. Studien zur Vorgeschichte des Seicentismo nella neutrale Svizzera. Il volume venne pubblicato a Berna nel 1951 dalla casa editrice Farke.
Bibliografia
Crivelli Tatiana, The Ladies of the Romanica, in AA.VV. , Intellectual amncipation: Swiss Women and Education, a c. di Joy Charnley e Malcom Pender, s. Occasional Papers in Swiss Studies, vol. IV, Bern, Peter Lang, 2001.
Monique Coulin, Martha Amrein-Widmer “Vagando per i passaggi dell’anima mia” (tesi di laurea presso l’Università di Zurigo, supervisione di Tatiana Crivelli, 2014).
Elsa Nerina Baragiola
Corrispondenti: Francesco Chiesa, Otto Waser, Rudolf Jakob Humm, Giuseppe Zoppi, Max Niehans, Werner Weber, Piero Bianconi, Gottlieb Hienrich Heer, Alice Vollenweider, Sigfried Streicher, Jakob Job, Herman Weilenmann, Emil Staiger, Adolf Ribi, Guido Calgari, Giovanni Scheiwiller, Vanni Scheiwiller, Werner Zemp, Robert Faesi, Elisabeth Sulzer-Brock, Erich Brock, Mario Agliati, Elena Bonzanigo, Josy Priems, Elisabeth Feller, Giovanni Bianconi, Reto Roedel, Louis Gauchat, Theophil Spörri, Jakob Jud, Martha Amrein, Aline Hanna Bodmer, Bonaventura Tecchi, Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale, Diego Valeri, Ada Negri
Eventi: “Il sabato di lettura” mostra di autori ticinesi (Zurigo, inaugurata il 1.05.1944); Conferenza tenuta da Adolfo Jenni su Emilio Cecchi e Corrado Alvaro (Zurigo, 1941); Lettura di Francesco Chiesa (Locarno Monti, 1959).
Organizzazioni ed enti: Universität Zürich, Höhere Töchterschule Zürich, Volkshochschule, Orell Füsslie, Libreria Romanica, Bodmer Buchhandlung, NZZ, Schweizerische Monatshefte, Schweizerische Lehrerinnenzeitung, Schweizerisches Frauenblatt, Schweizerische Bücherzeitung, Landbote Winterthur, Die Schweiz, Bücherblatt, Gymnasium Helveticum, Schweizer Rundschau, Schweizerische Pedagogische Zeitschrift
Luoghi: Berna, Zurigo, Locarno, Lugano, Milano, Cividale del Friuli, Padova
Opere e curatele: Recensioni letterarie su periodici svizzero-tedeschi; Solicello, liriche moderne e canzoni popolari raccolte per uso scolastico da Elsa Nerina Baragiola e Margherita Pizzo; Francesco Chiesa, Alla gioia fuggitiva e altre poesie, scelte da Elsa Nerina Baragiola.
Elsa Nerina Baragiola si promosse come mediatrice culturale tra il pubblico a nord delle alpi, in particolare la città di Zurigo, e il panorama letterario dell’Italia e della Svizzera italiana della prima metà del Novecento. Nata a Strassburgo, ma cresciuta in Italia, si stabilì agli inizi del secolo a Zurigo, dove insegnò lingua e letteratura italiana presso la Höhere Töchterschule (dal 1902 al 1939) e l’Università di Zurigo (dove tenne dei corsi per un periodo di tempo non continuato dal 1918 al 1928). Accanto all’insegnamento scrisse un numero cospicuo di recensioni letterarie apparse in una dozzina di periodici svizzero tedeschi (tra cui la Neue Zürcher Zeitung).
1. La rete di contatti tra Svizzera e Italia e il lavoro di critica letteraria
I contatti epistolari con autrici e autori
Il lavoro di promotrice culturale e l’interesse nei confronti della letteratura in lingua italiana, spinsero Baragiola a intrecciare una rete di contatti che coinvolse autori e autrici della penisola (si ricordano in primo luogo Bonaventura Tecchi, Eugenio Montale, Ada Negri e Diego Valeri) e autori e autrici della Svizzera italiana (Francesco Chiesa, Piero e Giovanni Bianconi, Elena Bonzanigo e Valerio Abbondio).
I rapporti di amicizia intrecciati nel corso di quasi sessant’anni (dal 1912 al 1968) con le autrici e gli autori sono testimoniati da un corpus di lettere conservate negli archivi dei destinatari di Baragiola. Le tematiche affrontate negli scambi epistolari variano da argomenti di carattere personale, a suggerimenti critico-letterari. Esemplari sono le lettere inviate da Baragiola a Francesco Chiesa, conservate presso l’Archivio Prezzolini di Lugano.
I contatti nel settore del giornalismo
La rete di conoscenze, ricostruita dallo spoglio dei materiali archivistici, coinvolge, oltre ad autrici e autori italiani e svizzero-italiani, i nomi di persone legate a importanti testate giornalistiche svizzero-tedesche: ricordiamo Werner Weber, redattore della sezione Feuilleton della «Neue Zürcher Zeitung», Gottlieb Heinrich Heer, redattore della «Schweizer Bücherzeitung», Alice Vollenweider, critica letteraria presso la NZZ e Sigfried Streicher, redattore della «Schweizer Rundschau».
Dalla ricostruzione dell’epistolario risalta infine l’attenzione di Baragiola verso la radio, che riconobbe come un potente strumento di diffusione culturale. Sono diversi i casi in cui Baragiola mise in contatto scrittori e scrittrici, traduttori e traduttrici con importanti personalità radiofoniche, quali Jakob Job, collaboratore di «Radio Zürich» e «Radio Beromünster», Adolf Ribi, «Radio Beromünster», e Guido Calgari, «Radio Monteceneri».
Le recensioni e la critica letteraria
Baragiola fu attiva nel settore del giornalismo culturale, dove si distinse per la pubblicazione di oltre 150 recensioni letterarie, pubblicate a partire dal 1909 presso una dozzina di periodici e riviste svizzero-tedeschi: NZZ, Schweizerische Monatshefte, Schweizerische Lehrerinnenzeitung, Schweizerisches Frauenblatt, Schweizerische Bücherzeitung, Landbote Winterthur, Die Schweiz, Bücherblatt, Gymnasium Helveticum, Schweizer Rundschau, Die Schweiz, Schweizerische Pedagogische Zeitschrift.
La scrittura giornalistica di Baragiola riflette l’intimità del rapporto che essa intrecciò con le autrici e gli autori. Le opere vengono presentate al pubblico in chiave fortemente impressionistica: è esaltata la dimensione estetica del testo, che spesso è definita tramite un giudizio personale e soggettivo. L’analisi è incentrata in maniera preponderante sullo stile della scrittrice o dello scrittore: la lettura che ne risulta rispecchia pienamente le note critico-letterarie espresse nello scambio epistolario privato tra Baragiola e gli autori e le autrici.
È notevole che Baragiola abbia dedicato oltre un terzo delle proprie recensioni agli autori della Svizzera italiana, di cui legge e commenta puntualmente le nuove uscite, intercalandoli con gli autori italiani più noti.
