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Romanisches Seminar Prof. Dr. Tatiana Crivelli

Dottorati

Tesi in corso:

Riccardo Fornera, "Stratificazioni" di Alice Ceresa.
"Stratificazioni" è un testo inedito scritto da Alice Ceresa negli anni Settanta che rappresenta l'evoluzione tematica e formale del libro più famoso dell'autrice svizzera, "La figlia prodiga". Ad oggi non esistono studi specifici su questo romanzo, di cui sono conservati un dattiloscritto completo e numerose bozze scartate presso l'Archivio letterario svizzero di Berna (ASL). La mia ricerca si propone quindi di avviare un'indagine filologica sull'insieme di questi materiali, per poi analizzare nel dettaglio tutti gli aspetti formali e tematici di un testo innovativo e unico nel panorama letterario svizzero e italiano, inserendolo nel fervido contesto culturale degli anni Settanta.
Co-relatrice Dr. Laura Fortini, Università Roma Tre
Contatto: riccardo.fornera@uzh.ch

Sara Pesce, Le Operette morali di Giacomo Leopardi e il modello illuministico dei Göttergespräche di Christoph Martin Wieland.
L’oggetto d’indagine è costituito dalle Operette morali di Giacomo Leopardi, testo cui è stato dedicato un numero considerevole di scritti e di studi. Tuttavia, in termini di contatto con la cultura tedesca a lui contemporanea, scarsa è stata l’attenzione sul testo leopardiano così profondo e importante per il patrimonio letterario italiano – e internazionale. L'interesse per il rapporto con la cultura tedesca si limita a ben pochi contributi in questa direzione e, perlopiù si tratta di studi tutti volti alla figura di Leopardi e alla sua opera in generale. Con la mia ricerca intendo spostare l’attenzione sulle Operette morali, nonché integrare all’analisi, delle riflessioni sull’ambiente letterario tedescofono dell’Ottocento delineando, grazie ai Göttergespräche di Christoph Martin Wieland, i circuiti di diffusione letteraria di quel tempo.

Paola De Piante Vicin, Identità di confine e plurilinguismo. Letteratura dei Grigioni tra il 1945 e il 1990 (Progetto FNS. Primo relatore: Prof. Dr. Rico Valär, UZH)
A partire dal 1945, il cantone del Grigioni è scenario di un’enorme svolta sociale ed
economica, che sconvolge le strutture delle comunità ancora prevalentemente agrarie e
fa aumentare la consapevolezza culturale. Le conseguenze di tale svolta per la
costruzione identitaria, sia individuale che collettiva, sono un tema centrale della
letteratura di questo periodo, in particolare in relazione al modello patriarcale e al ruolo
della donna. La mia tesi indaga con quali strumenti e a qual fine i testi, mettendo in luce
svariate forme di diversità, rielaborino le esperienze di confine – sociale, culturale e
linguistico – e riflettano sulle contrapposizioni tra inclusione ed esclusione, identità ed
alterità, restrizione e mobilità. Il corpus, che si basa su un concetto ampio di letteratura e
include riviste, calendari, diari e programmi radiofonici, viene osservato da una
prospettiva intersezionale, che fa riferimento anche ai principi teorici proposti dagli studi
culturali e postcoloniali di Homi Bhabha e dalla Poetica della relazione di Èdouard
Glissant.

Nicoletta Di Paolo, Le scritture letterarie delle madri costituenti (in cotutela con l’Università La Sapienza, Roma)

Laura Medda, Forme di autobiografismo nel Novecento italiano. Rifrazioni del vissuto nell’opera letteraria di Grazia Deledda

Elena Moro, su Faustina Maratti Zappi

Eleonora Norcini, Alice Ceresa: suisse et europeenne. Etudes des traductions, des rapports et de la réception de l’écrivaine suisse en France (in cotutela con l’Università di Mulhouse, Francia)
La ricerca si concentra su Alice Ceresa (1923-2001), scrittrice svizzera la cui opera rimane ancora poco conosciuta. La problematica riguarda i diversi aspetti della ricezione in Francia, nonché le affinità e le influenze di alcuni importanti intellettuali del panorama letterario francese. Il corpus della tesi comprende le traduzioni in francese, gli articoli e/o interviste e la corrispondenza di Alice Ceresa, al fine di tracciare la dimensione internazionale dei suoi contatti e dei suoi modelli. Attraverso una metodologia che collega lavoro filologico ed ermeneutico, storia letteraria e storia delle idee, lo studio si avvarrà anche della documentazione e del materiale inedito conservato presso gli archivi.

Mara Travella, Flussi di traduzione nell’editoria letteraria svizzera
L’approccio del distant reading (Moretti) adottato negli studi sulla traduzione consente di individuare dinamiche di sviluppo e linee di tendenza che, a livello macroscopico, mostrano i diversi periodi legati mercato del libro. A partire da questi dati, ossia dall’individuazione di flussi o trend di traduzione, è possibile sviluppare considerazioni e indagini legate alla centralità o alla marginalità di una lingua (Heilbron), al contesto sociale (periodi di apertura o di chiusura), ai ruoli di potere (politico, sociale) e al contesto storico. Un recente studio sulla «sociologia della traduzione poetica» (Blakesley 2019) mostra come questo intreccio di metodi porti alla luce dati che misurano la temperatura culturale di uno spazio: tramite la traduzione parlano di letteratura, di storia del libro, di attrici e attori del panorama editoriale.
Nella mia ricerca Flussi di traduzione nell’editoria letteraria svizzera a quest’impostazione metodologica si associa lo studio di casi specifici che portino alla luce reti di relazioni caratterizzate da scambi di opere tradotte. Occupandosi di iniziative circoscritte, con il supporto delle carte degli archivi editoriali, è possibile individuare casi emblematici legati alla traduzione. Questa ricerca mette in evidenza le strategie per la trasmissione dei testi, siano esse fallimentari (quelli che Bourdieu definisce dei «formidables malentendus») o fortunate scelte editoriali. Di nuovo, questi case study mostrano le personalità che si sono occupate della mediazione editoriale: la ricerca vuole così contribuire alla definizione delle protagoniste e dei protagonisti, più o meno nell’ombra, del campo culturale svizzero. Contatto: mara.travella@uzh.ch

 

Come co-relatrice:

Marta Riccobono, Scuola Normale Superiore di Pisa: il lavoro analizza i versi politici di quattro autrici siciliane del Risorgimento.

