Gemelli spiega a Solmi che le ragioni del silenzio degli intellettuali zurighesi sono dovute alla loro diffidenza verso il Centro, che credono un organo di propaganda politica.
Trascrizione:
Cara Eccellenza,
ho potuto finalmente incontrarmi con i Professori von Salis ed Ernst. Non c’è nulla da fare. Il primo, che si riserva di scriverti personalmente, m’ha esplicitamente dichiarato, se pure in forma molto cortese, che non può offrire la collaborazione che il “Centro” gli richiede per assoluta mancanza di tempo; il secondo, cioè il prof. Ernst, ha pure di massima declinato l’invito. Ho cercato di sondare le vere ragioni del rifiuto e mi sono convinto, fra l’altro, che la denominazione “Centro Studi Svizzera italiana” non ha incontrato, qui nella Svizzera tedesca la più favorevole delle accoglienze. Si preferirebbe una denominazione come questa. “Centro di Studi Elvetici” oppure “Centro di Studi svizzeri”.
“Un po’ di Svizzera italiana si ritrova da per tutto, anche qui a Zurigo; anche a Basilea”, ha affermato il prof. Ernst, il quale si è riservato di inviarti, tramite mio, una breve nota sul Calepio. La verità, a mio modesto avviso, è questa: questi ambienti intellettuali sono molto mal disposti verso la nostra iniziativa forse perché temono che dietro la prescelta denominazione si nasconda qualche cosa di più che un semplice “Centro di Studi”. Per tua informazione posso aggiungerti che verso la metà del prossimo mese di maggio, a Zurigo, il prof. Von Salis, d’accordo con Zoppi, terrà una conferenza ricorrendo il centenario della morte sul Sismondi ed a Ginevra nello stesso periodo sarà inaugurata una mostra degli scritti di detto autore. Tanto ti dovevo, caro Solmi. Sono solo dolente che la mia imbasceria non abbia questa volta avuto l’esito sperato.
Con viva cordialità credimi tuo aff.mo
F.to Bruno Gemelli