2. I contatti con le librerie zurighesi: Romanica e Bodmer
Baragiola riconobbe la necessità di rendere disponibili, specialmente nell’area germanofona, le edizioni dei libri italiani. Strinse una salda amicizia con Martha Amrein-Widmer, collaboratrice prima della libreria “Zum Elsässer” e poi direttrice della libreria “Romanica”, e fu in continuo contatto con la libreria “Bodmer”, che sotto consiglio di Baragiola espose in vetrina i libri degli svizzero-italiani Chiesa e Bianconi (Cfr. Lettera di Elsa N. Baragiola a Piero Bianconi (29 e 30 luglio 1943).
Inoltre, procurò alcune copie delle novità letterarie italofone per la biblioteca della Museumsgesellschaft e del Romanisches Seminar.
3. L’interesse per la traduzione
Baragiola si mobilitò per la diffusione delle traduzioni di testi narrativi e poetici: perciò intrecciò i contatti con uomini e donne (per lo più misconosciuti dalla critica letteraria), che tradussero dall’italiano in tedesco e viceversa. Lesse e corresse le bozze e commentò la forma e lo stile delle traduzioni.
Esemplare è il caso di Werner Zemp, che le inviò una copia della traduzione di alcune poesie di Giovanni Pascoli, tra cui Dall’argine e La quercia caduta. (Cfr.: Lettera di Elsa Nerina Baragiola a Werner Zemp (4 maggio 1959)). Le traduzioni non sono state ritrovate tra le carte d’archivio di Werner Zemp, inoltre non sembrano essere state pubblicate e messe in circolazione. Dalla lettera di Baragiola tuttavia si deduce che Zemp si occupò di un numero ampio di poesie pascoliane.
L’interesse di Baragiola non fu rivolto soltanto alla traduzione e diffusione delle traduzioni tedesche di autori e autrici italiani, ma anche degli svizzeri italiani. Esemplare è il caso della traduzione della Calliope di Chiesa, svolta da Hannelise Hinderberger, che Baragiola recensì nell’articolo Dichter und Nachdichter: zu Hannelise Hinderbergers Übersetzung von Chiesas “Calliope” (NZZ, 13 dicembre 1959).
4. La curatela editoriale
Le antologie scolastiche
Un ulteriore aspetto del lavoro mediatico di Baragiola si riscontra nella curatela di diverse antologie di poesie e di testi narrativi italofoni ad uso scolastico. In collaborazione con la collega della Töchterschule zurighese Margherita Pizzo, compilò a partire dal 1921, cinque raccolte, che riflettono il programma scolastico del ginnasio femminile. La più importante è Solicello, una raccolta di poeti e poetesse “post-carducciani”, edita in cinque diverse versioni, che rappresenta il canone poetico promosso da Baragiola. Le cinque edizioni accolgono di volta in volta autrici e autori nuovi, sia esordienti che veterani, adatti alle esigenze dell’insegnamento dell’italiano come lingua seconda.
Le antologie vennero pubblicate presso l’editore Orell Füssli (nella collana Raccolta di Letture Italiane) e sono caratterizzate dal formato tascabile e dalla completa assenza di introduzioni e note ai testi. Le curatrici sostennero la necessità che i giovani lettori si potessero accostare ai testi senza essere influenzati da una voce esterna.
La collaborazione con l’editore Scheiwiller
Baragiola collaborò negli anni ’50 con la casa editrice milanese «All’Insegna del Pesce d’Oro» per la pubblicazione della raccolta di Giovanni Bianconi Diciotto poesie ticinesi (edita nel 1951 da Giovanni Scheiwiller) e dell’antologia di Francesco Chiesa Alla gioia fuggitiva (edita nel 1953 dal figlio Vanni Scheiwiller).
Terminata l’edizione della raccolta di Chiesa, la donna propose a Scheiwiller di pubblicare la traduzione di Elena Bonzanigo della novella Die drei Falken di Werner Bergengruen: l’editore tuttavia rifiutò la proposta e il testo venne stampato soltanto nel 1962 presso le «Edizioni svizzere per la gioventù» di Zurigo.
5. Il dottorato ad honoris causam presso l’Università di Zurigo
Per il lavoro di mediazione culturale il seminario di romanistica dell’Università di Zurigo conferì a Baragiola il titolo di dottore ad honoris causam “wegen der hervorragenden Verdienste um die förderung der italienischen Studien in Zürich”, in occasione del suo cinquantesimo compleanno nel 1931. (Cfr.: Beantragung des Doktortitels für Elsa Nerina Baragiola (22 aprile 1931).
Opere:
- Recensioni letterarie su periodici svizzero-tedeschi.
- Wilhelm Münch, nach einem Vortrage von E. N. Baragiola, Zürich, Separatdruck aus der «Schweiz. Pädagog. Zeitschrift», Heft V, Jahrgang 1909.
- Enrichetta Usuelli-Ruzza, eine italienische Erhieherin und Dichterin, nach einem Vortrage con E. N. Baragiola, Zürich, Sepraratdruck aus der «Schweizerischen Lehrerinnenzeitung», 1909.
- Vom Neuphilologentag in München, Separatdruck aus der «Schweiz. Lehrerzeitung», 1906.
- Der Unterricht in der zweiten Fremdsprache, insbesondere der Italienischunterricht, von E. N. Baragiola, Vortrag gehalten am Basler Ferienkurs für Mittelschullehrer im Oktober 1924.
Curatele:
- Francesco Chiesa, Alla gioia fuggitiva e altre poesie, scelte da Elsa Nerina Baragiola, a c. di E. N. Baragiola, All’Insegna del Pesce d’Oro, Milano. 1953.
- Giovanni Bianconi, Diciotto poesie ticinesi, scelte da Elsa Nerina Baragiola, a c. di E. N. Baragiola, All’Insegna del Pesce d’Oro, Milano, 1951.
- Solicello, liriche moderne e canzoni popolari raccolte per uso scolastico da Elsa Nerina Baragiola e Margherita Pizzo, Orell Füssli (Raccolta di letture italiane), Zurigo:
- I ed.: 1921 (non è per Orell Füssli, ma per la Tipografia J. Rüegg Söhne, Zurigo 1).
- II ed.: 1932 (rifusa e accresciuta).
- III ed.: 1937 (ridotta e rifusa).
- IV ed.: 1942 (riveduta e aggiornata).
- V ed.: 1949 (riveduta e aggiornata).
- VI ed. (identica per contenuto alla V): 1960.
- Solchi e voli: brevi prose di autori d’oggi scelte per uso scolastico da Elsa Nerina Baragiola e Margherita Pizzo, Orell Füssli (Raccolta di letture italiane), Zurigo:
- I ed. 1933.
- II ed.1934 (riveduta).
- Da San Francesco al Carducci: liriche scelte per uso scolastico da Elsa Nerina Baragiola, Orell Füssli (Raccolta di Letture Italiane), Zurigo. 1936.
- Vita piccola e grande, prime brevi letture di autori d’oggi scelte per uso scolastico da Elsa Nerina Baragiola e Margherita Pizzo, Orell Füssli (Raccolta di Letture italiane), Zurigo:
- I ed. 1933.
- III ed. 1939 (rinnovata).
- IV ed. 1943 (rinnovata e accresciuta).