Tesi concluse:

2023:
Michael Schwarzenbach, Grammatiche del desiderio. Gli epistolari amorosi del Rinascimento italiano (Primo relatore: Prof. Dr. Johannes Bartuschat, UZH)

2022:
Laura Bianchi, Per un’edizione delle Rime di Vittoria Colonna secondo l’editio princeps del 1538 (Premio Innovazione Italiana In Svizzera, II Edizione)
La ricca produzione poetica di Vittoria Colonna, stimata poetessa che ha ridefinito i confini della lirica petrarchesca, aprendo la via alla creazione di un Io lirico al femminile, e personaggio storico pienamente inserito nel dibattito culturale e religioso del suo tempo, viene oggi a scontrarsi con una situazione di scarsità, per non dire di inesistenza, di edizioni, commentate o meno: tra le più recenti e complete, è possibile segnalare solo l’edizione critica delle Rime curata da Alan Bullock (1982), per altro non più reperibile sul mercato editoriale e caratterizzata da alcune peculiarità sulle quali sarebbe bene tornare a riflettere, a partire dalla stessa architettura interna, la quale, troppo arbitraria e artificiale, cerca di conformarsi a un ideale di canzoniere petrarchesco che tuttavia non si trova incarnato in nessuno degli esemplari storicamente esistiti. Prendendo le mosse dagli auspici in più parti ravvisati in A Companion to Vittoria Colonna (a cura di Abigail Brundin, Tatiana Crivelli, Maria Serena Sapegno, 2016) e volendo cercare un sentiero alternativo rispetto all’edizione critica di Alan Bullock, questo progetto di ricerca intende concentrarsi sulla tradizione a stampa delle Rime di Vittoria Colonna, indagandone l’evoluzione nei testi cinquecenteschi a partire dalla prima edizione del 1538 (le Rime de la divina Vittoria Colonna marchesa di Pescara, impresse a Parma), con la consapevolezza, nonostante le riserve espresse da Pietro Bembo e la presenza di alcuni componimenti spuri, della sua importanza storica, in quanto prima silloge apparsa a stampa interamente dedicata a una poetessa italiana e, sin da subito, vero e proprio caso editoriale. L’attenta disamina della princeps permetterà di focalizzarsi in particolare su quelle che, recuperando la tripartizione proposta da Alan Bullock, possiamo denominare rime amorose e di accertare così, se non il mosaico nella sua interezza, almeno una tessera della produzione poetica di Vittoria Colonna. Questo permetterà di mettersi in cammino verso una potenziale nuova edizione, che sappia fare tesoro dei nuovi metodi della filologia dei testi a stampa e che sia in grado di rendere efficacemente l’idea del dinamismo dei testi e delle macrostrutture che li accolgono, il tutto tenendo in attenta considerazione ogni tipo di alterazione: della veste linguistica, dell’ordinamento e del canone. Dal momento che la complessità non riguarda solo la tradizione dei 145 componimenti poetici inclusi nella princeps, ma anche il loro contenuto, si considererà anche l’opportunità di elaborare un commento che possa guidare nella lettura e consentire di apprezzare a pieno non solo la coerenza tematica che lega tra loro i testi, ma anche la capacità inventiva di Vittoria Colonna, poetessa che si mette in dialogo con una ben consolidata tradizione, ma che al contempo si avvia alla creazione di un linguaggio nuovo e personale. 
Contatto: laura.bianchi3@uzh.ch

Saskia Kroonenberg, The Mother Tongue as Immanent Grammar: Or, Where Read Postcolonial Gramsci Today? (Doctor Europaeus – Primo relatore, Prof Dr. Martin Bäcker, U. zu Köln; seconda relatrice: Prof. Dr. Rosi Braidotti, Utrecht U )

Marco Nava, «Mi diceste a parole e mi mostraste in disegno». Edizione genetica e commento dei Ragionamenti delle regole del disegno di Alessandro Allori (Progetto FNS, Primo relatore: Prof. Dr. Johannes Bartuschat, UZH)
La mia tesi dottorale è parte del progetto «Ékphrasis. L’arte riflessa nelle parole dell’artista», finanziato dal Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica e si concentra in particolare sulla figura del pittore fiorentino Alessandro Allori (1535-1607), membro di spicco dell’Accademia delle Arti del Disegno. Il mio obiettivo è quello di realizzare un’edizione critica e commentata dei materiali autografi che compongono il cantiere filologico degli incompiuti Ragionamenti delle regole del disegno, trattato dialogico arricchito da splendide illustrazioni d’autore. Nel commento mi occuperò di contestualizzare l’opera nell’ambito della trattatistica coeva, rilevando inoltre gli spunti ecfrastici più significativi, e mi soffermerò sulle specifiche competenze linguistico-letterarie di Allori. Scopo del lavoro è permettere una fruizione pluridisciplinare di questa preziosa fonte.

Francesca Rodesino, Alice Ceresa surreale e sperimentale: studio di un’evoluzione letteraria
Il mio progetto di ricerca si propone di indagare l’opera letteraria di Alice Ceresa e Italo Calvino attraverso una lente filosofica. Da un lato si ricostruirà la loro biblioteca filosofica e dall’altro lato si metteranno in risalto le loro analisi concettuali: doppia prospettiva che permetterà di capire gli aspetti, le modalità e le funzioni del peculiare atteggiamento filosofico che percorre i loro scritti.

