13. Seconda risposta della Natura Natura. Tu mostri non aver posto mente che la vita di quest'universo è un perpetuo circuito di produzione e distruzione, collegate ambedue tra sé di maniera, che ciascheduna serve continuamente all'altra, ed alla conservazione del mondo; il quale sempre che cessasse o l'una o l'altra di loro, verrebbe parimente in dissoluzione. Per tanto risulterebbe in suo danno se fosse in lui cosa alcuna libera da patimento. ******************************************************************************************************************** In questa parte, corrispondente alla risposta data all’Islandese dalla sua interlocutrice, vanno a consolidarsi artisticamente una serie di pensieri (culminanti nella pagina 3936 dello Zibaldone, che recita: «la natura non è vita, ma esistenza, e a questa tende, non a quella»), pensieri in cui si avvertono le prime avvisaglie di quello che Blasucci definisce come il «rovesciamento nella concezione leopardiana della Natura» (1970: 663). Tale capovolgimento - che comporta il passaggio da una visione della Natura intesa come madre benigna ad una sua rappresentazione come figura crudele di matrigna, responsabile di tutti i dolori dell’uomo – è reso possibile nell’Islandese grazie alla prospettiva di analisi interamente materiale che è venuta a profilarsi. È stato infatti osservato come anche un tema solitamente soggetto a riflessioni di tipo sensistico-esistenziali, quale quello del piacere relativamente alla felicità umana, sia stato analizzato in termini prettamente fisici e materiali (vedi segmento 8); anche la prospettiva di un’indagine in senso storico viene abbandonata, dal momento che il nostro protagonista si allontana dalla società per trovar posto nella più totale solitudine. Sono questi espedienti che permettono a Leopardi di inscenare la vicenda di un personaggio - l’Islandese, chiamato in causa quale portavoce di tutta l’umanità – mettendolo a diretto confronto con l’unico antagonista che nei termini dell’analisi in corso gli si può opporre e dal quale non ha scampo: la Natura. Quest’ultima, chiamata in causa direttamente quale responsabile dell’ineluttabile infelicità dell’uomo, avendo ormai definito la posizione dell’umanità nell’ordine delle cose, in questo segmento chiarisce ulteriormente che cosa sia in sostanza la vita nell’universo: null’altro che un «perpetuo circito di produzione e distruzione». La figura della Natura-matrigna, che si affianca alla più consueta raffigurazione di madre benevola, è ora completa: la vita che ella dà è in realtà meramente esistenza; scambio, circolazione di materia, volti semplicemente «alla conservazione del mondo». Con essa, come nota Binni (1982: 102), si «consolida, con concentrazione e decisione superiori, il profondo e intero materialismo [leopardiano]»; ad esso, e alle conclusioni sulla «realtà sbagliata» che comporta, corrisponde tuttavia un’altrettanto decisa volontà di ribellione e protesta, come testimonia la risposta dell’Islandese che ci apprestiamo ad analizzare. vai al precedente vai al successivo |
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