Offergeld Merlo, Maria


Giornalista e traduttrice dal tedesco. Collabora a «La Chiosa» dal 1920 al 1922, ed è responsabile della corrispondenza Lettere dalla Germania. Gli articoli seguono con attenzione gli sviluppi dell’attualità e vertono principalmente sulle conseguenze economiche e morali del conflitto in Germania ((La decadenza morale della Germania, anno II, n. 12, 18 marzo 1920)), con particolare attenzione alle nuove generazioni ((I bimbi dei vinti, anno II, n. 13, 25 marzo 1920; Pietà o giustizia?, anno III, n. 5, 3 febbraio 1921)). In più occasioni, nel 1921, Offergeld si occupa dei festeggiamenti per il Centenario di Dante e della ricezione del poeta in Germania ((Dante in Germania, anno III, n. 47, 1 dicembre 1921)): «È vero: quanto più si soffre tanto più ci si sente vicini a lui [Dante] e ci pare di saperlo comprendere. E la serie di commemorazioni dantesche che la Germania tributò al poeta ha una doppia origine. Prima di tutto commemorare Dante Alighieri era una di quelle cose che si devono fare (E, come sapete, sulle cose che si devono fare, qui non si transige). E non solo per l’origine (remota, è vero!) tedesca del poeta, ma per provare al mondo che la cultura tedesca passa sopra a risentimenti e rancori e riconosce e onora genio, bellezza, virtù sempre quando lo meritino. Neppure durante la guerra, in onore a questo principio, si cessò dal rappresentare opere di Verdi o drammi di Shakespeare, e adesso si onora Dante in omaggio al suo genio non internazionale ma universale. E si onora in lui […] “non l’italiano, bensì il nostro fratello nel dolore e il grande giustiziere”. Ed ecco la seconda origine di quella vasta corrente che diede alla commemorazione Dantesca un carattere speciale, quale non ebbe né in Inghilterra né in Francia. La Germania vede in questo momento in Dante il suo fratello nel dolore. Vittima anche lui di una grande ingiustizia storica che il tempo non mancò di rettificare, anche lui senza amici, povero, senz’altro bene che la sua dignità e il suo genio, andò ramingo, misconosciuto condannato a morte dai suoi stessi concittadini che avrebbero dovuto metterlo su un altare» ((ivi.)).

Un altro aspetto delle Lettere dalla Germania riguarda il ruolo e le attività delle donne nella società tedesca. Prendendo spunto dal referendum indetto da «La Chiosa» Le qualità della moglie, Offergeld traccia i tratti della femminilità tedesca, priva degli eccessi di sentimentalismo della “donna latina” e dotata, invece, di un profondo senso della domesticità. «Tutto sommato, le virtù della buona moglie tedesca non hanno nulla di straordinario né di soprannaturale, E all’infuori dell’attività instancabile, sono piuttosto passive, ma riposano sopra due concetti capaci di condurre lontano 1) il concetto del proprio dovere; 2) il concetto che lui, il marito è il vero capo della famiglia, e che lei, la moglie gli deve affetto e… sottomissione. E questo secondo concetto è infinitamente lusinghiero per il marito, tanto lusinghiero che basterebbe da solo a fare la buona moglie. Le nuove condizioni giuridiche e sociali della donna tedesca vanno modificando questo patriarcale stato delle cose?» ((Maria Offergeld Merlo, La buona moglie tedesca, anno IV, n. 9, 2 marzo 1922.)). Nella seconda parte dell’articolo, pubblicata il 16 marzo, Offergeld traccia una panoramica del movimento femminista tedesco che, a suo parere, stentò ad affermarsi tra le donne del secondo Ottocento. La guerra, al termine della quale le tedesche ottennero i diritti di cittadinanza, funziona quindi da spartiacque. «Il dono inaspettato [dei diritti da parte dei politici], che poteva anche voler dire: Io ho sbagliato, vedi un po’ se sai far meglio di me! fu accolto senza entusiasmo. […] Una cosa è sicura, ed è che la conquista della scheda elettorale, all’atto pratico, non ha portato nella compagine dell’esistenza familiare alcuno di quegli sconvolgimenti preconizzati da tutti gli oppositori a questa lenta e meritata ascesa della donna verso la vita pubblica». ((La buona moglie tedesca II, anno IV, n. 11, 16 marzo 1922.)) Offergeld registra inoltre i cambiamenti apportati dalla guerra allo stile di vita femminile, soprattutto per quanto concerne la diffusione del lavoro extradomestico. Alle varie carriere aperte alle donne in Germania è invece dedicato l’articolo Sulla soglia della vita ((anno IV, n. 15, 13 aprile 1922)).

Fonte: World biographical Index