Jonathan Schiesaro, Il Libro del Disegno di Baccio Bandinelli e la questione del Memoriale (Progetto FNS, Primo relatore: Prof. Dr. Johannes Bartuschat. UZH)
All’interno del progetto «Ékphrasis», finanziato dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (SNF), la mia attività di ricerca si preoccupa di riesaminare la complessa questione riguardante gli scritti dello scultore fiorentino Baccio Bandinelli (1493-1560), proponendosi di ricostruire, attraverso un’approfondita ricognizione archivistica, il lungo processo di riordinamento e le vicende relative alla trasmissione e alla dispersione dell’archivio della famiglia Bandinelli tra il Cinquecento e l’Ottocento. Saranno inoltre approntati un’edizione filologicamente accurata e un commento puntuale sia del «Libro del Disegno» bandinelliano (BMF Palagi 359/2, cc. 5-8), contestualizzato per la prima volta nel panorama della trattatistica d’arte fiorentina di metà Cinquecento, sia del codice noto come «Memoriale» (BNCF Palatino Bandinelli 12), apocrifo secentesco messo a punto sotto la sorveglianza del nipote dello scultore, Baccio Bandinelli il Giovane (1579-1636), la cui l’articolata attività di riscrittura, manipolazione documentaria e riordino dell’archivio di famiglia è stata indagata secondo una prospettiva storico-filologica che ne ha messo in luce tanto i tratti di originalità quanto i legami con le pratiche di celebrazione del patriziato urbano invalse nell’erudizione fiorentina cinque-secentesca.

2020:
Valeria Iaconis, Finché legge non vi separi. Studio del divorzio nella narrativa di autrice tra Otto e Novecento
Questo studio si occupa della tematizzazione del divorzio nella letteratura delle donne del secondo Ottocento. L’occorrenza di questa problematica è legata al dibattito politico e giuridico che ha luogo all’indomani dell’emanazione del codice Pisanelli (1865), che istituisce il matrimonio civile, ma non lo correda del suo logico corollario: il divorzio. La ratificazione a livello istituzionale del “finché morte non vi separi” è nondimeno inserita in una strutturazione asimmetrica del rapporto tra i coniugi, che determina la concentrazione del potere economico e decisionale nelle mani del marito e la conseguente subordinazione della moglie.
Il corpus analizzato comprende i romanzi Catene (Milano, Treves, 1882) e Per vendetta (Milano, Treves, 1893) di Virginia Tedeschi Treves, Nell’ingranaggio (Milano, Sonzogno, 1885) e Numeri e sogni (Milano, Galli, 1887) di Beatrice Speraz, Avanti il divorzio (Milano, Sandron, 1902) di Anna Franchi, Dopo il divorzio (Torino, Roux e Viarengo, 1902) di Grazia Deledda e Cavalieri moderni (Roma, Enrico Vogera, 1905) di Fanny Zampini Salazar. La scrittura di queste opere narrative va di pari passo a una crescente attenzione dell’opinione pubblica per il tema del divorzio in merito al quale, tra il 1878 e il 1902, vengono discusse otto proposte di legge.
I contenuti e la visione del mondo veicolati da queste ultime, espressione di un punto di vista maschile e politicamente dominante, fungono da traccia di analisi dei romanzi, che forniscono invece una prospettiva straniante sulla questione: quella femminile. Questa impostazione del lavoro è coerente con la metodologia prescelta, che si muove sulla scorta del movimento americano Law and Literature, interpretando il corpus legislativo come una costruzione narrativa delle esperienze umane e sociali. Un simile metodo di analisi ha permesso di riconoscere alcune strategie narrative attive nel corpus in esame – l’umanizzazione delle oppressioni di genere e la valorizzazione di punti di vista non canonici, ad esempio – che sottintendono una presa di posizione delle donne in merito al loro rapporto con le istituzioni che amplia e trascende dalla critica al matrimonio indissolubile.
Contatto: valeria.iaconis@uzh.ch

Michela Manente, Tra le carte di Maria Luisa Spaziani: poesie, racconti, saggi, traduzioni, epistole. Ritratto proteiforme di una letterata engagée (Primo relatore: Dr. Uberto Motta, U. Fribourg, Seconda relatrice: Prof. Dr. Patrizia Zambon U. Padova).

2019:
Felicity Brunner, Sconfinamenti culturali. La promozione della cultura italiana a Zurigo tra elvetismo e fascismo
I decenni tra la fine dell’Ottocento e la Seconda Guerra Mondiale vedono svilupparsi in Svizzera una nuova corrente di pensiero nazionalista: difatti un corpus sostanzioso di materiali testuali figurativi e audiovisivi permette di delineare un discorso nazional patriottico ufficiale, definito come elvetismo, composto da narrazioni e figure metaforiche che ebbero la funzione di descrivere e circoscrivere la comunità di cittadini e cittadine svizzeri nel contesto storico e politico in cui l’Europa era costellata da forme di nazionalismo etnico e culturale. Ideatori e promotori dell’elvetismo furono i membri di un’élite di intellettuali e politici che caldeggiarono il dibattito sull’essenza della Confederazione, ovvero un paese che non si riconosce in una lingua, una cultura e una religione. La diversità culturale e linguistica divenne in questo modo uno dei tratti identitari principali: essere confederati significava promuovere tale diversità; contemporaneamente la Confederazione dovette mantenere intatte le linee di confine che la separavano dai paesi circostanti, che – nel caso della Germania e dell’Italia – ambivano a ricongiungersi con le rispettive aree linguistiche svizzere.
La domanda che attraversa la mia tesi di dottorato è come avvenne la mediazione della letteratura italiana nel corso degli anni Trenta e Quaranta, ovvero un periodo in cui la politica culturale fascista risultava pericolosa per la Confederazione e assolutamente in contraddizione con le direttive della «Geistige Landesverteidigung», ovvero un movimento politico-culturale che nacque sull’onda dell’elvetismo. Da un lato l’identità nazional patriottica elvetista presuppose un’apertura nei confronti della produzione culturale dei paesi circostanti, dall’altra tuttavia la Svizzera vuole mantenersi neutrale di fronte a un panorama politico internazionale sempre più prossimo allo scoppio della guerra. La ricerca coinvolge nello specifico alcuni casi specifici che mostrano la maniera ambigua in cui i mediatori culturali svizzeri e italiani fecero circolare la letteratura all’interno del paese (ambigua poiché alle volte manifestò una posizione più vicina al fascismo, altre volte invece più vicina all’elvetismo); in particolare lo studio si concentra sulle iniziative promosse dal circolo di intellettuali di Zurigo, che, per l’importanza istituzionale ricoperta in particolare dall’Università e dal Politecnico, risulta essere un centro culturale privilegiato nel panorama svizzero.
Contatto:  felicity.brunner@uzh.ch

