"[...] Sentì tanta fama e grido di questo mirabile artefice Papa Benedetto XII da Tolosa che, volendo fare in San Pietro di Roma molte pitture per ornamento di quella chiesa, mand in Toscana un suo cortigiano, che vedesse che uomo era questo Giotto e l'opere sue, e non solamente di lui, ma ancora degli altri maestri che fussino tenuti eccellenti nella pittura e nel musaico. Costui, avendo parlato a molti maestri in Siena, et avuti disegni da loro, capit in Fiorenza per vedere l'opere di Giotto e pigliar pratica seco; e cos_ una mattina, arrivato in bottega di Giotto che lavorava, gli espose la mente del papa et in che modo e' si voleva valere dell'opera sua. Et in ultimo lo richiese che voleva un poco di disegno per mandarlo a Sua Santit . Giotto, che cortesissimo era, squadrato il cortigiano prese un foglio di carta et in quello, con un pennello che egli aveva in mano tinto di rosso, fermato il braccio al fianco per farne compasso e girato la mano, fece un tondo s_ pari di sesto e di proffilo, che fu a vederlo una maraviglia grandissima. E poi, ghignando, volto al cortigiano gli disse: Eccovi il disegno¯. Tennesi beffato il mandato del papa, dicendo: Ho io <a> avere altro disegno che questo?¯ Rispose Giotto: Assai e pur troppo _ quel che io ho fatto: mandatelo a Roma insieme con gli altri e vedrete se sar conosciuto¯. Partissi il cortigiano da Giotto, e quanto e' pigliasse mal volentieri questo assunto, dubitando non essere uccellato a Roma, ne fece segno co 'l non esser satisfatto nel suo partire; pure, uscito di bottega e mandato al papa tutti e' disegni, scrivendo in ciascuno il nome e di chi mano egli erano, tanto fece nel tondo disegnato da Giotto e nella maniera che egli l'aveva girato, senza muovere il braccio e senza seste, fu conosciuto dal papa e da molti cortigiani intendenti quanto egli avanzasse di eccellenzia tutti gli altri artefici de' suoi tempi. E perci, divulgata<s>i questa cosa, ne nacque quel proverbio familiare e molto ancora ne' nostri tempi usato: Tu sei pi tondo che l'O di Giotto¯. Il qual proverbio non solo per il caso donde nacque si pu dir bello, ma molto pi per il suo significato, che consiste nella ambiguit del tondo, che oltra a la figura circulare perfetta significa ancora tardit e grossezza d'ingegno. Fecelo dunque il predetto papa venire a Roma, onorandolo grandemente e con premi riconoscendolo, dove fece la Tribuna di San Pietro et uno angelo di sette braccia, dipinto sopra l'organo, e molte altre pitture [...]"
(Giorgio Vasari, Le Vite, (ed.1550), a c. di Luciano Bellosi e Aldo Rossi, Torino, Einaudi, 1986, p.121-122.)
Bellosi nel suo commento alle Vite nota che è impossibile che si tratti di Benedetto XII, papa avignonese dal 1334 al 1342. È più probabile che il personaggio in questione sia Benedetto XI da Treviso, papa dal 1303 al 1304, e successore di Bonifacio VIII. Benedetto XI sarà, inoltre, il protagonista di questo aneddoto nelledizione del 1568 delle Vite.
Finora non è stata scoperta una fonte per questa legenda; Falaschi osserva, però, che il racconto ha un suo possibile predecessore in Plinio (FALASCHI, 1972, p.23).
Il critico osserva, fra laltro, che
"The perfectly controlled line is symbolic of the artists technical skill. Vasari may also have narrated the incident to demonstrate Giottos intellect as being superior to that of the Popes courtier, as the Lives include many stories which support his own theories or illustrate an artists personality. The "O" represents something which seems simple yet can only be achieved by someone of genius and tale, which displays the artists self-confidence and a facet of his character, spans the concepts of genius and dexterity."
(FALASCHI, 1972, p.23-24)