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     Dialogo di Ruysch

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Dante

Sia De Robertis che Guglielmo Gorni segnalano come fonte del primo verso del coro dei morti leopardiano «Sola nel mondo eterna» (Coro, 1) un verso della Commedia dantesca «O luce etterna che sola in te sidi» (Par. XXXIII, 124). Il secondo emistichio del sesto verso «Profonda notte» deriva da «uscendo fuor de la profonda notte» (Purg. I 44), ed è anche di lontana ascendenza virgiliana, come nota Gorni. Un’altra notevole fonte linguistica dantesca è sicuramente «lena affannata» (Inf., I, 22) che Leopardi usa nel coro quando dice che lo spirito «Lena mancar si sente: / Così d’affanno e di temenza è sciolto» (Coro, 10-11). Il ‘respiro affannato’ oppure il ‘respiro mancar si sente’ significano esattamente la stessa cosa. Gorni specifica che:

Dante, che anche per Leopardi resta modello linguistico insigne, qui è soprattutto maestro di costruzioni simmetriche, e cioè di una sintassi poetica che allinea mondo dei vivi e mondo dei defunti a diretto confronto, come in uno specchio. Si pensi all’inno gorgogliato dagli accidiosi, già tristi in terra e tristi ora nell’inferno, titolari anch’essi di una beatitudine negata in ogni stato dell’essere: Fitti nel limo dicon: ‘Tristi fummo / Ne l’aere dolce che dal sol s’allegra, / Portando dentro accidïoso fummo: / Or ci attristiam ne la belletta negra’ (485).

Questo diretto confronto tra il mondo dei vivi e quello dei morti si verifica anche nei quindici minuti in cui è consentito alla gente di parlare con i morti. Il fatto che Leopardi usi molte espressioni che derivano dalla Commedia di Dante pare in un certo senso ovvio; nella Divina Commedia Dante pellegrino è l’unico vivente che parla con i morti. Perciò la Divina Commedia è sicuramente una fonte, non solo per il coro dei morti, ma per tutto il Dialogo di Ruysch e delle sue mummie. Come dichiara Gorni nel suo saggio, «Dante, insomma, par suggerire a Leopardi le parole giuste, la sintassi specialissima dell’oltretomba» (486).