2018:
Elisabetta Ragonesi, Donne si diventa: il superamento della scissione corpo-mente nell’opera di Armanda Guiducci, Carla Cerati, Maria Marcone
Nel corso del Novecento numerose scrittrici italiane hanno raffigurato donne in lotta per l’emancipazione in una società profondamente misogina, e per questo destinate alla disfatta nella sfera psicoaffettiva. Almeno fino agli anni ‘70, quando i movimenti femministi e la contestazione giovanile hanno iniziato a mettere al centro il tema della sessualità e dell’autogestione del corpo, i personaggi femminili più eversivi erano vittime designate di una dicotomia fra corpo e mente che appariva insanabile.
La tesi ha esplorato l’ipotesi che Armanda Guiducci, Carla Cerati e Maria Marcone, scrittrici particolarmente attive proprio a partire dagli anni ‘70 e partecipi in modo analogo di un cambiamento culturale dirompente, nella loro ricerca letteraria sulla condizione delle donne, siano riuscite a coniugare la dimensione pubblica e sociale del lavoro con quella privata e personale degli affetti, veicolando il messaggio che i due ambiti non debbano necessariamente escludersi a vicenda.
Dall’analisi interpretativa, nella duplice chiave filosofica e psicodinamica, delle opere pubblicate dalle tre autrici nel ventennio 1970-1990, emerge come la loro visione si discosti dal resto del panorama letterario coevo, per aver ciascuna prefigurato simbolicamente, seppure con stile e modalità personali, la mediazione fra le istanze emancipazioniste e l’esigenza del recupero di un rapporto di parità dialettica fra i sessi. Dalla disamina di alcuni romanzi e racconti si evince, infatti, come Guiducci, Cerati e Marcone abbiano, da un lato, stigmatizzato la storica scissione corpo-mente, attribuendole la causa del malessere psicologico delle donne rappresentate, dall’altro, raffigurato la relazione con il diverso da sé quale mezzo privilegiato per superarla. In sostanza, l’identità individuale, per le tre scrittrici, non si configura come una monade capace di autodeterminarsi, ma come una costruzione che si evolve progressivamente grazie alla valenza trasformativa dei rapporti interumani soddisfacenti.
Di Elisabetta Ragonesi si segnala inoltre l'articolo "Eros e conoscenza nell'opera di Carla Cerati", in: Il sogno della farfalla, anno XXVIII, n. 4, pp. 77-95, 2019.
Contatto: elisabetta.ragonesi2015@gmail.com

2016:
Sibilla Destefani, C’era una volta Auschwitz, La memoria letteraria della Shoah negli scritti delle sopravvissute italiane
Al centro di questa tesi di dottorato vi sono le testimonianze delle donne italiane (o che scrissero in italiano) che furono deportate nei campi di concentramento nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Si tratta di un tema ancora poco studiato e del quale si ha una conoscenza ancora limitata, poiché fino ad oggi la maggior parte degli studi si sono concentrati sulle testimonianze maschili, lasciando nell’ombra il volto femminile di Auschwitz. Ora, è precisamente questo volto che sta al centro di questa tesi, che mira a fornire un’analisi esaustiva della letteratura femminile e italiana della Shoah. Nell’arco di questo lavoro, ci si propone di approfondire le tematiche ricorrenti in tutte le opere così come il modo in cui esse sono trattate dalle autrici. Si cercherà di tracciare un profilo il più esaustivo possibile di ogni autrice e della sua opera (genere letterario, lingua, stile, ecc.). A livello generale, si affronterà la questione della lingua: è possibile parlare di un linguaggio specifico alla letteratura dell’Olocausto? (presenza di forestierismi, campi semantici rappresentativi, figure retoriche utilizzate, ecc.). In ultima istanza, ci si porrà la domanda seguente: è possibile parlare di una letteratura della deportazione italiana e femminile? Vi sono, senza alcun dubbio, dei tratti specifici alla testimonianza femminile, che sono fortemente presenti nel corpus preso in esame: il corpo violentato, molestato, umiliato; il corpo negato della donna, l’esperienza della gravidanza nell’inferno del campo di concentramento, l’impossibilità di proteggere la propria creatura. Fino a che punto tali caratteristiche sono specifiche alla testimonianza femminile? È possibile individuare delle categorie più vaste, più sistematiche? Per esempio: come pensavano se stesse, le donne imprigionate ad Auschwitz - Birkenau? Si percepivano come donne? Come ebree? Come italiane? In quale misura l’identità influisce sulla percezione dell’evento? Si tratta di categorie di differenza che il presente lavoro intende applicare agli scritti delle deportate, in modo da guardarli attraverso un triplice prisma di lettura (sesso, religione, nazionalità). Una triplice lente d’ingrandimento per definire, attraverso gli scritti di chi ha compiuto il viaggio di ritorno dall’inferno, i tratti caratteristici di una letteratura ancora troppo poco conosciuta.
Conferenze (relative all'argomento):
Il fumo di Birkenau: un affresco femminile dell’antimondo. Descrizione linguistica e tematica di un capolavoro tragico, The American Association for Italian Studies, 33rd Annual Conference, April 10-14, 2013, University of Oregon Valley River Inn, Eugene, Oregon.
L’orrore indicibile: rappresentazioni del lager in Liana Millu, Il fumo di Birkenau, Dies Romanicus Turicensis, Stimmen und Stille (Voce e silenzio), 21-22 giugno 2013, Romanisches Seminar, University of Zürich.
Altre pubblicazioni sull'argomento: Da Primo Levi alla generazione dei «salvati». Incursioni critiche nella letteratura italiana della Shoah dal dopoguerra ai giorni nostri. Atti del Convegno internazionale sulla letteratura italiana della Shoa (Zurigo, 10-11 maggio 2016), a cura di Sibilla Destefani, Firenze, Giuntina, 2017, pp. 179.
Contatto: sibilla.destefani@uzh.ch

