Sandgren, Astrid


Non sono reperibili notizie biografiche su Astrid Sandgren. Su «La Chiosa» pubblica due articoli, uno nel 1922 e l’altro nel 1925 (contrassegnati come “Lettere scandinave”). Entrambi contribuiscono a diffondere un modello di donna ‘nordica’ come indipendente e dotata di un’ampia mobilità. Il primo è dedicato a due donne scandinave: la prima, di cui non è stato possibile recuperare gli estremi biografici, è Marta Lundahl, «semplicemente una maestra di ginnastica, una delle numerosissime che l’Università di Upsala [sic.] abilita ogni anno all’insegnamento della ginnastica scientifica e del massaggio altrettanto rigorosamente scientifico». ((Astrid Sandgren, Da Marta Lundhal a Selma Lagerlöf, anno IV, n. 3, 19 gennaio 1922)) La fama di Lundhal deriverebbe dalla scoperta di un metodo per sconfiggere la pinguetudine, attraverso ginnastica e diete. La seconda personalità trattata, invece, è Selma Lagerlöf, di cui Sandgren traccia un lusinghiero profilo bio-bibliografico, che così si conclude: «Femminista convinta, la Lagerlöf ha precluso a se stessa la vita matrimoniale per potersi dedicare più completamente alla sua arte. È infatti una creatura appassionata di libertà, piena di volontà e di energia, innamorata del suo Paese, del suo cielo, delle sue foreste, del suo mare, delle sue leggende, del suo mistero». ((ivi))

Di nuovo dedicato alle insegnanti di ginnastica è l’articolo Marta s’è laureata. L’articolo prende le mosse dalla laurea della nipote di Sandgren per soffermarsi su una riabilitazione del corso di studi e sulla professione prescelta: «Vedo le signorine latine, tedeschi, anglosassoni, delle quali ho conosciuto durante il mio vagabondaggio un campionario, arricciare il naso. Maestra di ginnastica? Infermiera? O che razza di laurea? So perfettamente che tutte le signorine di cui sopra hanno ancora una pallida e assai approssimativa idea di ciò che sia l’Università di Upsala [sic.] per la cultura fisica». ((Astrid Sandgren, Marta s’è laureata, anno VII, n. 9, 26 febbraio 1925.)) Sandgran riflette anche sul futuro post-laurea di Marta: l’apertura di un Istituto in Belgio o in Francia: «– Come? Vorresti avventurarti in un’impresa simile? Da sola? […] – Zia! Ho vent’anni e sono forte. L’impiego ch’io sogno della mia laurea è il solo che realizzi quelle condizioni di indipendenza che sono un bisogno del mio spirito». ((ivi.))