Cottini Osta, Amelia

Pseudonimo: Flavia Steno
Data di nascita: 1877
Luogo di nascita: Lugano
Data di morte: 1946
Luogo di morte: Genova
Nazionalità: italiana
Attività: giornalista, scrittrice

Amelia Cottini Osta, nota principalmente con lo pseudonimo Flavia Steno, riceve la sua prima formazione presso il Collegio delle Orsoline di Sant’Ambrogio a Milano e frequenta poi la Scuola Magistrale Cantonale di Losanna e il Politecnico di Zurigo. Dal 1895 insegna Letteratura italiana e Storia universale alla Scuola femminile di Locarno. Si trasferisce con il marito Giovanni Cottini nel 1898 a Genova, dove esordisce come giornalista sul «Secolo XIX», sotto la direzione di Luigi Arnaldo Vassallo (Gandolin). Da redattrice del quotidiano, Steno si occuperà di un vasto ventaglio di temi e argomenti: oltre alle questioni sentite come più affini alla femminilità (la moda, articoli di costume, reportage sulla condizione femminile e sulle attività delle donne), stende articoli di cronaca, di tema politico e industriale, giungendo, durante il primo conflitto mondiale, a lavorare come reporter di guerra. Da segnalare anche la sua corrispondenza dall’estero in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi nel 1900: durante il suo soggiorno in Francia conosce Marguerite Durand e l’entourage de «La Fronde» con cui collaborerà tra il 1904 e il 1905.

Alla fine del conflitto, Steno decide di capitalizzare la sua profonda esperienza nel campo giornalistico e il suo stretto legame con i fratelli Pio e Mario Perrone per fondare una propria rivista: comincia la storia de «La Chiosa». La testata, prima antisocialista e liberale, poi antifascista, è costretta ad una depoliticizzazione dei contenuti e dall’inizio del 1925 si trasforma in una rivista principalmente letteraria. L’allineamento al regime si compie con la cessione della rivista a «Il Giornale di Genova», che affida la direzione a Adriano Grande. Steno mantiene il suo posto di redattrice al «Secolo XIX» con l’interdizione, però, a trattare temi politici. Dal 1930 è responsabile della rubrica fissa La posta di Mirandolina, che le permette di mantenere un filo diretto con le lettrici. Nel 1932, grazie all’interessamento di Arturo Bocchini, ottiene la tessera fascista. Negli anni 40 si dedica principalmente alla sua attività di romanziera che, fin dal 1898, scorre parallelamente a quella giornalistica. Tra i suoi successi, il romanzo Sissignora! (1940), da cui verrà tratto l’omonimo film diretto da Ferdinando Maria Poggioli. Tra il 1919 e il 1925 «La Chiosa» è una cassa di risonanza delle opinioni di Flavia Steno. Il taglio politico che la direttrice dà alla rivista nei mesi immediatamente successivi alla fondazione è antisocialista e nazionalista. ((L’evoluzione della linea politica de «La Chiosa» è stata puntualmente ricostruita da Antonella Picchiotti nella sua monografia su Flavia Steno (2010, 337-426), a cui rimando.))