Riccardo Spagnoli, «Il porto è la furia del mare». La parola che «libera ride la morte» in Carlo Michelstaedter
Carlo Michelstaedter è un autore che fugge dalle correnti letterarie dominanti del suo tempo. La mia tesi tenta di cogliere quale sia il terreno da dove proviene la sua parola e come il dispiegarsi di essa, e in prosa e in versi, sia un esempio del tutto peculiare di un mondo di confine che non compiendosi, e non potendo per sua natura mai compiersi, fa genere a parte. Si tratta di rintracciare un tempo che non è definito, scivolante e mutevole, in cui pulsa un cambiamento di orizzonte su ogni cosa umana e divina, e si tratta poi di porre Michelstaedter in quel tempo, rischiarando il campo di oggetti in cui la sua parola si cementa e assume forma. Farlo lasciando spazio alla parola stessa, alla sua parola, di slanciarsi dalle fondamenta e divenire propriamente dimora del suo essere, consegnando il discorso direttamente alle sue poesie.
Oltre le classificazioni generali quindi, tento di rintracciare il movimento fondamentale dell'epoca di confine di Michelstaedter, ovvero la linea che separa il XIX secolo dal XX. Questo movimento, è qui raccolto e pensato in una parola che provvisoriamente diremo essere: “Nichilismo”. Michelstaedter è l'unico carattere italiano di questo tipo (tipo nichilista), o quasi. A metà strada del mio lavoro incontro il “quasi”, Giacomo Leopardi. Il Goriziano è un tratto di strada in cui la forza dominante è quasi svelata ma non ancora controllabile. La sua incompiutezza viene affrontata e legata al suo suicidio, al suo amor fati, alla sua risposta positiva al “Nichilismo”
Contatto: rcr.spagnoli@gmail.com

2012:
Alessandro La Monica
, Lavoro in cotutela con la Scuola Normale Superiore di Pisa (Prof. S.S. Nigro): Edizione critica de «Il seme sotto la neve» di Ignazio Silone
La tesi è stata pubblicata con il titolo: Ignazio Silone. Il seme sotto la neve. Edizione critica, a cura di Alessandro La Monica, per la casa editrice Mondadori Education-Le Monnier Università, Milano-Firenze, nel 2015.
Oggetto di questa tesi di dottorato è il dattiloscritto con correzioni autografe de “Il Seme sotto la Neve” di Ignazio Silone conservato alla Zentralbibliothek di Zurigo. Il documento, noto agli studiosi solo dal 2000 grazie agli studi di Maria Nicolai Paynter e di Raffaella Castagnola, è per diverse ragioni particolarmente interessante. In primo luogo esso presenta numerose correzioni autografe, che intervengono non solo direttamente sulla pagina dattiloscritta, ma anche su foglietti ritagliati e poi attaccati a essa, dando così al documento un aspetto fortemente originale. Data la scarsità dei manoscritti siloniani in nostro possesso, tale processo correttorio ci dà un contributo fondamentale per la conoscenza del lavoro di Silone scrittore, notoriamente impegnato in un continuo e strenuo labor limae fino all’ultima fase di redazione delle sue opere. In secondo luogo il dattiloscritto, essendo anteriore all’edizione in tedesco (Oprecht 1941) - uscita senza il controllo preliminare della censura - contiene la versione originale dei brani in seguito espunti, finora noti solo in traduzione tedesca e inglese.
Conferenze:
06/10/2007 “Lettere italiane in esilio: Ignazio Silone”: Giornata della ProTicino, Bellinzona. (Resoconto sulla stampa in «Corriere del Ticino», 08/10/2007: "Il contributo di uno studioso. Quando Comologno ospitò Ignazio Silone").
28/04/2007 Silone inedito: i brani censurati del romanzo Il Seme sotto la Neve”: SIS Postgraduate Colloquium, University of Glasgow.
Pubblicazioni (relative all'argomento):
Il seme sotto la neve” di Ignazio Silone: una proposta di edizione genetica , in Le forme del romanzo italiano e le letterature occidentali dal Sette al Novecento, a cura di S. Costa e M. Venturini, Pisa, ETS, 2010, t. I, pp. 633-44.
Il dattiloscritto de “Il Seme sotto la Neve” di I. Silone conservato alla Zentralbibliothek di Zurigo, in Letteratura italiana a Congresso: bilanci e prospettive del decennale (1996-2006), a cura di Raffaele Cavalluzzi [et alii], Lecce, Pensa Multimedia, 2008, vol. 3, pp. 1251-59.
Contatto: alezu@bluewin.ch

Sara Positano, Lavoro in cotutela con l'Università degli Studi di Padova (Prof.ssa A. Chemello): Il lavoro delle donne: tra merce di scambio e impresa identitaria. Studio sulle rappresentazioni delle lavoratrici nelle scrittrici italiane dall'Unità d'Italia al 1913
La tesi è stata pubblicata nel 2014 con il titolo Donne e lavoro nella letteratura italiana di fine Ottocento. Tra merce di scambio e impresa identitaria nella Collana Letterature della casa editrice Progedit.
La ricerca ha come oggetto di analisi la figura della lavoratrice ritratta nei romanzi e nelle novelle di scrittrici italiane della fine del XIX secolo, quali Sibilla Aleramo, Ida Baccini, Contessa Lara, Marchesa Colombi, Nyta Jasmar, Jolanda, Matilde Serao, Bruno Sperani, Flavia Steno, Clarice Tartufari, Dora Valle, Emma Ferretti Viola, Annie Vivanti.
In essa si intende indagare le modalità con cui, dal punto di vista femminile, si registra in letteratura la partecipazione attiva della donna nello spazio pubblico e sociale. La comparsa sulla scena letteraria di protagoniste femminili alle prese con attività lavorative retribuite è significativa perché riveste una duplice funzione: consente di prendere in considerazione il modo in cui la donna si autorappresenta, riflettendo su come ella interagisca con il proprio ruolo e il proprio destino sociale e privato; chiarisce il livello di interiorizzazione da parte delle scrittrici degli stereotipi maschili, misurandone il grado di assimilazione o lo scarto.
Lo studio si propone inoltre di contribuire alla valorizzazione della produzione delle scrittrici esaminate e di promuovere il riconoscimento di quanto sia indicativa e indispensabile la voce delle donne sulla visione della storia e della realtà, nella convinzione che il pensiero, l’etica e la conoscenza siano percorsi che si costruiscono nella collaborazione e non nell’affermazione di uno schema dominante a scapito di un altro.
Gazzetta (JPG, 683 KB); paduaresearch
Contatto: lunamaris@tiscali.it

