Biografia di Ida Finzi

Ida Finzi nasce il 1 settembre 1867 a Trieste da Giuseppe Finzi e Chiara Clerle, ebrei emigrati dall’aerea veneta. La famiglia, di ideali irredentisti e aperta alle esperienze artistiche e intellettuali, subisce un tracollo finanziario nella metà degli anni 80. In concomitanza con la bancarotta, Finzi, diplomata nel 1881, intraprende la carriera da pubblicista con l’articolo “Questione d’attualità per le signore” apparso nel quotidiano triestino «L’Indipendente» il 9 luglio 1885, firmato con lo pseudonimo Haydée. Negli anni seguenti, Finzi collabora con diverse testate: dal «Piccolo» al «Fanfulla della domenica», da «Roma letteraria» all’«Illustrazione italiana» di Treves, sodalizio, quest’ultimo, iniziato nel 1887 e destinato a durare con poche interruzioni fino al 1933. L’«Illustrazione italiana» ospiterà, tra gli altri scritti di Finzi, i suoi reportage dell’Esposizione universale di Parigi del 1899 e i resoconti dell’annessione di Trieste all’Italia nel 1916.

Oltre alla pubblicistica, la produzione letteraria di Finzi appare molto variegata: è autrice di narrativa breve – la prima raccolta, Novelle e pometti, è edita nel 1895 – di scrittura teatrale, e frequenta assiduamente la letteratura per l’infanzia. L’opera di Finzi ottiene diversi riconoscimenti dai contemporanei: la novella Quintetto vince il premio Vallardi nel 1895 e, nel 1896, il racconto Il ritorno (edito nel 1903 per Roux e Viarengo) è primo classificato al concorso letterario indetto dalla rivista «Roma letteraria». Anche il suo primo romanzo, Faustina Bon, una rilettura del Faust con ambientazione teatrale, edito per i tipi di Treves nel 1914, è premiato al concorso Rovetta nel 1911. Nel 1916, dopo l’ingresso dell’Italia nel primo conflitto mondiale, Finzi lascia Trieste per ragioni politiche. Ripara a Bologna e a Milano da dove continua l’attività letteraria, approfondendo il tema dell’italianità a Trieste. Nel 1918 rientra nella città natale: risale a questo periodo la sua collaborazione al quotidiano triestino filo-socialista e internazionalista l’«Era nuova» di Francesco Paoloni.

Tra le due guerre, Finzi si avvicina all’ideologia fascista e collabora tra il 1935 e il 1938 a «Il popolo di Trieste», organo ufficiale del regime. Poco prima dell’emanazione delle leggi razziali, nel giugno del 1938, viene elogiata da Benito Mussolini per il componimento poetico Il nuovo Cinque maggio. L’inasprirsi delle persecuzioni degli ebrei la porta a lasciare Trieste nel 1943: si reca a Roma e a Portogruaro. Qui, ricoverata in un ospizio, muore il 23 gennaio 1946.