La gita a Chiasso

Trent'anni di sconfinamenti culturali tra Svizzera e Italia (1935-1965)

Associazione italo-svizzera di cultura (1945-)


L’Associazione italo-svizzera di cultura fu costituita a Roma il 22 febbraio del 1945 su iniziativa di Giovanni Ferretti, il quale intendeva in questo modo riorganizzare quello che fu il Centro Studi per la Svizzera italiana le cui attività erano cessate nel dicembre del 1943. Eretta ad ente morale per decreto del Presidente della Repubblica il 16 novembre del 1950, l’Associazione si dedicò in primo luogo alla promozione dei rapporti italo-svizzeri tramite l’organizzazione di eventi culturali. Presieduta da Luigi Einaudi fino al 1948 (data della nomina di quest’ultimo a Presidente della Repubblica), il comitato promotore dell’Associazione vedeva tra le sue fila diverse personalità che avevano avuto legami con la Svizzera tra cui, oltre allo stesso Einaudi, Luigi Rusca e Ignazio Silone.

Origine e Scopo dell’associazione

Come emerge dai documenti conservati presso l’Archivio Federale a Berna, subito dopo il crollo del fascismo Ferretti si adopera per mantenere in vita il “Centro Studi per la Svizzera Italiana” (afferente alla Reale accademia d’Italia) proponendo di ristrutturare l’ente su base associativa per renderlo in tal modo autonomo e indipendente da istituzioni governative. L’iniziativa desta inizialmente una certa diffidenza negli ambienti istituzionali svizzeri, tanto che il Consiglio Federale, interpellato dall’ambasciata svizzera di Roma sull’ateggiamento da assumere nei confronti di Ferretti, consiglia di temporeggiare e di evitare qualsiasi atto di riconoscimento ufficiale o ufficioso verso la costituenda associazione.

Il progetto di Ferretti inizia a maturare nell’estate del 1944. Il 27 novembre Peter Anton von Salis, Incaricato d’affari presso l’ambasciata svizzera di Roma, comunica al dipartimento degli esteri della Confederazione che i lavori per la «trasformazione del Centro Studi in una società autonoma» sono ormai in stato avanzato. Di fatti il 17 febbraio del 1945 von Salis invia a Berna una circolare del comitato promotore contenente una dichiarazione d’intenti dell’Associazione costituenda. Dallo stesso documento (), datato 25 gennaio 1945, si ricava che l’assemblea costituente era stata convocata per il 22 febbraio. Ne diede notizia la NZZ, sottolineando come la nuova Associazione avesse deposto le mire irredentiste che avrebbero invece contraddistinto le precedenti attività del Centro Studi ().

Sgomberato il campo dal sospetto di irredentismo, il programma dell’Associazione riprese sostanzialmente le attività del Centro Studi, e nella fattispecie la pubblicazione delle due collane «Quaderni italo-svizzeri» e «Studi e documenti», onde «promuovere gli studi relativi ai vincoli storici e alle relazioni culturali tra l’Italia e la Svizzera». Non fu invece possibile, come pure era nelle intenzioni di Ferretti, riprendere la tradizione dell’«Archivio storico», il che segnò la fine definitiva della rivista. Proseguì invece lo scambio dei libri, onde arricchire la biblioteca che l’Associazione aveva ereditato dal Centro Studi.

I primi anni di attività (1945-1949)

A differenza del Centro Studi, l’attività primaria dell’Associazione fu l’organizzazione di una nutrita serie di conferenze vertenti in primo luogo sull’esperienza dell’esilio svizzero durante la guerra, come testimonia il seguente elenco ricostruito sulla base dei documenti archivistici consultati:

  • Luigi Gasparotto, La Svizzera e il diritto di asilo nel Risorgimento italiano e nel momento attuale (12 maggio 1945)
  • Francesco Carnelutti, Università italiana in esilio (19 maggio 1945)
  • Ignazio Silone, Ricordi della Svizzera (26 maggio 1945)
  • Stefano Jacini, Ricordi dell’emigrazione italiana nella Svizzera (2 giugno 1945)
  • Gustavo Colonnetti, L’esperienza svizzera e la nostra ricostruzione universitaria (9 giugno 1945)
  • Giovanni Battista Boeri, La serena vita politica del Ticino (16 giugno 1945)
  • Concetto Marchesi, Asili ed esuli nel Canton Ticino (23 giugno 1945)

In relazione a questa prima serie di conferenze sono interessanti alcune osservazioni di von Salis, che rendono bene l’idea del tenore di questi interventi. Infatti, se von Salis da un lato sottolinea l’ottima propaganda che le conferenze significano per la Svizzera1, dall’altro non nasconde tuttavia l’effetto stancante e imbarazzante delle lodi talvolta sperticate che i relatori riservano alla Confederazione 2. Negli anni a seguire il quadro delle tematiche affrontate dai cicli di conferenze non si limita più alle testimonianze degli esuli, grazie soprattutto al coinvolgimento di relatori svizzeri che ampliano notevolmente il ventaglio degli argomenti affrontati:

  • Amintore Fanfani, Vita ed esperienza dei campi universitari di internamento (dicembre 1947)
  • Henri de Ziegler, L’Italie dans la vie et dans l’oeuvre de Jean-Jacques Rousseau (1948)
  • Sven Stelling-Michaud, L’Université de Bologne et les origines de la Confédération suisse (1948)
  • Guido Calgari, La Svizzera ed il 1848 (1948)
  • Arminio Janner, Jacopo Burckhardt e l’Italia (1948)
  • Paul Collart, La Suisse romaine (1948)
  • Jean Piaget, La pensée de l’enfant (1948)
  • Gustavo Colonnetti, Il senso della libertà nei ricordi di un esule in Isvizzera (1948?)
  • Ferruccio Parri, Europa e Svizzera (1949?)
  • Charly Clerc, Tableau des littératures suisses (1949)
  • Paul Ruegger, La Croce rossa, l’Italia e la Svizzera (1949)
  • Antonio Munoz, Architetti ticinesi a Roma nel Seicento (1949)
  • Antonino Janner, La protezione degli interessi stranieri – Aspetto positivo della neutralità svizzera (1949)

La collaborazione con la rivista «Svizzera italiana» (1946-1948)

Sull’esempio di Roma andarono costituendosi nel giro di pochi anni varie altre sezioni dell'”Associazione italo-svizzera di cultura” in città come Milano, Napoli, Firenze, Genova e Venezia. Uno degli obiettivi perseguiti da Ferretti nel momento in cui, sul finire del 1946, instaurò un sodalizio con la rivista «Svizzera italiana» diretta da Calgari, era quello di fornire alle varie sezioni tra di loro indipendenti una comune piattaforma di collaborazione e di scambio. Così, a partire dal primo numero del 1947, «Svizzera italiana» divenne l’organo ufficiale delle Associazioni italo-svizzere di cultura. Alla redazione svizzera di Locarno si affiancò una redazione italiana a Roma con Ferretti che divenne condirettore. Entrarono a far parte del Comitato di consulenza Luigi Einaudi, Egidio Reale, Ignazio Silone, Carlo Pellegrini e Diego Valeri.

I due anni (1947 e 1948) di collaborazione effettiva (e non soltanto nominale come più tardi sarebbe divenuta) segnarono il punto più alto della vita della rivista, in primo luogo grazie alla quantità e alla qualità dei contributi italiani: da Luigi Einaudi a Gaetano Salvemini, da Guido de Ruggieri a Maria Montessori, da Luigi Russo a Giulio Carlo Argan passando per Silvio D’Amico, Pietro Paolo Trompeo, Massimo Mila e molti altri ancora, la rivista raggiunse vette intellettuali che testimoniano della capacità di Ferretti nel cooptare forze culturali per la causa italo-svizzera.

La fondazione dell’Istituto svizzero di Roma e la morte di Ferretti (1948-1952)

La fondazione dell’Istituto svizzero di Roma il 27 dicembre del 1947 allo scopo di «contribuire allo sviluppo delle relazioni scientifiche e culturali tra la Svizzera e l’Italia», vanificò per molti aspetti il senso stesso dell’Associazione italo-svizzera di Roma che a livello di mezzi non poteva competere con il neonato Istituto. Ferretti cercò di instaurare un rapporto di collaborazione, rivedendo anche gli statuti dell’Associazione di modo che in caso di scioglimento di quest’ultima i libri della biblioteca potessero andare alla biblioteca dell’Istituto.

Intanto, in seguito alle dimissioni di Luigi Einaudi chiamato alla Presidenza della Repubblica, Carlo Sforza il 23 ottobre 1948 fu eletto nuovo Presidente dell’Associazione. L’attività continuò a concentrarsi in primo luogo sull’organizzazione di conferenze, mentre il 16 novembre del 1950 l’Associazione fu eretta ad ente morale. I documenti a nostra disposizione non permettono di ricostruire quale sia stato il successivo percorso dell’Associazione. Di certo sappiamo che le pubblicazioni delle due collane sostanzialmente cessarono nel 1948 (due volumi rispettivamente di Antonio Baldini e Giovanni Ferretti annunicati nel 1949 per «Studi e documenti» non furono mai pubblicati). Inoltre è ipotizzabile che con la morte di Ferretti (1952), vera e propria anima dell’Associazione, il destino di quest’ultima, complice la già ricordata attività dell’Istituto svizzero, fosse in certo modo segnato, come del resto avevano paventato nell’estate del 1949 fonti dell’ambasciata svizzera a Roma: «Sollte gar eines Tages Ferretti nicht mehr zur Verfügung stehen, so wäre das weitere Bestehen der “Italo-Svizzera” stark in Frage gestellt, denn das ganze Vereinsleben ruht in seinen Händen, besonders da Sforza infolge anderweitiger Inanspruchnahme kaum Zeit hat, sich mit ihr abzugeben»3.


  1. Cfr. la lettera di Peter Anton von Salis al capo dell’EPD Max Petitpierre del 26 maggio 1945 con riferimento alla conferenza di Francesco Carnelutti ()
  2. Cfr. la lettera di Peter Anton von Salis al capo dell’EPD Max Petitpierre del 9 giugno 1945 con allegati gli inviti dell’AISC alle conferenze di maggio e giugno ()
  3. Cfr. … (→)

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