- Dal Pascoli ai poeti d’oggi, liriche raccolte per uso scolastico da Elsa Nerina Baragiola e Margherita Pizzo, Orell Füssli (Raccolte di letture italiane), Zurigo. 1937.
Giovanni Ferretti
Corrispondenti: Arrigo Solmi, Centro Studi per la Svizzera italiana, Francesco Chiesa, Felice Filippini, Luigi Rusca
Organizzazioni ed enti: Direttore del Centro Studi per la Svizzera italiana (1941-1943); Vicepresidente dell’Associazione italo-svizzera di cultura; Capo della Direzione Generale degli Scambi Culturali e delle Zone di Confine (1947-1955).
Collaborazioni editoriali: “Archivio storico della Svizzera italiana”, collana “Quaderni italo-svizzeri” (Cremonese e Istituto Editoriale Ticinese)
Luoghi: Como, Losanna, Roma
Opere: cfr. sotto
Vita
Storico del Risorgimento italiano e dei rapporti tra Italia e Svizzera nei decenni del Risorgimento (studi su Mazzini, esuli in Svizzera, Cavour, etc.). Di Torino (1885-1952) […] insegnò alle scuole medie fino alla prima guerra mondiale, alla quale partecipò come volontario. Presso il Comando Supremo ebbe l’incarico di organizzare le scuole nelle terre liberate, e ne diede relazione nel volume La scuola nelle terre redente (Firenze, 1923). Fu poi provveditore agli studi a Como e in altre città, fino a che, perseguitato per il suo antifascismo, si rifugiò in Svizzera, dove insegnò letteratura italiana (ne era libero docente, dal 1915) nell’Università di Losanna. Nell’agosto 1945 fu nominato direttore generale dell’Istruzione elementare, e al termine consigliere della Corte dei Conti. Lasciò importanti studi su Dante e sul Leopardi, e promosse attivamente i rapporti culturali tra Italia e Svizzera (da Giulio Salvadori, Lettere, a cura di Nello Vian, vol. II (1907-1928), p. 607). Per una biografia più approfondita cfr. la prefazione di Alberto M. Ghisalberti a G. Ferretti, Cavour e le annessioni nelle lettere di Abraham Tourte, Roma, Libreria dello Stato, 1953, pp. III-V (→).
Attività di mediatore culturale
Dal 1941 al 1944 fu Direttore del Centro Studi per la Svizzera italiana, per cui lavorò a diversi progetti volti al rafforzamento dei rapporti culturali tra Italia e Svizzera in quegli anni, tra cui 1) l’invio di volumi italiani a biblioteche e università svizzere, 2) il tentativo di coinvolgere personalità culturali svizzere nelle attività del Centro, e 3) la tentata istituzione di un sistema di prestito interarchivistico di documenti tra Italia e Svizzera, oltre all’organizzazione di conferenze alla sede della Reale Accademia d’Italia a Roma (per informazioni più specifiche sui singoli progetti cfr. la scheda del Centro Studi per la Svizzera italiana), e al suo personale lavoro di storico.
1) Tra il 1942 e il 1943 Ferretti scrisse a diversi enti culturali istituzionali e paraistituzionali italiani (tra cui l’Enciclopedia d’Italia, la Società Italiana per il Progresso delle Scienze, etc.) chiedendo di inviare volumi a biblioteche svizzere (soprattutto Berna, Lugano, Losanna, Coira, Friburgo) e dichiarando spesso il Centro disponibile a sostenere le spese di acquisto e invio. Tra questi libri, l’Enciclopedia italiana, la miscellanea Un secolo di progresso scientifico italiano 1837-1947, un corpus di testi giuridici fascisti, un corpus di testi del Professore di Ingegneria a Napoli Pericle Ferretti, e molti libri di pedagogia (→).
2) Nell’autunno 1941, poco dopo la costituzione del Centro, con il suo collaboratore da Zurigo Bruno Gemelli Ferretti tentò di coinvolgere nelle attività del Centro alcune personalità culturali zurighesi, tra cui Fritz Ernest, von Salis, Theophil Spoerri e Bezzola, i quali però rifiutarono poiché temevano che il Centro servisse in realtà interessi politici fascisti (→).
3) Da febbraio a ottobre 1942 in collaborazione con il Direttore della Biblioteca Federale di Berna Leon Kern Ferretti cercò di istituire un sistema di prestito interarchivistico tra Italia e Svizzera, attraverso cui studiosi svizzeri interessati a consultare documenti conservati in Archivi di Stato italiani potevano richiederne l’invio presso la propria biblioteca di appartenenza in Svizzera, e viceversa. A tal proposito, Arrigo Solmi (Presidente del Centro) scrisse ai Sovrintendenti di tutti gli archivi di Stato italiani domandando a ciascuno di approntare una lista dei documenti di argomento svizzero lì conservati, da pubblicare sulla rivista (da lui fondata) “Archivio storico della Svizzera italiana”, organo del Centro. Solmi suggerì a tutti avvalersi, per redigere la lista, dell’inventario di un non meglio precisato Congresso storico internazionale di Zurigo del 1938. Quasi tutti i Sovrintendenti risposero negativamente, dicendo che i documenti erano stati prelevati dalle autorità italiane per fini di sicurezza (→).
Nel dicembre 1940 Ferretti pubblicò sulla rivista “Primato” diretta da Giuseppe Bottai un articolo intitolato Europa in miniatura, che traccia un profilo politico e istituzionale della Svizzera e dei suoi rapporti con l’Italia.
Nel suo lavoro accademico di storico Ferretti pubblicò diverse opere sui rapporti culturali tra Svizzera e Italia, concernenti soprattutto gli anni del Risorgimento e l’ambiente ginevrino. Uscirono soprattutto su “Archivio storico della Svizzera italiana” e nella collana del Centro “Quaderni italo-svizzeri” (→):
- La cultura italiana nel Cantone di Vaud, in “Romana”, III, 1939, pp. 417-29.
- Il prestito mazziniano in Svizzera e l’espulsione di G. B. Varé, in “Archivio Storico della Svizzera Italiana”, XVI, n. 4, dicembre 1941. Testo sulla presenza e l’espatrio di patrioti italiani in Svizzera nel periodo mazziniano.
- Italia e Svizzera nel 1848, Firenze, Le Monnier, 1946. Studio sui rapporti italo svizzeri negli anni pre-risorgimentali. Capitoli: 1) Un tentativo di alleanza tra la Svizzera e il Regno Sardo; 2) Primi echi del moto italiano – una sottoscrizione – Forniture d’armi; 3) I volontari; 4) L’assistenza ai profughi.
- Ginevra e la cultura italiana, in “Quaderni italo-svizzeri”, 6 (numero speciale), 1946. Studio su la rappresentanza italiana a Ginevra, con una concentrazione particolare sul Risorgimento e sugli esuli. A p. 66 si accenna alla Cattedra di Storia di Guglielmo Ferrero a Ginevra.
- Cavour e le annessioni nelle lettere di Abraham Tourte, Roma, Libreria dello Stato, 1953.
- Esuli del Risorgimento in Svizzera, Bologna, Zanichelli, 1948.
