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     Dialogo di Ruysch

  Dialogo
 
     Testo
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     Temi
       - Morte
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Piacere

Il Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie si svolge in un’atmosfera notturna e cupa, temperata dall’ironia. Come già visto nel Coro, Leopardi affronta il problema della morte in chiave epicurea. La morte, nel nostro dialogo, è vista non solo come una non-causa di dolore, ma persino come effetto di piacere, nell’inconsapevole distacco dello spirito dal corpo. La morte, dunque, contrariamente alla vita, dove dominano il dolore, la malattia e il senso della gratuità dell’esistenza, assume connotati positivi. Questa caratteristica ha a che fare con le posizioni sensistiche assunte da Leopardi, in quanto comportano in sé un freno al piacere e alla felicità: «il piacere non si trova nella vita che come una forma di languidezza che conduce alla morte.» (Binni 1987: 88). Questo punto fondamentale è già toccato nel Coro dei morti che oltre ad essere un esempio eccellente di poesia, propone una visione della vita perduta e ormai sconosciuta. Leopardi stesso definiva il Coro come «un’imitazione dell’insensibilità e della morte». Il Coro esprime il messaggio seguente: la morte è un punto indolore e quieto che segna, se non l’inizio della felicità, almeno la fine del dolore.

Come dice De Robertis le teorie sensistiche che propongono ad esempio «l’insensibilità e la morte» (1996: 150) in quanto cessazione della sensibilità e quindi del dolore, oppure l’analogia col piacere, inteso come uno stato in cui non si sente il dolore, sono riscontrabili nello Zibaldone [2182]. Inoltre nella famosa raccolta filosofica dei Pensieri, il Pensiero VI esprime lo stesso concetto di piacere. Tra i seguenti passaggi dello Zibaldone [281-283] Leopardi si sofferma anche sul dualismo di anima e corpo, che nell’operetta è accentuato dal morto proponendo l’idea «che l’entrata e l’uscita dell’anima sono parimente quiete, facili e molli» (Leopardi: 2002: 181). Quindi ancora una volta è evidenziato lo stato di morte come piacere, perché se il passaggio dalla vita alla morte avviene per gradi e somiglia al languore del sonno, e pure ancora più dolce, esso libera «l’uomo dal maggiore patimento» che è la vita (Savoca 1998: 69).