2011:
Enrico Bernard
, Neorealismo e arti visive nel carteggio inedito Bernari-Zavattini.
La tesi è stata pubblicata con il titolo: I piu' segreti legami. Sinergie neorealiste tra letteratura e arti visive nel carteggio Bernari-Zavattini (1932-1989) per la casa editrice BeaT Entertaimentart, Trogen (Svizzera) nel 2014.
Dopo anni dedicati alla vita artistica, Bernard è tornato alla ricerca. Figlio e testimone di un protagonista della letteratura del '900, Carlo Bernari, tra gli amici autori ricorda Cesare Zavattini, del quale conserva l'inedito epistolario con suo padre. Sulla base de "L'Epistolario Bernari-Zavattini 1932\1989" propone una rilettura, con qualche novità, del neorealismo in relazione alle arti visive.
Contatto: enricobernard@gmx.it

Massimiliano Borelli, Tesi seguita in funzione di relatrice in cotutela per l'Università degli Studi di Siena, rel. Prof. Dr. Guido Mazzoni Prose dal dissesto. Antiromanzo e avanguardia negli anni Sessanta
La tesi è stata pubblicata per l'editore Mucchi, Bologna, nella collana "Lettere Persiane" nel 2013.
La tesi ha indagato il romanzo sperimentale degli anni Sessanta, un territorio della letteratura contemporanea archiviato perlopiù come un’esperienza fallimentare, ininfluente sul corso successivo della narrativa. Lo studio non si è soffermato tanto sulla ricostruzione storica del fenomeno, operazione già svolta da altri, quanto sul rilievo ermeneutico delle principali caratteristiche comuni a una decina di romanzi, scritti da autori impegnati nel lavoro collettivo della neoavanguardia. Dopo un’introduzione dedicata alla messa a fuoco di paradigmi teorici (forniti soprattutto da Adorno, Barthes e Benjamin) utili a individuare la capacità produttiva immagazzinata nelle prose d’avanguardia, insieme alla carica critica interna alla loro “forma”, antirealistica e allegorica, e dopo un breve resoconto del dibattito di poetica sorto intorno alla sperimentazione romanzesca, si è impostata l’analisi testuale secondo cinque nodi, che hanno consentito un dialogo tra momento critico e ragionamento teorico. Il primo capitolo ha declinato le diverse fenomenologie della criticità propria del romanzo sperimentale. Gli autori coinvolti sono stati: Sanguineti, Malerba, Ceresa, Porta, Manganelli, Di Marco. Il secondo capitolo ha affrontato il problema del personaggio, sugli esempi di Sanguineti, Malerba, Ceresa, Spatola, Manganelli e Porta. Nel terzo capitolo si è preso in esame il montaggio. Il campo è stato ristretto alle opere di Vasio, Porta e Balestrini. Due testi di Arbasino e Sanguineti sono stati lo spunto, nel quarto capitolo, per osservare i meccanismi e le risorse della citazione. L’ultimo capitolo è stato centrato sulla retorica, cioè sull’uso intensivo e deviato del linguaggio, con campionature da Manganelli e Sanguinati. Questi tagli prospettici hanno cercato di mettere in luce la particolare critica del romanzo operata da queste prose dal dissesto, e la voce critica che questi romanzi rappresentano nella nostra recente tradizione.
Contatto: massimilianoborelli@gmail.com

Alessandro Bosco, Il romanzo indiscreto. Epistemologia del privato e circoscrizione della diversità nei «Promessi sposi»
La tesi è stata pubblicata con il titolo: Il romanzo indiscreto. Epistemologia del privato nei "Promessi sposi" per la casa editrice Quodlibet, nella Collana Quodlibet Studio. Scienze della Cultura, nel 2013.
L’obiettivo di questo studio è di capire in che modo la nuova regola dell’indiscrezione, che sta all’origine del romanzo moderno, si articoli nei Promessi sposi all’interno di una rete discorsiva che nell’arco di tempo che va dalla metà del Settecento alla metà dell’Ottocento avrebbe portato alla graduale affermazione di una nuova concezione dell’identità individuale, dei legami familiari e infine dell’idea di nazione. Di capire, in altre parole, in che modo un romanzo che si sviluppa sull’asse dell’attesa di un compimento morale arrivi a produrre una vera e propria epistemologia del privato che viene via via a fornire le coordinate assiologiche entro le quali la promessa dei due giovani protagonisti potrà infine compiersi. Tramite questo percorso di ricerca di nuove fondamenta morali in una società in ricostruzione, il romanzo manzoniano può così mettere in scena una graduale circoscrizione di tutte le diversità (antropologiche, sociali, morali, politiche, di genere) per riconoscerle in quanto tali ed infine per escluderle o, viceversa, per omologarle in funzione di un determinato sogno d’ordine.
Conferenze (relative all'argomento):
Manzoni, il romanzo e la sessualizzazione del femminile: il caso di Lucia, Chiasmi, Brown-Harvard Graduate Student Conference: «Cultural margins/marginal cultures», Brown University (Providence, RI, USA), 14-15 marzo 2008.
Alle frontiere dei «Promessi sposi: l'idillio impossibile e la nazione», AAIS annual convention 2011 - University of Pittsburgh (Pittsburgh, PA, USA) 7-9 aprile 2011.
«Avete veduta quella bella baggiana che c'è venuta?» Phänomenologie der Grenze und nationale Identität in Manzonis “Promessi Sposi”, LMU München, 21 luglio 2011.
Pubblicazioni (relative all'argomento):
Il segreto di Lucia, in AA.VV., Selvagge e Angeliche. Personaggi femminili della tradizione letteraria italiana, a cura di Tatiana Crivelli, Leonforte, Insula, 2007, pp. 165-180.
CdT 14.7.2014 (PDF, 1 MB)
Contatto: abosco@gmx.net

