L‘arguzia di Giotto

La parte introduttiva della novella VI.5 esprime un vero e proprio panegirico del genio artistico e dell’umiltà di Giotto. Verso la fine della novella si accenna ad un’altra caratteristica particolare dell’artista, cioè di essere un "bellissimo favellatore". Il motto finale fornirà, in effetti, una prova acuta della prontezza di parola di Giotto. Giotto parlando quale favellatore a Forese rispecchia la funzione di Panfilo-narratore che a sua volta si rivolge ai membri della brigata.

Lo spirito di Giotto diventerà leggendario. Vorremmo proporre a questo proposito alcuni aneddoti messi per iscritto dall’Anonimo Fiorentino nel suo Commento alla Divina Commedia, e da Giorgio Vasari nelle sue Vite.

Anno
Autore
Antagonista di Giotto
Argomento dell‘aneddoto
1395
Anonimo Fiorentino
un cardinale di Bologna Color
significato delle due corna della mitra di un vescovo
1550
Giorgio Vasari
un cortigiano messaggero

di papa Benedetto XII

l’ "O" di Giotto
1550
Giorgio Vasari
Roberto d’Angiò,

re di Napoli

caricatura del reame

(ed altri aneddoti)

Gaetano Milanesi (MILANESI, 1906, p.426) mette in luce che Giotto fu anche poeta. Il barone di Rumohr, infatti, scoprì una canzone in lode della Povertà, scritta da Giotto.