Lavinia Mazzucchetti
Corrispondenti: Giuseppe Zoppi, Alberto Mondadori, Luigi Rusca
Opere e traduzioni: Die Schweiz und Italien: Kulturbeziehungen aus zwei Jahrhunderten (1941); Gottfried Keller, Racconti (1947)
Organizzazioni ed enti: Mondadori, Hoepli, Federazione dei circoli di cultura del Canton Ticino, Università di Zurigo, Istituto svizzero di cultura di Roma, Artemis Verlag, “Artemis-Bibliothek”
Eventi: Convegno su Letteratura e medicina nei rapporti tra Italia e Svizzera
Luoghi: Milano, Canton Ticino, Zurigo, Roma
Biografia: http://www.treccani.it/enciclopedia/lavinia-mazzucchetti_(Dizionario-Biografico)/
Lavinia Mazzucchetti fu un’intellettuale italiana molto attiva nella promozione degli scambi culturali tra l’Italia e l’Europa germanofona. Fu docente universitario, curatrice, traduttrice, critico letterario. Tradusse in italiano lavori di diversi autori tedeschi , tra cui l’opera omnia di Thomas Mann (Mondadori, 1949-1963) e di Goethe (Sansoni, 1944-1951). Scriveva su diverse riviste della Svizzera italiana, e collaborò lungamente con giornali zurighesi. Dal 1945 fu sposata con Waldemar Jollos (1886-1953), intellettuale di origina russa residente a Zurigo, dove Mazzucchetti si recava frequentemente.
Nel 1941 pubblicò con Adelaide Lohner Die Schweiz und Italien: Kulturbeziehungen aus zwei Jahrhunderten (Einsiedeln, Benziger), testo che traccia la rete dei rapporti culturali tra Svizzera e Italia tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo. Il volume fu poi riedito in italiano da Hoepli nel 1943 con il titolo L’Italia e la Svizzera: relazioni culturali nel Settecento e nell’Ottocento. Mazzucchetti inoltre tradusse in italiano i racconti di Gottfried Keller (Hoepli, 1947), e tenne diverse conferenze sui rapporti tra Svizzera e Italia presso istituzioni svizzere e italiane.
Die Schweiz und Italien (1941)
Die Schweiz und Italien: Kulturbeziehungen aus zwei Jahrhunderten uscì per l’editore Benziger di Einsiedeln nel 1941. Il volume, scritto con la studentessa svizzera Adelaide Lohner trasferitasi a Milano per studiare con Mazzucchetti, affronta il tema dei rapporti culturali tra Svizzera e Italia attraverso una serie di casi studio che toccano diverse tematiche (storia, letteratura, costume, etc.) e personalità storiche. L’anno successivo Mazzucchetti e Lohner allestirono un’edizione italiana per Hoepli, che dovettero però modificare secondo le direttive del MINCULPOP. L’Italia e la Svizzera: relazioni culturali nel settecento e nell’ottocento uscì nel 1943.
L’opera fu largamente recensita su giornali e riviste svizzeri e italiani, tra cui “Neue Zürcher Zeitung” (cfr. il link per la lista completa delle testate), “Archivio storico della Svizzera italiana” (Reto Roedel), e “Nuova Antologia” (Giuseppe Zoppi).
Per dettagli sulla composizione del volume e le recensioni cfr. la relativa scheda evento.
La traduzione dei racconti di Gottfried Keller
Nel 1947 uscì presso Hoepli la traduzione dei racconti di Gottfried Keller. I due volumi comprendono Gente di Seldwyla e Novelle zurighesi nella traduzione di Mazzuchetti e Sette leggende nella traduzione di Erminio Pocar. La storia editoriale dell’opera fu particolarmente laboriosa: il progetto era partito nel 1942 presso la Mondadori, che aveva però poi ritirato la proposta l’anno successivo. È possibile quindi che fu Mazzucchetti stessa poi a proporre l’opera a Hoepli, con cui aveva da poco pubblicato L’Italia e la Svizzera (1943). L’accordo era già preso nel 1945, come emerge da una lettera (11 gennaio 1945) di Erminio Pocar a Giuseppe Zoppi in cui si informava che Mazzucchetti avrebbe da lì a poco pubblicato Keller con Hoepli.
Nel 1942 emerse infatti nella segreteria editoriale della Mondadori l’eventualità di pubblicare i racconti di Gottfried Keller nella collana “Romantica”, con la traduzione di Mazzucchetti. La proposta venne probabilmente da Luigi Rusca, direttore generale della Mondadori. In una lettera del 3 maggio 1943, tuttavia, Arnoldo Mondadori informò Mazzucchetti della decisione di sospendere il progetto, non ancora iniziato, a causa di generiche ragioni editoriali. La risposta di Mazzucchetti (s. d., ma scritta tra il 3 e il 12 maggio 1943) rivela inquietudine e spavento: oltre a difficoltà finanziarie e a pretese su un contratto provvisorio, Mazzucchetti ricordava a Mondadori che per la futura traduzione la Fondazione Pro Helvetia (anche grazie all’amicizia con Giuseppe Zoppi) le avrebbe conferito un “premio di benemerenza” di 1500 franchi, che sarebbero quindi stati detratti dal compenso dovutole da Mondadori. In questo modo, la Mondadori avrebbe risparmiato circa un terzo delle spese. Inoltre, tale pubblicazione era già stata salutata come meritoria da diversi giornali e riviste svizzeri. Keller insomma, concludeva Mazzucchetti, “sarebbe proprio l’ultimo volume tedesco a cui rinunciare!” (enfasi nell’originale), e invitava a Mondadori a farsi un’idea della sua importanza sfogliando il da poco pubblicato L’Italia e la Svizzera (Hoepli, 1943). La risposta di Mondadori (12 maggio 1943) confermò tuttavia la decisione di non pubblicare Keller.
Il giorno successivo, Alberto Mondadori informò Luigi Rusca di tale decisione, definendo Keller sostanzialmente uno “stilista” dai scarsi contenuti e di difficile traduzione. Dalla lettera emerge, inoltre, che Mondadori nutriva forti riserve sulle capacità di traduttrice di Mazzucchetti. Rusca espresse il suo disaccordo in una lettera del 17 maggio 1943, dove definiva Keller un classico che non poteva mancare dalla collezione, rimandando la questione della traduzione a un secondo momento. Mondadori decise quindi di congelare la questione (5 giugno 1943), proponendo di riparlarne in futuro.
In un successivo scambio di lettere (8 luglio, 3 settembre, 7 settembre, 25 settembre, 11 ottobre 1943) Alberto Mondadori propose a Mazzucchetti la traduzione di Marion Lebt di Vicki Baum (pubblicato poi nel 1947) in sostituzione di Keller, e informò che l’intera collana “Romantica” era stata sospesa a causa della penuria di carta e di mezzi causata dai recenti bombardamenti agli stabilimenti Mondadori (nella collana sarebbe dovuto rientrare anche il Meyer di Zoppi). Emerge inoltre che durante un incontro ad Arona il 10 agosto 1943 Mazzucchetti aveva consegnato a Mondadori la traduzione di una novella di Keller, per cui venne pagata: difficile tuttavia stabilire di quale novella si tratti e se fu poi pubblicata. Mazzucchetti propose quindi, probabilmente, i racconti di Keller a Hoepli, che li pubblicò nel 1947.
