7. Ostilità della Natura, parte 1 Quasi tutto il mondo ho cercato, e fatta esperienza di quasi tutti i paesi; sempre osservando il mio proposito, di non dar molestia alle altre creature, se non il meno che io potessi, e di procurare la sola tranquillità della vita. Ma io sono stato arso dal caldo fra i tropici, rappreso dal freddo verso i poli, afflitto nei climi temperati dall'incostanza dell'aria, infestato dalle commozioni degli elementi in ogni dove. Più luoghi ho veduto, nei quali non passa un dì senza temporale: che è quanto dire che tu dai ciascun giorno un assalto e una battaglia formata a quegli abitanti, non rei verso te di nessun'ingiuria. In altri luoghi la serenità ordinaria del cielo è compensata dalla frequenza dei terremoti, dalla moltitudine e dalla furia dei vulcani, dal ribollimento sotterraneo di tutto il paese. Venti e turbini smoderati regnano nelle parti e nelle stagioni tranquille dagli altri furori dell'aria. Tal volta io mi ho sentito crollare il tetto in sul capo pel gran carico della neve, tal altra, per l'abbondanza delle piogge la stessa terra, fendendosi, mi si è dileguata di sotto ai piedi; alcune volte mi è bisognato fuggire a tutta lena dai fiumi, che m'inseguivano, come fossi colpevole verso loro di qualche ingiuria. Molte bestie salvatiche, non provocate da me con una menoma offesa, mi hanno voluto divorare; molti serpenti avvelenarmi; in diversi luoghi è mancato poco che gl'insetti volanti non mi abbiano consumato infino alle ossa. ******************************************************************************************************************** Dopo aver eluso la molestia degli uomini ed aver, in solitudine, sperimentato le avversità climatiche della sua isola, l’Islandese si è deciso a «cangiar luoghi e climi», per poter accertare un suo «pensiero», secondo il quale, forse, la Natura avrebbe destinato al genere umano uno spazio preciso delimitato (vedi segmento 6). Se così fosse, la colpa per le sofferenze subite sarebbe imputabile ancora solo all’uomo, il quale, ignaro di questa possibile legge della Natura, si troverebbe al di fuori dei luoghi prescritti. Nel segmento qui analizzato l’Islandese inizia il resoconto (che dopo una breve parentesi coincidente con il segmento 8, riprende nel segmento 9) delle nuove esperienze raccolte nel suo viaggio per il mondo e mostra di essersi dovuto render conto che, in qualsiasi parte di esso, l’uomo è «infestato dalle commozioni degli elementi». A sottolineare la gravosità e l’ingiustizia delle pene subite viene nuovamente accostata, alla lunga enumerazione dei mali subiti, l’idea della non colpevolezza dell’Islandese (il quale segue imperterrito il sol «proposito […] di procurare la sola tranquillità della vita») e degli uomini. Di pari passo si va anche concretizzando la concezione di una Natura sempre più crudele ed indifferente: «tu dai ciascun giorno un assalto e una battaglia formata a quegli abitanti, non rei verso te di nessun ingiuria», dice l’Islandese alla sua interlocutrice. Screditata l’ipotesi dell’errore umano nella scelta incauta delle proprie «abitazioni», e sulla scia della svolta di pensiero accennata nel segmento precedente, viene così compiuto il passo decisivo verso la riconsiderazione dei cosiddetti mali propriamente materiali, «esterni» (Blasucci, 1970: 657) e di chi li causa, ossia la Natura. Ora, se il rapporto tra gli uomini era stato considerato molesto, quello degli uomini con la Natura - sempre più protesa ad incarnare quella che Sangirardi (2000: 276) definisce una «contraddizione insita in un principio generatore della vita che è simultaneamente principio generatore della morte» - si risolve negli aspri termini di «assalto» e di «battaglia». Colpisce soprattutto la descrizione della sistematicità con la quale la Natura si manifesta crudelmente, senza dar un momento di tregua, istigando contro l’Islandese i propri strumenti di tortura: il «caldo», il «freddo», i «terremoti», i «vulcani», i «venti», la «neve», le «piogge», i «fiumi», le «bestie selvatiche», i «serpenti» e gli «insetti volanti». Lungi dall’esser considerati mali solamente accidentali, queste sofferenze fisiche, “materiali”, “esterne”, diventano ormai la norma, rendendo manifesta la malvagità di una Natura persecutrice, che controlla gli elementi e gli animali trasformandoli in vere e proprie «armi della guerra senza quartiere» (Sangirardi 2000: 155) che ha mosso contro l’umanità intera. vai al precedente vai al successivo |
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