Alessandro Zanoli, Sui romanzi di Francesco Chiesa
La tesi è stata pubblicata nel 2013 per l'editore Dadò, Locarno, nella collana "L'Officina" con il titolo Francesco Chiesa e i suoi romanzi. Francesco Chiesa è una figura di grande importanza per il Ticino. La sua attività di scrittore e la sua (onni)presenza istituzionale hanno esercitato un'influenza enorme sulla realtà del cantone per buona parte del secolo scorso. E se il suo nome è un punto di riferimento ineludibile per identificare movimenti e tendenze della storia culturale ticinese del primo '900, la sua produzione letteraria, per contro, è caduta nell'oblio. Apparentemente più interessato alla lirica (ambito in cui Chiesa credeva di possedere le maggiori doti) in realtà lo scrittore di Sagno ci ha lasciato un'eredità ricchissima di testi in prosa. In questo ambito, i suoi tre romanzi possono essere visti come una sorta di piccola «trilogia ticinese», legata al mondo campagnolo, al tema dell'emigrazione e a quello della piccola borghesia cittadina. Il mio lavoro di ricerca rilegge «Tempo di marzo», «Villadorna» e «Santa Amarillide» essenzialmente come tre documenti storici e sociologici, per capire con quale angolazione Chiesa ha cercato di analizzare e descrivere il Ticino e per osservare quali riflessioni l'autore abbia voluto promuovere sulla sua terra d'origine.
L'analisi si allarga anche in ambito intertestuale per contestualizzare l'opera di Chiesa nel più ampio bacino del romanzo italiano tra 800 e 900.
Contatto: azanoli@sunrise.ch
Recensioni
RSI La1, Rubrica di attualità culturale, puntata di sabato 26 ottobre 2013: Turné; Orelli (PDF, 655 KB); recensione cantonetto (PDF, 2172 KB); Serata (PDF, 95 KB); recensione CdT (PDF, 358 KB); recensione La Provincia (PDF, 2125 KB); recensione Regione Ticino (PDF, 173 KB); recensione Martinetti (PDF, 465 KB); recensione oblio (PDF, 215 KB)

2010:
Monika Schüpbach, L'assoluta necessità di scrivere. Alice Ceresa (1923-2001)
La tesi non ha potuto essere pubblicata a causa del veto posto da Barbara Fittipaldi, curatrice delle carte inedite di Alice Ceresa. Un estratto a stampa è depositato alla Zentralbibliothek dell'Università di Zurigo.
Punto di partenza e di riferimento di questo studio monografico su Alice Ceresa (1923-2001), scrittrice ticinese che a venticinque anni lascia la Svizzera per andare a vivere fino alla sua morte a Roma, sono i materiali del Fondo Ceresa, conservati all’Archivio svizzero di letteratura a Berna. Vi si trovano i manoscritti delle opere edite ed inedite, il carteggio, una documentazione stampa, delle fotografie e singoli documenti audio. S’intende far conoscere ai lettori sia la persona Alice Ceresa che la sua opera, in primo luogo l’opera edita: Gli Altri (1943), La figlia prodiga (1967), La morte del padre (1979), Bambine (1990), Piccolo dizionario dell’inuguaglianza femminile (2007, postumo, a. c. di Tatiana Crivelli). Chi è questa donna che fa dire ad uno dei suoi personaggi (i quali non per caso sono senza eccezione di sesso femminile): «Io non sono nulla… Sono solo qualcuno che cerca…»? Come si riflette la sua attrazione ossessiva per la questione femminile nei suoi testi?
Pubblicazioni (relative all'argomento):
«Chère Madame Valangin,…». L’amicizia tra le scrittrici Alice Ceresa e Aline Valangin, in «Cartevive», Periodico dell’Archivio Prezzolini, Biblioteca cantonale Lugano, a. XVII (2006), n. 2 (39), pp. 72-88.
«Alice Ceresa e il Ticino, un rapporto ambivalente», in Giornale del Popolo - Inserto Cultura, anno IV, nr. 25, sabato 23 giugno 2007, p. 23.
Contatto: msc@besonet.ch

Remko Smid, Memory and History in the Works of Claudio Magris: towards a new transnational Identity
My research will analyze the workings and representation of memory and history in the works of the Italian writer Claudio Magris, particularly the narration of counter-history which forms an alternative to the master narratives of history. This is especially interesting when it concerns traumatic memories and histories, which have not been dealt with. Moreover, Magris lives in and is influenced by the city of Trieste, which is an area full of competing histories due to its proximity to borders and its history of conflicts. Furthermore, this research seeks to analyze how Magris renegotiates traditional views on history, but also on identity, proposing a more European collective consciousness.
In the postmodernist era the view on history has changed, as scholars stated that history is basically a construction, a narrative. Although this concept of narrative history problematizes the distinction between fact and fiction, it also opens up possibilities for writing different, specific stories about the past. Indeed, the “grand narratives” of history have collapsed, generating the need to remember the past again and to establish a new identity. The collapse of these grand narratives also opened up the possibility to recount ‘other’ stories, which were considered insignificant. This ‘unofficial’ history is often based on personal experience of people who lived in the margins.
Moreover, history as a science is under pressure. Not only does it seem to be searching a new identity and a new validity for itself, but historians are also no longer the only authorities on history. Artists have emerged to become exactly that. In fact, literature can be a means of engaging in historical interpretation. One writer who repeatedly has based himself on historical events is the Italian novelist, essayist and scholar Claudio Magris. History is a source of inspiration for the Triestine writer, who often has wrote fiction based on true events. His primary focus seems to be on the telling of “counter-history”, “counter-memory”, recollections which don’t belong to the official hegemonic narrative of those in power.
Contatto: ruvsmid@gmail.com

