Biografia di Beatrice Speraz

Vincenza Speraz, conosciuta come Beatrice, nasce a Salona, città della regione spalatino-dalmata in Croazia, il 24 luglio 1839.

I genitori, Marino Sperac-Speraz e Elena Alessandri, formano una coppia mista: dalmata l’uno, istriana la seconda, e di diversa estrazione sociale. La definizione della propria identità è una problematica che affiora nelle testimonianze autobiografiche di Speraz. Così, infatti, l’autrice si descriverà nell’articolo Profili-Bruno Sperani, apparso in «Cronaca rossa» il 6 novembre del 1887: «nata da padre slavo di origine plebea, da madre latina di origine aristocratica, ha subito e subisce con un’intensità spesso dolorosa, le attrazioni e le repulsioni delle due razze che si incrociano in lei». Su questo l’autrice ritorna nel 1915 in Ricordi della mia infanzia in Dalmazia (1915): «triste cosa essere il frutto di due razze che non si somigliano affatto e che non si amano». In quest’ultimo testo, inoltre, Speraz allude all’opposizione della cerchia familiare materna al matrimonio con Sperac. Proprio nel seno della famiglia materna, in Istria, Speraz trascorrerà gli anni adolescenziali, dopo la morte di entrambi i genitori. Questi anni sono contraddistinti dalla costruzione di un notevole bagaglio culturale: oggetto di studio sono le opere di Leopardi e Manzoni tra gli italiani, e Goethe, Schiller e Heine tra i tedeschi.

A diciotto anni, nel 1857, convola a nozze con Giuseppe Vatta cedendo alle pressioni familiari. Il matrimonio, male assortito e travagliato, si conclude con una separazione dopo cinque anni. Nel frattempo, però, sono nati i primi tre figli di Speraz, Domenico, Maria e Elena, che rimangono con il padre, mentre la madre emigra a Trieste.

Qui incontra Giuseppe Levi, con il quale intreccia una relazione amorosa che durerà fino alla morte di questi, nel 1876. Anche il rapporto con Levi sarà fecondo e darà vita a quattro figlie: Giuseppina-Ginevra, Noemi, Gilda e Clotilde. La coppia vivrà a lungo in Toscana, dalla quale Speraz si sposterà proprio nel 1876 alla volta di Milano. Questo stesso anno è la data di inizio della carriera letteraria di Speraz, la cui prima prova sarà il racconto La notte del 6 febbraio comparso a puntate tra il 29 e il 31 agosto sulle colonne del quotidiano «La Perseveranza» e firmato con lo pseudonimo Livia. Questa carriera è contrassegnata dall’eclettismo: Speraz è traduttrice di testi in francese e tedesco per la casa editrice Treves; collabora con diverse testate giornaliste, come la «Nazione», il «Cafaro» e la «Gazzetta letteraria»; e, nel 1879 dà alle stampe per Brigola il suo primo romanzo, Cesare, firmato con lo pseudonimo Bruno Sperani, che sarà, da questo momento, l’unico utilizzato dall’autrice. La sua carriera di scrittrice è fitta di titoli: molti dei testi, com’è pratica usuale a questa altezza cronologica, vedono la luce su rivista e soltanto in seguito vengono raccolti in volume. La narrativa speraniana assume, fin dal 1885, con l’uscita de Nell’ingranaggio, dei tratti di critica sociale vicini alle posizioni dell’emancipazionismo femminile. In particolare, Speraz è attenta alla “questione della donna”, che viene variamente trattata dalla letteratura di mano femminile di area lombarda, e, soprattutto, al ruolo della donna nella famiglia e nella società. Sono riscontrabili, inoltre, le influenze del movimento socialista – soprattutto nel romanzo La fabbrica del 1894 – al quale l’autrice è personalmente vicina, come dimostrato dalla sua collaborazione a «Cronaca rossa» insieme a Turati, Cameroni, Virginia Olper Monis e Ghisleri. Milano e la Lombardia sono l’ambientazione fissa della narrativa speraniana, che si sofferma anche sulla Scapigliatura, ritratta in Numeri e sogni nel 1887. Speraz ha modo di entrare in contatto con il movimento scapigliato intorno al 1885 attraverso la sua relazione con Vespasiano Bignami, che sposerà con nozze civili nel 1913.

Nella prima Guerra Mondiale Speraz perde il nipote Giovanni, figlio di Gilda, e soffre dell’incarcerazione di Domenico, il suo primogenito. Su questi anni, sono ancora disponibili presso la Biblioteca Comunale Roberto Ardigò di Mantova i carteggi intrattenuti con la figlia Ginevra, che coprono gli anni dal 1891 al 1923. All’indomani della fine del conflitto mondiale Speraz lamenta un generale calo di salute e delle forze: si spegne a Milano il 2 dicembre 1923.