Goss, Elsa

Luogo di nascita: Stresa

Giornalista genovese. Esordisce come pubblicista su «La Chiosa» nel 1919, a cui collabora fino al 1922. Tornerà al settimanale come direttrice nel 1926, per lasciarlo definitivamente nel luglio dell’anno successivo.

I primi articoli di Goss sono dedicati alla discriminazione del lavoro femminile da parte degli ex-combattenti, e inaugurano un filone tematico vivace e persistente ne «La Chiosa». Diversi dei suoi articoli si incentrano sulla promozione della cultura femminile ((Le intellettuali, anno II n. 1, 1 gennaio 1920; I nostri amabili contraddittori, anno II, n. 5, 29 gennaio 1920)) e sull’osservazione delle dinamiche di genere nella società. Su «La Chiosa» Goss pubblica inoltre uno studio della figura della donna nubile nella letteratura francese, comparso parzialmente nel 1920 ((anno II, n. 15, 8 aprile 1920)) e pubblicato integralmente nel febbraio del 1927.

Il 1 luglio del 1926 Goss annuncia alle lettrici de «La Chiosa» di aver preso in mano la direzione della rivista, rivolgendo «un caldo ringraziamento alle mie gentili collaboratrici, al pubblico il quale accolse la notizia con tanta affettuosa simpatia, ed un deferente saluto alla Signora Flavia Steno, che di questo giornale fu fondatrice e direttrice valorosissima che, chiamandomi a far parte della prima redazione, mi tenne, per così dire, a battesimo nella carriera giornalistica» ((Elsa Goss, Confessione al pubblico, anno VIII, n. 23, 1 luglio 1926)). Dichiaratasi una “fascista della primissima ora”, da questo momento in poi Goss si occuperà a più riprese di temi connessi al regime, commentando la cronaca, e in particolare l’attentato a Benito Mussolini del 7 aprile 1926, tracciando il profilo di personaggi illustri, come Giovanni Pala e Margherita Sarfatti, e commemorando eventi fondativi, come la Marcia su Roma.

A un anno di distanza, il 21 luglio 1927, Goss si accomiata dalle lettrici: l’articolo di saluto lascia intendere un disaccordo della giornalista rispetto ai cambiamenti previsti per la testata: «La Chiosa esce, da oggi, alquanto modificata nel numero delle pagine e nel testo, ed è quindi logico che essa cambi, anche, di Direzione. Rivolgo un caldo, commosso saluto alle gentilissime abbonate e lettrici che mi circondarono con tanto fervore di consenso e di affettuosa simpatia durante quest’anno di vita spirituale comune: ringrazio le collaboratrici tutte ed i collaboratori che lavorarono con tanta fede e con tanto entusiasmo al mio fianco: rivolgo una particolare espressione di gratitudine devota alle scrittrici illustri, che con gesto di bontà indulgente mi permisero di fregiare la mia piccola Chiosa del loro nome glorioso: ed auguro, alla nuova direzione del giornale ed alla novella edizione del medesimo, il più lieto successo» ((Elsa Goss, Commiato, anno VIII, n. 28, 21 luglio 1927)).

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