Anche Steno sottovaluta il movimento di Benito Mussolini, inizialmente considerato una “sana reazione” al clima di violenza instaurato dai socialisti. Il fenomeno fascista, quindi, si ritiene legato alle contingenze del biennio rosso, e destinato a scomparire una volta rientrata l’emergenza. Scrive Ferdinando Tenze in occasione dello scioglimento del Parlamento nell’aprile 1921: «il partito nazionale del fascismo, quello che ne forma la nobiltà autentica è patrimonio comune ad altri partiti, primissimo il nazionalista: il resto è tattica, non dottrina – e una tattica che per essere di violenta reazione dovrà necessariamente finire quando non esisteranno più le ragioni di questa reazione». ((Ferdinando Tenze, Il Parlamento è sciolto, anno III, n. 14, 9 aprile 1921.)) «La Chiosa» supporterà i Blocchi nazionali e, proprio dal maggio 1921, inizierà a osservare con particolare criticità il fascismo. Accanto alle prime condanne delle violenze squadriste e ai reiterati inviti alla classe dirigente a ripristinare la legalità, nel secondo semestre del 1922, Steno commenterà lucidamente l’operato politico di Mussolini, «uomo che ebbe indubbiamente la sua ora di benemerenza, ma che, da quelli che sono i presupposti fondamentali di un’Italia costituzionale e monarchica, si è scostato definitivamente con una prima dichiarazione di repubblicanesimo tendenziale e sempre più è andato allontanandosi sino alla sfida suprema di insurrezione lanciata prima in Parlamento poi tentata sulla piazza in occasione del recente sciopero […]». ((Flavia Steno, Moschettieri in berretto frigio, anno IV, n. 31, 10 agosto 1922.))
Assente dal settimanale è qualunque riferimento alla Marcia su Roma, ma puntuale il commento del primo discorso tenuto da Benito Mussolini da Presidente del Consiglio dei Ministri il 16 novembre 1922. Le «intemperanze verbali» del Ministro sono oggetto di critica, perché «certe cose che si possono spiegare dette con la camicia nera e il manganello in mano, non si possono più dire indossando la redingote. […] Quisquilie? No. Precisamente perché, oggi che ogni equivoco antilegalitario nei riguardi del Fascismo e delle intenzioni del Mussolini è stato dissipato, tutti gli italiani degni di questo nome debbono non solo inchinarsi al nuovo Governo dall’italianissimo e liberalissimo programma, ma aiutarlo e secondarlo nell’arduo sforzo della intrapresa ricostruzione, io credo sia lecito segnalare deplorandole queste ombre sul sole». ((Flavia Steno, Ombre sul sole, anno IV, n. 46, 23 novembre 1922, enfasi nell’originale.))
L’idea che, volenti o nolenti, si dovesse accettare e supportare la decisione del Re di istituzionalizzare il fascismo ritorna anche nell’articolo Il coraggio delle proprie opinioni. Si tratta della risposta di Steno a due lettere anonime che, appunto, criticavano l’atteggiamento de «La Chiosa» verso il fascismo. Dopo aver ripercorso l’evoluzione del movimento di Mussolini (da garante dell’ordine a rivoluzionario), Steno afferma: «Legalitaria, io sono, fino alle conseguenze più estreme, compresa quella che mi fa essere, oggi, ossequentemente ministeriale pur non essendo mussoliniana». Per questo, continua, «io penso che, oggi, essere o non essere per Mussolini e per il Fascismo sia questione superata». ((Flavia Steno, Il coraggio delle proprie opinioni. Lettera forzatamente aperta a “Realtà”, anno IV, n. 50, 21 dicembre 1922.)).
Sul proprio atteggiamento nei confronti del fascismo, Steno dovrà tornare nel marzo del 1924. Durante l’anno precedente la giornalista aveva seguito con attenzione le vicende del Partito Liberale e aveva fornito informazioni alle sue lettrici e ai suoi lettori sull’operato del fascismo e sui principali eventi nazionali. La linea politica “afascista” del settimanale fu notata e fortemente attaccata dalla redazione del «Giornale di Genova», organo del fascismo locale. È proprio in risposta al quotidiano che Steno pubblica l’articolo Ai signori del “Giornale di Genova”, rispondendo alle accuse di incoerenza lanciatele e rivendicando il proprio diritto di espressione: «Accusarmi di essere stata fascista nel 1921 e di non esserlo stata più quando il fascismo, incoronandosi di vittoria, trasmutava la fede di molti dei suoi gregari in un capitale assai redditizio, è farmi onore. Non ci tengo. […] Chi segue la Chiosa dal suo inizio e chi, soprattutto, conosce me, non può che sorridere di qualsiasi accusa che possa intaccare la drittura mia – e politica e morale – e la indipendenza di questo foglio. La Chiosa non è l’organo di nessuno. La Chiosa non è legata a alcuno. Può permettersi il lusso di approvare atti o atteggiamenti […] e può arrogarsi il diritto di dire, come dice, che detesta i metodi di violenza che sono tanta parte del fascismo». ((Flavia Steno, Ai signori del “Giornale di Genova”, anno VI, n. 11, 13 marzo 1924.))

Com’è noto, in seguito all’omicidio Matteotti entreranno in vigore le disposizioni sulla stampa fasciste approvate già l’anno precedente (il 12 luglio 1923). Quella per la libertà di stampa fu un’altra battaglia portata avanti da Steno su «La Chiosa», ((Cfr. Picchiotti, 2010, 280-293)) con esiti negativi.

Fonti: Picchiotti Antonella, Flavia Steno. Una giornalista, una donna, Fratelli Pirri, Genova, 2010; Valeria Stolfi, La collaborazione giornalistica di Flavia Steno con «Il Secolo XIX» e «La Chiosa». Vicende accadute in Svizzera, in Francia ed in Italia a partire dalla fine del secolo XIX fino al decorrere del 1927, Lampi di Stampa, Milano, 2007.

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