2008:
Franca Caspani Menghini
, Poesie estemporanee di Amarilli Etrusca raccolte dal concittadino Tommaso Trenta (1794-1799)
La tesi è stata pubblicata con il titolo: L’estro di Amarilli e la tenacia di Artinio. Poesie estemporanee di Teresa Bandettini raccolte dal concittadino Tommaso Trenta (1794-1799), Lucca, Accademia Lucchese di Scienze, Lettere e Arti, 2011.
Lo studio del memoriale compilato dal lucchese Tommaso Trenta e contenente canti improvvisi recitati nel periodo di fine Settecento dalla poetessa lucchese Teresa Bandettini (nota in Arcadia con il nome di Amarilli Etrusca) comprende l’edizione critica di 125 improvvisi e un commento corredato da un’articolata analisi testuale.
I manoscritti del memoriale Trenta sono tuttora conservati in due redazioni distinte, individuate dalla Prof.ssa Crivelli rispettivamente presso la Biblioteca Apostolica Vaticana e la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Alla base del progetto di studio è stato posto il testimone manoscritto Vaticano Latino 10218 e 10219, che comprende 707 carte contenenti 125 testi improvvisi (contro i 34 improvvisi del codice Vittorio Emanuele 676).
Partendo dunque dal testimone Vaticano Latino, è stata approntata l’edizione degli improvvisi bandettiniani. La trascrizione dei testi, corredata da note che presentano sia i punti salienti del ricco commento fornito dal Trenta nel testimone Vittorio Emanuele, sia le varianti risultanti dalla collazione con altri testimoni, integra in modo ideale lo studio dei manoscritti.
Nel lavoro di ricerca, lo studio del memoriale si struttura in tre parti, precedute da una prefazione della professoressa Tatiana Crivelli:
- una parte di edizione dei testi, corredata da una postfazione, che include i risultati della collazione tra i due testimoni della raccolta Trenta e e che stabilisce i rapporti tra i testimoni di estemporanei bandettiniani da me reperiti (manoscritti e a stampa, che contengono gli stessi improvvisi dell’edizione);
- una prima parte di commento ai testi, che illustra il ritrovamento della raccolta Trenta, la biografia di Bandettini, le sue relazioni con il Trenta, con l’accademia lucchese e con altre accademie italiane, nonché il suo rapporto con i contemporanei;
- una seconda parte di commento dedicata all’analisi testuale, tesa a mettere in rilievo lo stile dell’improvvisazione estemporanea di Bandettini (metro, figure retoriche, impiego delle rime, schemi compositivi e fonti) e lo svolgimento delle tematiche assegnatele (strutture tematiche e analisi dei personaggi).
L’edizione della raccolta Trenta adempie a una doppia funzione: innanzitutto offre la possibilità di rendere a stampa una considerevole e inedita collezione di testi estemporanei di Teresa Bandettini (dei 125 improvvisi contenuti nella raccolta ben 88 risultano tuttora non pubblicati); in secondo luogo, grazie soprattutto alle note esplicative del Trenta che accompagnano gli estemporanei nella raccolta, è stato possibile ricostruire il modo in cui venivano organizzate e svolte le sedute di improvvisazione. L’edizione è preceduta da un’avvertenza editoriale, in cui si presentano i criteri adottati per la trascrizione dei testi bandettiniani. Seguono, raggruppati in tre sezioni, gli improvvisi inseriti nella raccolta Trenta. Nella postfazione è infine presentata la descrizione dei due testimoni che costituiscono la raccolta e di tutti gli altri testimoni reperiti dalla curatrice, che accolgono singoli improvvisi facenti parte del corpus di estemporanei di cui si è curata l’edizione. Parte integrante della postfazione sono inoltre i risultati della collazione tra i due testimoni della raccolta Trenta, come pure tre tavole riassuntive che mostrano la quantità e la sequenza degli improvvisi all’interno dei singoli testimoni, la loro collocazione e il numero di strofe presentato da ogni improvviso nei diversi testimoni.
Dall’analisi dell’apparato variantistico e delle tavole riassuntive sono emersi i dati necessari per poter stabilire le concordanze tra i testimoni.
Il commento all’edizione si presenta strutturato in due parti: la prima è dedicata alla figura della poetessa e ai suoi contemporanei, mentre la seconda si concentra sull’analisi degli improvvisi. Il commento si apre con la ricostruzione delle vicende che hanno portato alla scomparsa e in seguito al ritrovamento della raccolta e prosegue presentando la biografia di Teresa Bandettini, ricostruita sulla base di testimonianze coeve. Nel terzo capitolo del commento si descrive il rapporto tra la poetessa e Tommaso Trenta, con particolare attenzione al loro scambio epistolare in relazione alla raccolta. Nel capitolo successivo viene illustrata l’annoverazione di Amarilli a quattro tra le più importanti accademie italiane, mentre nell’ultimo capitolo della prima parte si illustrano i rapporti tra Bandettini e le più note poetesse sue contemporanee.
La seconda parte del commento accoglie l’analisi testuale degli improvvisi, prendendo in esame le forme metriche impiegate per la composizione degli estemporanei, le scelte lessicali effettuate dalla poetessa e impiegate con frequenza nei testi, l’utilizzo delle figure retoriche e delle rime e l’esposizione delle tematiche e dei personaggi presentati nei testi. Un ulteriore capitolo dell’analisi è dedicato alle fonti degli improvvisi bandettiniani, mentre a conclusione della seconda parte del commento si pone il capitolo che persegue lo scopo di ricostruire il modo bandettiniano di improvvisare.
Contatto: franca.caspani@phgr.ch

Giornata Pro.dotti.i

Giornate di studio, 1 giugno 2007, Università di Zurigo
Programma: Pro.dotti.i (PDF, 131 KB)