Baronchelli Grosson, Paola

Pseudonimo: Donna Paola, Costanza di Claudio
Data di nascita: 1866
Luogo di nascita: Bergamo
Data di morte: 1954
Luogo di morte: Quarto dei Mille
Nazionalità: italiana
Attività: giornalista, scrittrice

Esordisce nel 1895 come giornalista con lo pseudonimo di Donna Paola sulla «Scena illustrata» di Firenze, dove, dal 1897 al 1908, è caporedattrice e responsabile della rubrica “Calende e idi”. Oltre alla collaborazione a numerose altre riviste, è attiva conferenziera e romanziera. Nazionalista e interventista, durante il fascismo diminuisce di molto la sua attività. Alla fine degli anni Venti, dopo un breve periodo di permanenza a Roma, si trasferisce a Nervi, nei pressi di Genova.

Fino alla metà del 1925 Donna Paola è una più prolifiche collaboratrici de «La Chiosa». La maggior parte dei suoi articoli figurano nella rubrica settimanale “Lettere romane”, che firma con lo pseudonimo Costanza di Claudio. Le cronache dalla capitale abbracciano un ampio ventaglio di temi, che riguardano solitamente eventi significativi dal punto di vista politico o culturale (dalle crisi di governo, al Giubileo, fino alle mostre d’arte), personalità o curiosità. Altri articoli sono dedicati al rapporto tra la politica e le donne: l’invito costante alle lettrici è di usufruire dei mezzi di informazione e di educazione alla vita civile per acquisire una maggiore consapevolezza: «Cittadina: questo la donna dovrà essere, con tutto il cuore e tutta l’anima e tutta la intelligenza. Cittadina, votata al bene del Paese, collaborante alla sua sorte presente ed avvenire, sia come cittadina eguale [nei] diritti e nei doveri agli uomini, sia come madre con diritti e doveri maggiori e più imprescindibili di quelli degli uomini. E ogni donna al suo posto: […] dove la conduce, a lenti e ponderati passi, la propria consapevolezza frutto dello studio, della meditazione, e anche della altrui propaganda». ((Un partito politico femminile?, anno II, n. 27, 1 luglio 1920)) Il problema della rappresentanza femminile nelle istituzioni, soprattutto in relazione alla questione del lavoro femminile, progressivamente ostracizzato, è anche al centro della riflessione: nel luglio del 1921, ad esempio, Donna Paola riporta gli estremi dell’ordine del giorno elaborato nel corso di una riunione indetta dall’Associazione per la donna per discutere le rappresaglie degli ex combattenti contro le lavoratrici. «E mentre si rileva come secolari esperienze dimostrano vano e pericoloso tentare di arrestare tali correnti [di emancipazione femminile] che rispondono ad un imperioso bisogno di vita, si riafferma il diritto della donna al lavoro tanto manuale che intellettuale, sancito da tutte le nazioni più progredite e confermato in Italia colla legge Sacchi 1919. Si fa inoltre notare come il problema complesso della disoccupazione non viene risolto con la violenta sostituzione di masse disoccupate, condannando alla disoccupazione quelle che già lavorano; che se, generalizzando, si volesse ancora sfruttare la tesi che molte delle donne impiegate non si trovano nell’assoluta ed immediata necessità di guadagnarsi la vita o di far fronte al proprio avvenire, si oppone che tali fortunati casi formano un’esigua minoranza e ed hanno riscontro anche nel personale maschile. […] Spira un vento nemico a tutto l’intervento femminile nella vita nazionale… e bisogna anche che le più avverse alla concessione del voto politico alla donna riconoscano almeno questo: che tanto infierire può essere impunemente mosso ed aver alimentato [sic.] dal fatto che nessuna donna siede in parlamento a difendere le lavoratrici» ((Lotte, anno III, n. 17, 28 aprile 1921)). Infine, un bilancio amaro della situazione delle lavoratrici all’indomani dell’emanazione delle norme discriminatorie fasciste viene stilato nell’articolo Lugete, Veneres… , e connesso a un più generale giudizio sulla società: «Ma comunque, questo problema della occupazione e della disoccupazione femminile non è uno di quelli che si liquidano con ukase governativi, né con congressi femminili, né con articoli di giornale. La questione è grave e assai complessa – e, secondo me, tiene a tutto il congegno delle nuove esigenze finanziarie, dei nuovi atteggiamenti morali, dei nuovi orientamenti sociali – tale e quale le altre numerose quistioni, che assillano la mente dei legislatori, che incuriosiscono lo spirito degli osservatori, che richiamano l’attenzione degli studiosi, che tormentano fino allo spasimo i raggruppamenti familiari. Volerne fare una questione a sé, risolvibile con provvedimenti empirici e, peggio che mai, con risatine ironiche o profezie catastrofiche – è, secondo me, dimostrare di non capire niente, non solo della questione, ma di tutto quel negrore di difficoltà e di sofferenze, che occupa il cul di sacco entro il quale è andata a cacciarsi l’epoca nostra». ((Lugete, Veneres… anno V, n. 6, 8 febbraio 1923))
Oltre a occuparsi di “Lettere romane”, Donna Paola pubblica alcuni profili di donne per la rubrica “Femminilità del passato”, articoli di costume e novelle.

Nel marzo del 1924 viene pubblicato, anonimo, l’articolo Scrittrici fasciste: assieme a Margherita Sarfatti, Sibilla Aleramo e Annie Vivanti figura anche Donna Paola «che non appartiene più alla famiglia de “La Chiosa”». ((anonimo, Scrittrici fasciste, anno VI, n. 12, 20 marzo 1924.)) In realtà, Baronchelli Grosson pubblicherà ancora degli articoli sul settimanale, seppure più sporadicamente, fino al maggio 1925. In un commento in esergo all’articolo Cose vecchie e fatti nuovi della serie “Lettere romane” così si legge: «La nostra carissima corrispondente da Roma Costanza di Claudio ristabilita da una lunga infermità che ci costrinse a privarci per parecchi mesi delle sue corrispondenze così personali, così acute, così maschie, torna oggi al suo posto di lavoro con rinnovate energie e con immutato affetto». ((N. d. D., Cose vecchie e fatti nuovi, anno VI, n. 46, 13 novembre 1924.))

Fonte: Dizionario Biografico – Treccani