La “Italienische Reihe” della “Artemis-Bibiothek”
Tra il 1944 e il 1948 Mazzucchetti curò la serie italiana della collana “Artemis-Bibliothek”, della casa editrice Artemis. La collana aveva lo scopo di presentare al pubblico svizzero-tedesco una selezioni di classici della letteratura mondiale, organizzati in quattro serie: russa, americana, spagnola, italiana.
Nonostante i propositi iniziali di Mazzucchetti, tuttavia, dei venti volumi previsti inizialmente ne uscirono solo due. Per approfondimenti sulla collana cfr. la relativa voce.
Conferenze
Mazzucchetti tenne diverse conferenze in Svizzera e in Italia su temi culturali e autori soprattutto italiani e dell’Europa germanofona.
- Il 22 febbraio 1949 su invito della Società Dante Alighieri di Zurigo Mazzucchetti tenne una conferenza all’Università, dal titolo Incontro con i miei contemporanei. Nella conferenza Mazzucchetti rievocò i propri incontri con le maggiori personalità dell’epoca (tra cui Hauptmann, Zweig, Nannsen, Mann), e tracciò un breve profilo personali di alcuni intellettuali italiani contemporanei (Verdi, d’Annunzio, Benelli). La conferenza fu recensita su “Neue Zürcher Zeitung” e su “Il dovere”. Fu forse ripetuta al Lyceum Club di Lugano con il titolo Care ombre del passato e celebri amici presenti: Renato Simoni, Sabatino Lopez, Gerard Hauptmann, Hesse, come emerge da alcuni ritagli di giornale conservati nel Fondo mazzucchetti presso la Fondazione Mondadori, i quali tuttavia non ne riportano la data.
- Nell’aprile dello stesso anno Mazzucchetti fu poi invitata da Giuseppe Zoppi a tenere quattro conferenze in Ticino (a Locarno il 25, a Biasca il 26, a Faido il 27, ad Airolo il 28). Nella lettera di invito del 16 aprile 1949 Zoppi propone il compenso di 70 franchi a conferenza.
- Il 13 maggio 1956 Mazzucchetti partecipò come ospite di riguardo al convegno Letteratura e medicina nei rapporti tra Italia e Svizzera, organizzato dalla rivista medica “Il giardino di Esculapio” presso l’Istituto Svizzero di Roma. Ne fu poi pubblicato un resoconto in un opuscolo di 8 pagine che raccoglieva le recensioni apparse su “Orizzonte medico”, “Minerva medica” e l’“Osservatore romano”. Le recensioni ripercorrono il discorso di Mazzucchetti, che si soffermò sull’impegno umanitario e spirituale della Svizzera attraverso le sue più importanti figure mediche: Paracelso, Vadian, Gessner, Platter, Rousseaeu, Zimmermann, Tapeler, Haller (di cui Mazzucchetti lesse anche alcune poesie), Bernouilli, de Saussure, Dunant.
- In una lettera ad Arnoldo Mondadori del 16 agosto 1955, tra i vari argomenti Mazzucchetti comunica di aver da poco fatto un breve saluto alla Televisione di Zurigo, dove ha parlato di un film da poco girato sulla vita di Thomas Mann.
Mazzucchetti celebrata da Lohner su NZZ
In un articolo intitolato Amicizia italo-svizzera apparso su “Neue Zürcher Zeitung” l’8 luglio 1959, Adelaide Lohner (coautrice di Die Schweiz und Italien, 1941) celebra il settantesimo compleanno di Mazzucchetti ripercorrendo la loro relazione professionale e personale. Lohner ne ricorda gli inizi, quando da giovane studentessa svizzera era giunta a Milano per studiare con lei; e ripercorre poi il successivo lavoro per la stesura di Die Schweiz un Italien. Lohner traccia poi un profilo intellettuale e morale di Mazzucchetti, menzionando le sue traduzioni di Keller e il suo spirito autenticamente transnazionale. Cfr. il relativo post per alcuni passi chiave.
Bibliografia
“Come il cavaliere sul lago di Costanza“. Lavinia Mazzucchetti e la cultura tedesca in Italia, a cura di Anna Antonello, Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 2015.
Luigi Rusca
Corrispondenti: Felix Burckhardt, Alberto Mondadori, Arnoldo Mondadori, Lorenzo Montano, Giovanni Rodio, Giuseppe Zoppi
Organizzazioni ed enti: Casa editrice Mondadori, Melisa, Hélicon, Associazione svizzera per i rapporti culturali ed economici con l’Italia, Federazione dei Circoli di Cultura della Svizzera italiana, EIAR, RAI, Zum Elsässer e il “Libro italiano”
Eventi: Vent’anni di editoria italiana (ciclo di conferenze, Ticino e Zurigo, 1937-1938), Mostra del bel libro italiano moderno (Zurigo, autunno 1938), Roma sotto i tedeschi (ciclo di conferenze in Ticino, autunno 1945)
Luoghi: Milano, Canton Ticino, Zurigo
Biografia: http://www.dentroefuori.net/luigirusca.htm
Luigi Rusca (Milano 1894 – Merate 1986) fu un intellettuale, dirigente editoriale e mediatore culturale italiano. Negli anni ’30 e ’40 ebbe un ruolo primario nella diffusione della cultura italiana in Svizzera attraverso la creazione di società editoriali per la diffusione del libro italiano in Ticino e a Zurigo (Melisa e Hélicon), l’organizzazione di eventi, mostre e conferenze, e la collaborazione con alcuni periodici ticinesi.
In Italia lavorò con diversi enti culturali. Fu redattore capo del periodico “Vie d’Italia” del Touring Club italiano (1920-1927), posizione che dovette abbandonare in seguito al rifiuto di iscriversi al Partito Nazionale Fascista (sull’antifascismo di Rusca cfr. sotto). Nel 1928 cominciò a lavorare per la casa editrice Mondadori, di cui divenne in seguito Direttore Generale e per cui ideò la prestigiosa collana di letteratura internazionale Medusa e la serie dei Gialli, (che inaugurò il genere poliziesco in Italia). Nel 1943-1945 durante l’esilio svizzero di Arnoldo Mondadori diresse la sede romana della casa editrice (in opposizione alla sede settentrionale controllata dalla Repubblica Sociale Italiana) e fu nominato Commissario per la EIAR (che ribattezzò RAI) dal primo Governo Badoglio. Nel dopoguerra collaborò con la casa editrice Rizzoli, per cui lanciò la fortunata collana Biblioteca Universale Rizzoli.
Diffusione di cultura italiana in Svizzera
Rusca fu molto attivo nella diffusione di cultura italiana in Svizzera soprattutto negli anni 1937-1946, attraverso numerose iniziative.
1. Fu ideatore e fondatore della Messaggerie Librarie SA (Melisa), società editoriale posseduta dalla Mondadori costituita il 1 aprile 1939 a Lugano con l’obiettivo di vendere libri italiani (soprattutto titoli Mondadori) in Svizzera. In pochi mesi la Melisa diventò un polo significativo di cultura italiana in Svizzera; attraverso la Melisa Rusca cercò inoltre collaborazioni con altre istituzioni librarie svizzere (come la Zum Elsässer di Giovanni Rodio). Pochi anni dopo (6 dicembre 1943) Rusca affiancò alla Melisa un’altra società, la Hélicon, dedicata alla cura degli interessi finanziari e commerciali della Mondadori e specializzata nell’acquisto di diritti di traduzione di opere anglosassoni (cfr. voci Melisa e Hélicon).
