La gita a Chiasso

Trent'anni di sconfinamenti culturali tra Svizzera e Italia (1935-1965)

Il bel libro italiano moderno

L’impostazione tematica della mostra

Nella prima lettera inviata a Burkhardt il 10 gennaio 1938, Rusca sottolinea la necessità definire l’argomento dell’esposizione e propone il tema La Svizzera nella moderna produzione libraria e cartografica italiana. Da una nota in margine alla lettera di pugno di Burkhardt (?) emerge come Zoppi avesse proposto un tema simile («Le relazioni italo-svizzere nella produzione libraria») (). Quest’idea iniziale, tuttavia, trova solo parzialmente conferma nell’impostazione definitiva della mostra. Se infatti è vero, come scrive Montano nella prefazione al catalogo,  che «nei nomi elvetici, insigni nell’editoria italiana, che figurano su tanti dei “pezzi” mostrati, nelle edizioni di autori ticinesi, nelle illustrazioni di artisti svizzeri a opere italiane» appaiono altrettanti «segni della solidarietà culturale tra i due paesi», è anche vero tuttavia che, come annuncia già il titolo, è la bellezza della veste tipografica del libro a costituire l’effettivo argomento della mostra. Non solo: poiché questa che viene definita una vera e propria «rinascita dell’arte del libro» viene esplicitamente rivendicata come una conquista del «ventennio» fascista (). È chiaro che sotto questi auspici resta ben poco dell’impostazione originaria, tanto che la mostra finisce per confermare tra l’altro i timori iniziali di Burkhardt, il cui invito ad esporre anche le opere di Croce cade non a caso nel vuoto, come inequivocabilmente testimonia il catalogo dell’esposizione ().

Significato politico e culturale

La mostra fu inaugurata dai discorsi del console generale d’Italia a Zurigo, di Burkhardt, di Abegg, e di Arnoldo Mondadori. La presenza di quest’ultimo fu in forse fino a pochi giorni prima dell’inaugurazione, ma ebbe un importante significato culturale e politico, come si deduce da una lettera (→) inviatagli da Lorenzo Montano il 25 ottobre 1938 (una decina di giorni prima dell’inaugurazione). Nella lettera Montano esortava Mondadori a essere presente, perché in caso contrario sarebbe stato sostituito da Francesco Ciarlantini, operatore culturale (letterato, giornalista, etc.) e propagandista del regime fascista: Ciarlantini era infatti stato proposto inizialmente da alcuni come organizzatore e patrono della mostra, ma la sua candidatura era caduta quando fu messo avanti il nome di Arnoldo Mondadori. La partecipazione di Ciarlantini avrebbe quindi dato alla mostra una direzione culturale ancora più di regime. 1.

L’invito ai soci dell’ASRI conservato nell’archivio della ZB di Zurigo.

Ricezione

La mostra fu recensita positivamente sul “Corriere del Ticino”, 7 novembre 1938, p. 2 () e ne diedero notizia anche la «NZZ» (), il «Zürcher Tagblatt der Stadt Zürich», il «Tagesanzeiger» e alcune testate romande. Ma fu soprattutto la stampa fascista a dare risalto alla mostra, e in particolare la rivista luganese «Squilla italica» () che, come il quotidiano romano «Lavoro fascista» (), enfatizzarono, tra le altre cose, le lodi al «genio di Mussolini» espresse in occasione dell’inaugurazione della mostra dall’allora Presidente dell’ASRI Carlo Julius Abegg.


  1. Per un approfondimento del significato politico e culturale della mostra si veda Alessandro Bosco e Stefano Bragato, Divulgazione della cultura italiana in Svizzera durante gli anni del fascismo. Zoppi, Rusca, Mondadori e il caso della mostra del Bel libro italiano moderno a Zurigo e Losanna (1937-1939), in «Rassegna Europea di Letteratura Italiana», 49-50, 2017, pp. 201-11

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