La gita a Chiasso

Trent'anni di sconfinamenti culturali tra Svizzera e Italia (1935-1965)

VIII Festival internazionale del film di Locarno

L’VIII Festival internazionale del film di Locarno si tenne dall’1 all’11 luglio del 1954. Nel giugno del 1954, dopo anni di tentennamenti, Philipp Etter aveva finalmente conferito al Festival il riconoscimento ufficiale da parte della Confederazione. Nell’edizione precedente del 1953 il Festival aveva inoltre per la prima volta aperto la selezione anche ai film «d’oltre cortina», provenienti cioè dai paesi socialisti. Quest’apertura, che segnò una vera e propria svolta, si scontrò violentemente con il clima di chiusura e di provincialismo di «una regione di sottosviluppo come il Ticino» acuiti dalla nevrosi maccarthista che vedeva comunisti e filocomunisti minacciosamente annidarsi in ogni angolo dell’«Acropoli» occidentale per attentare ai valori del «mondo libero».

Al Festival del 1954 questo clima di tensione e di sospetti raggiunse il culmine mettendo a nudo i risvolti più reazionari e oppressivi della (sotto)cultura dominante, figlia in gran parte di quella dottrina dell’elvetismo profondamente radicata nel senso comune. A farne le spese fu, in quel 1954, un cronista cinematografico d’eccezione, inviato del quotidiano liberale «Il dovere», ovvero Enrico Filippini che nel novembre di quello stesso anno avrebbe definitivamente lasciato Locarno e la Svizzera per stabilirsi in Italia. La “colpa” di Filippini, giovane insegnante di scuola elementare ad Ascona, fu quella di avere recensito positivamente, come oggettivamente meritavano, due film d’«oltre cortina», ovvero Rotation di Wolgang Staudte (Germania Est, 1949) e Princ Bajaja di Jirì Trnka (Repubblica Cecoslovacca, 1950), e di avere allo stesso tempo definito «un’indecenza» uno dei pochi film italiani in concorso, ovvero La grande speranza di Duilio Coletti (Italia, 1954) che esaltava le eroiche gesta della marina italiana durante la guerra fascista.

La stampa clerico-fascista, e su tutti il bellinzonese «Giornale del popolo», gridò al complotto filocomunista, teorizzato in particolare da tale Giuseppe Biscossa, già collaboratore del Candido di Guareschi nonché membro della commissione di selezione del Festival e primo sostenitore della Grande speranza, film che, come si sarebbe scoperto in seguito, aveva ottenuto il premio clericale dell’officio internazionale cattolico. Come se non bastasse, Filippini subì pubblicamente pesanti minacce verbali da parte del Presidente del Festival, Camillo Beretta, il quale si produsse, colmo dell’isteria e dell’intolleranza, anche in una scazzottata ai danni di un collega di Filippini come lui ritenuto un “comunista malfottuto”.

 

Bibliografia di riferimento:

  • Guglielmo Volonterio, Per uno spazio autonomo, Locarno, Edizioni Festival, 1977.
  • Id., Dalle suggestioni del Parco alla grande Festa del Cinema. Storia del Festival di Locarno 1946-1997, Venezia, Marsilio, 1997.

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