2. Grazie alla collaborazione di Giuseppe Zoppi, Professore di Letteratura italiana al Politecnico di Zurigo, Rusca tenne una serie di conferenze in Ticino (novembre 1937) e a Zurigo (febbraio 1938) sull’editoria italiana contemporanea. Le conferenze erano accompagnate da una piccola mostra itinerante di alcuni volumi, intitolata Vent’anni di editoria italiana. Fu durante queste conferenze che Rusca cominciò a intessere contatti per la fondazione della Melisa, e per l’organizzazione della mostra Il bel libro italiano moderno, tenutasi alla Biblioteca Centrale di Zurigo il 6-20 novembre 1938.
3. Rusca fu il principale organizzatore, insieme a Lorenzo Montano, della mostra Il bel libro italiano moderno. La mostra presentava le principali novità librarie dell’industria italiana degli ultimi anni, risolvendosi, infine, in una celebrazione della cultura fascista nonostante le diverse intenzioni iniziali di Rusca, Montano, Zoppi e del Direttore della Biblioteca di Zurigo Felix Burckhardt (cfr. voce Il bel libro italiano moderno).
4. Rusca nel 1940-1941 collaborò inoltre con “Illustrazione ticinese”, per cui scrisse tre articoli: Lettere d’amore di Camillo Cavour (2 novembre 1940, p. 20), Il principio degli anedottisti: Sebastiano Chamfort (28 dicembre 1940, pp. 8-9), Un dramma d’amore di Ugo Foscolo (26 luglio 1941, pp. 11-13). Collaborava inoltre sporadicamente anche con Radio Monteceneri.
5. Nel dopoguerra Rusca tenne altri due cicli di conferenze in Ticino. Nel primo, dal titolo Roma sotto i tedeschi (autunno 1945), Rusca rievocò i mesi di occupazione nazista della città nel 1943-1944, attingendo anche a ricordi personali; il secondo era invece intitolato Giuseppe Verdi nelle sue lettere e si tenne il 2 ottobre 1946 al Circolo di Cultura di Bellinzona (ne diede notizia il quotidiano “Il Dovere”, 15 e 20 settembre 1946).
L’antifascismo di Rusca
Fin dal rifiuto di tesserarsi per il PNF nel 1927, Rusca mantenne sempre una posizione distaccata nei confronti del fascismo, tanto da essere posto sotto osservazione speciale dal regime dal 1935 ed essere successivamente internato ad Avigliano (Basilicata) come “antifascista mormoratore” dal 2 aprile al 25 luglio 1943.
Fin dai primi anni in Mondadori Rusca ingaggiò diversi traduttori e curatori antifascisti, come Arrigo Cajumi, Luigi Emery e Barbara Allason. La costituzione della Melisa e i frequenti viaggi di Rusca in Ticino tra il 1937 e il 1942 furono poi visti con crescente sospetto dal regime: lo stesso consiglio d’amministrazione della Melisa era composto da persone di più o meno dichiarato orientamento antifascista come Delio Tessa e l’editore Carlo Grassi. Voci non ufficiali riferivano poi che da Lugano Rusca fosse in contatto con gli Alleati attraverso l’amico Vittore Frigerio, direttore del “Corriere del Ticino”; e le stesse circostanze dell’iscrizione di Rusca al PNF nel 1940 erano sospette, poiché essa avvenne attraverso il fascio di Lugano (anziché di Milano, dove Rusca risiedeva) e per opera di Ugo Lorenzoni, un avvocato luganese anch’egli in odore di antifascismo. La prova che condannò Rusca al confino ad Avigliano fu la ricezione nel dicembre 1942 di un pacco inviato dall’intelligence statunitense contenente polvere per la preparazione di inchiostro simpatico.
Alcune fonti suggeriscono inoltre che Rusca collaborasse dal maggio 1942 con l’intelligence alleata e con i generali italiani Caviglia e Badoglio alla progettazione di un’azione congiunta per rovesciare il regime mussoliniano dall’esterno e dall’interno (Cadeddu). Documenti dei servizi segreti britannici riferiscono dell’intermediazione in Svizzera di “un industriale italiano di nome Rusca”, ma è tuttora incerto se si tratti di Luigi Rusca (come suggeriscono Elena Aga Rossi e Renzo De Felice) o di Adriano Olivetti sotto pseudonimo (Frederick Deakin e Bruno Caizzi).
Bibliografia
Decleva Enrico, Arnoldo Mondadori, Milano, Mondadori, 2007, pp. 133-40.
Aga-Rossi Elena, L’inganno reciproco: l’armistizio tra l’Italia e gli angloamericani del settembre 1943, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, 1993, p. 108.
Cadeddu Davide, Adriano Olivetti e la Svizzera, in Spiriti liberi in Svizzera, a cura di Raffaella Castagnola, Fabrizio Panzera e Massimiliano Spiga, Firenze, Cesati, 2006, pp. 219-38 (221).
De Felice Renzo, Mussolini l’alleato 1940-1945, vol. I, L’Italia in guerra 1940-1943, tomo II, Crisi e agonia del regime, Torino, Einaudi, 1990, p. 1166.
Deakin Frederick, Lo Special Operations Executive e la lotta partigiana, in L’Italia nella seconda guerra mondiale e nella Resistenza, a cura di Francesca Ferrantini Tosi, Gaetano Grassi e Massimo Legnani, Milano, Franco Angeli, 1988, p. 103.
Caizzi Bruno, Camillo e Adriano Olivetti, Torino, UTET, 1962, pp. 193-94.
Bonsaver Guido, Censorship and Literature in Fascist Italy, Toronto, University of Toronto Press, 2007.
Giuseppe Zoppi
Corrispondenti: Reto Bezzola, Gianfranco Contini, Enzo Ferrieri, Jacob Job, Lavinia Mazzucchetti, Alberto Mondadori, Arnoldo Mondadori, Luigi Rusca
Organizzazioni ed enti: Associazione svizzera per le relazioni culturali ed economiche con l’Italia; Politecnico federale di Zurigo; Federazione dei circoli di cultura della svizzera italiana
Collaborazioni editoriali: Mondadori, Rizzoli, L’Eroica, Manesse, “NZZ”
Eventi: Mostra del bel libro italiano (Zentralbibliothek di Zurigo, autunno 1938); Conferenza di Giuseppe Ungaretti al Politecnico di Zurigo (maggio 1948); Conferenze di autori italiani in Svizzera
Luoghi: Zurigo, Locarno, Milano
Opere: Presento il mio Ticino (Milano, Mondadori, 1939), Antologia della letteratura italiana ad uso degli stranieri (Milano, Mondadori, 1939-1943)
Curatele e traduzioni:
- Collana “Montagna”, casa editrice L’Eroica (Milano) di Ettore Cozzani;
- Conrad Ferdinand Meyer, Giorgio Jenatsch (Rizzoli, 1949) e La tentazione del marchese di Pescara (Rizzoli, 1953);
- Per la collana “Bibliothek der Weltliteratur” (Manesse): Die schönsten italienischen Novellen aus acht Jahrhunderten (1946), Vittorio Alfieri (Mein Leben, 1949); Alessandro Manzoni (Die Verlobten, 1950); Grazia Deledda (Schilf im Wind, 1951); Luigi Pirandello (Meisternovellen, 1951); Giacomo Floriani (Fiori de montagna)
Biografia: http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/i/I10164.php
Giuseppe Zoppi (Broglio 1896 – Locarno-Monti 1952) fu uno dei principali mediatori culturali tra l’Italia, la Svizzera italiana e Zurigo negli anni 1920-1952. La sua attività fu prevalentemente volta alla diffusione della cultura italiana e del libro italiano in Svizzera. Fu Presidente della Associazione svizzera per le relazioni culturali ed economiche con l’Italia a Zurigo e in Ticino, e Professore di Letteratura Italiana presso il Politecnico Federale di Zurigo (1931-1952). Fu studioso, critico, direttore di collana, curatore e traduttore per case editrici italiane e svizzere, poeta e romanziere. Il suo lavoro di mediatore può essere diviso nelle seguenti sezioni: attività editoriale e pubblicistica, attività organizzativa, attività critica e accademica, attività letteraria.
1. Attività editoriale e pubblicistica
a. Traduzioni
Conrad Ferdinand Meyer. Di Meyer Zoppi tradusse Jürg Jenatsch (Giorgio Jenatsch, 1949) e Die Versuchung des Pescara (La tentazione del marchese di Pescara, 1953), pubblicati entrambi da Rizzoli. Come emerge dalle lettere tra Zoppi e Arnoldo e Alberto Mondadori (→), il progetto era stato avviato nel 1942 ed era in parte finanziato dalla Pro Helvetia, che aveva messo a disposizione CHF 1500 per il compenso di Zoppi. Le traduzioni sarebbero dovute rientrare nella nuova serie (mai avviata) della “Biblioteca Romantica” (che avrebbe anche dovuto contenere le novelle di Gottfried Keller nella traduzione di Lavinia Mazzucchetti). La traduzione era pronta nel 1947, tuttavia a causa delle crescenti difficoltà economiche del dopoguerra Mondadori decise di abbandonare l’allestimento della collana, e rifiutò la successiva richiesta di Zoppi di inserire le traduzioni nella collana “Biblioteca moderna” (la quale offriva testi alto livello culturale e buon aspetto editoriale a prezzi popolari), per ragioni di omogeneità con gli altri titoli. Zoppi propose dunque le traduzioni a Rizzoli. Di Meyer Mondadori pubblicherà più avanti solo Il paggio di Gustavo Adolfo e altri racconti, trad. di Giuliana Noseda e Ursula Schnabel (collana “Biblioteca degli anni verdi – nuova serie”, 1965).
“Bibliothek der Weltliteratur”, Manesse. Dal 1946 al 1951 Zoppi curò per la collana “Bibliothek der Weltliteratur” della casa editrice Manesse di Zurigo la pubblicazione di cinque traduzioni di testi italiani:
- Die schönsten italienischen Novellen aus acht Jahrhunderten [antologia di novelle italiane dal Novellino a Pirandello] (1946)
- Vittorio Alfieri, Mein Leben [Vita], trad. di Hannelise Hinderberger (1949)
- Alessandro Manzoni, Die Verlobten [I promessi sposi], trad. di Alexander Lernet-Holenia (1950)
- Grazia Deledda, Schilf im Wind [Canne al vento], trad. di Bruno Goetz (1951)
- Luigi Pirandello, Meisternovellen [selezione di novelle], trad. di Percy Eckstein (1951).
Come si deduce da una lettera ad Arnoldo Mondadori del 13 aprile 1949 (→), Zoppi aveva intenzione di pubblicare nella collana anche un’opera di Verga (probabilmente I Malavoglia o Mastro Don Gesualdo), la cui cura non fu probabilmente mai ultimata a causa della prematura scomparsa.
b. Recensioni
Zoppi scriveva regolarmente sui maggiori giornali ticinesi e collaborava spesso con testate svizzero-tedesche (“Neue Zurcher Zeitung” e l’almanacco della Büchergilde) e svizzero-francesi (“Journal de Génève”). I suoi articoli erano soprattutto volti a promuovere la diffusione del libro italiano in Svizzera: significative a questo proposito le molte recensioni di volumi editi da Mondadori, con cui Zoppi aveva una rapporto privilegiato (→). Si segnalano le recensioni a Malombra di Antonio Fogazzaro (aprile 1942, in “Illustrazione italiana”), a Prologhi viaggi favole di Vincenzo Cardarelli (in “Giornale del Popolo”, 29 gennaio 1947), al lancio della nuova collana “Medusa degli italiani” della Mondadori (in “Eco di Locarno”, 24 aprile 1947; e in “Popolo e libertà”, s.d.), e alla nuova edizione Mondadori delle Prose di Giovanni Pascoli a cura di Augusto Vicinelli (“Popolo e Libertà”, 17 luglio e 9 agosto 1947) (→).
Zoppi inoltre recensì positivamente il volume di Lavinia Mazzucchetti e Adelaide Lohner Die Schweiz und Italien: Kulturbeziehngen aus zwei Janhrhunderten (Einsiedeln, Benziger, 1941) in “Nuova Antologia” (1942), e la successiva edizione italiana L’Italia e la Svizzera: relazioni culturali nel Settecento e nell’Ottocento (Milano, Adelphi, 1943) in “Rivista degli studenti svizzeri”, 1943 (→).
c. Collana “Montagna”
Dal 1931 al 1949 Zoppi fondò e diresse la collana “Montagna” per la casa editrice milanese L’Eroica di Ettore Cozzani (1884-1971), associata all’omonima rivista (1911-1944). La collana conta 26 titoli (cfr. elenco sotto) e accoglie opere narrative di tema montano, di taglio e qualità letteraria variabili (cfr. la relativa voce).
d. Altre curatele
Nel 1928 Zoppi curò l’edizione del libro di poesie Fiori de montagna: versi dialettali (Riva del Garda: Bottega d’arte del Benaco, 1928) di Giacomo Floriani. Nella prefazione Zoppi indica nella poesia montana uno dei nodi culturali comuni tra Svizzera e Italia (→).
2. Attività organizzativa
Mostra del bel libro italiano, Zentralbibliothek di Zurigo, autunno 1938. Zoppi collaborò con l’organizzazione della mostra, ottenendo finanziamenti dalla Associazione svizzera per le relazioni culturali ed economiche con l’Italia, e concordando con Mondadori l’invio di alcuni dei volumi esposti (lettere con Arnoldo Mondadori, febbraio-marzo 1938 →).
Organizzazione di conferenze di autori italiani a Zurigo e in Ticino. In qualità di Presidente dell’Associazione svizzera per le relazioni culturali ed economiche con l’Italia (1946-1950) e dei Circoli di Cultura del Canton Ticino, dal 1942 al 1951 Zoppi invitò in Svizzera diversi autori per conferenze e letture.
3. Attività accademica
Per Mondadori Zoppi scrisse una Antologia della letteratura italiana ad uso degli stranieri (1939-1943) pubblicata in quattro volumi: Scrittori contemporanei (vol. 1, 1939), Scrittori dell’Ottocento (vol. 2, 1940), Scrittori del Cinquecento, Seicento e Settecento (vol. 3, 1941), Scrittori del Duecento, Trecento e Quattrocento (vol. 4, 1943). Sulla ricezione dell’opera da parte della critica cfr. la relativa voce.
Avvalendosi anche di materiale dell’Antologia, Zoppi allestì successivamente una conferenza intitolata La Svizzera nella letteratura italiana, pronunciato il 19 ottobre 1943 nell’aula magna dell’Università di Zurigo, sotto gli auspici dell’Associazione per le relazioni culturali ed economiche con l’Italia. Il discorso fu raccolto in un volume omonimo, pubblicato dall’Istituto Editoriale Ticinese, Bellinzona, 1944.
Nella propria attività di insegnamento Zoppi contribuì largamente alla diffusione del libro italiano in Svizzera attraverso corsi di letteratura contemporanea al Politecnico di Zurigo (tra cui Il libro italiano d’oggi nel semestre invernale 1946-1947, un ciclo di lezioni su Enrico Pea, Ada Negri, Aldo Bizzarri e Grazia Deledda nell’autunno 1947, e un corso su Pirandello e Deledda l’anno successivo →). Essi erano perlopiù basati su uscite recenti della Mondadori, tanto da generare un continuo flusso di titoli da Milano. Zoppi organizzò anche corsi di letteratura italiana in Ticino, tra cui un Corso estivo di lingua e letteratura italiana a Locarno (luglio-agosto 1947) dal titolo Libri italiani d’oggi, basato su Oltre di Ada Negri, Lisetta di Enrico Pea e Sicilia, terra di dolore di Giuseppe Garretto (→). Nel novembre 1948 in un circolo culturale di Lucerna replicò inoltre il corso su Deledda e Pirandello del Politecnico (→).
4. Attività letteraria
Sulla bibliografia delle opere creative di Zoppi cfr. Luigi del Priore, Giuseppe Zoppi, estr. da “Quaderni grigioni-italiani”, 2-4, 1963, e 1-3, 1964 (Poschiavo, Menghini, 1964) pp. 121-22 (→).
Si segnala qui che la Mondadori nel 1940 propose Presento il mio Ticino (Milano, Mondadori, 1939 e 19412) per il Premio Viareggio, come emerge dal carteggio tra Zoppi e Alberto Mondadori. Zoppi respinse però la candidatura poiché impossibilitato in quanto cittadino svizzero a iscriversi al PNF e al Sindacato Autori e Scrittori (→). Dal 1945 al 1947 Zoppi insistette ripetutamente con Mondadori per una ristampa del volume, ma Mondadori posticipò di continuo la decisione a causa delle difficoltà aziendali di quegli anni (→), finché Zoppi decise nel dicembre 1947 di ristamparlo con l’Istituto Editoriale Ticinese (Bellinzona, 1949).
Mondadori rifiutò poi due romanzi di Zoppi: il romanzo per ragazzi Fino alla luna (1943), ritenuto troppo ingenuo (→), e Dove nascono i fiumi (1947), pubblicato poi da Vallecchi nel 1949.
Benedetto Croce
Corrispondenti: Martha Amrein, Elsa Nerina Baragiola
Eventi: Le odierne vite romanzate e i vecchi romanzi storici
Organizzazioni ed enti: Radio Lugano, Europa Verlag, Max Niehans Verlag
Luoghi: Napoli, Zurigo, Lugano
Opere: La poesia
Archivi: Archivio privato Martha W. Amrein, Fondo Martha W. Amrein AARDT, Fondazione Biblioteca Benedetto Croce
Biografia: <Benedetto Croce> in Treccani Online
1. La critica stilistica zurighese
Dalla corrispondenza con Martha Amrein
Martha Amrein scrisse la prima volta a Croce nel 1933, inviandogli la tesi di dottorato Rhythmus als Ausdruck inneren Erlebens in Dantes Divina Commedia (Zurigo, 1932): “Se mi permetto di mandarglielo, mi permetto di esprimere simultaneamente il vivo desiderio che il mio lavoro potesse in alcun modo interessarla” (Martha Amrein a Benedetto Croce, Napoli, 11 dicembre 1933). Croce non rispose alla lettera del 1933, nella lettera del 1936 tuttavia dichiara che “ebb[e] e less[e] il suo libro, che fa parte della [sua] collezione dantesca” (→). Il critico italiano posiziona la tesi sul Rhythmus nel ramo d’indagine della critica stilistica, nei cui confronti si esprime con riserva: infatti dichiara che l’analisi svolta in quella prospettiva non è “inutile”, nonostante ciò, prendendo le distanze dai metodi stilistici zurighesi, afferma di lavorare con criteri assi diversi.
2. La poesia (1936)
Amrein lesse il volume crociano La poesia (1936) e scrive una lettera al critico itlaiano esprimendo la propria ammirazione (M. Amrein a B. Croce, 15 luglio 1936). Nella lettera dichiara di voler pubblicare un articolo per la NZZ (l’articolo apparve nel numero della NZZ del 30 agosto 1936) e propone a Croce di curare la traduzione del volume in tedesco: “Ich würde mich sehr gerne der Aufgabe unterzieh
en, Ihr Buch ins Deutsche zu übertragen. Falls sie noch niemanden mit der Uebersetzung beauftragt haben und Sie sich dazu entschliessen Könnten, mir Ihr Werk anzuvertrauen, so könnten Sie versichert sein, dass ich nicht ruhen würde, bis die Uebersetzung eine getreue Wiedergabe des Originals wäre, nicht nur dem Worte, sondern auch dem Geiste nach”.
Croce si dimostrò entusiasta di fronte all’opportunità di vedere il volume tradotto da Amrein, esprimendo tuttavia delle preoccupazioni a riguardo dell’editore: “ma bisognerebbe anzitutto trovare un editore, svizzero o tedesco” (→). Croce, per facilitare la ricerca, si offre di contrattare con l’editore Laterza per avere delle buone condizioni di per l’acquisto dei diritti.
Amrein contattò l’Europa Verlag, che non volle accettare la traduzione, poiché i propri interessi editoriali erano orientati verso libri dal carattere apertamente politico; Max Niehans si mostrò interessato alla traduzione di La poesia, tuttavia diversi fattori, tra cui il prezzo stabilito dall’editore La Terza, resero la pubblicazione impossibile.
Il volume La poesia venne tradotto in tedesco da Wolfgang Eitel, pubblicata nel 1970 in Germania
3. Le odierne vite romanzate e i vecchi romanzi storici
Croce tenne una conferenza radiofonica per Radio Lugano, il 4 ottobre 1936, alle 20:45 dal titolo Le odierne vite romanzate e i vecchi romanzi storici. Venne messa in circolazione un’edizione stampata del testo radiofonico. La registrazione è conservata presso gli archivi radiofonici della RSI ed è ascoltabile nel seguente link.
Alessandro Bosco
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