La reina della giornata

Elissa

Se Pampinea è la più anziana novellatrice, Elissa è la più giovane: „Niuna il ventiottesimo anno passato avea né era minor di diciotto [...] in parte intendo di nominarle: delle quali la prima, e quella che di più età era, Pampinea chiameremo [...] e l’ultima Elissa.“ (Decameron, Introduzione alla prima giornata, § 51). Elissa ha dunque 18 anni. 

La giovane Elissa, come anche Neifile, è innamorata. L’amore di Elissa è turbato e triste. Nella ballata dolorosa che chiude la sesta giornata ci canta l’amore vissuto da lei come una guerra dalla quale esce sconfitta, anche se alla fine sogna i fiori d’arancio, cioè i fiori nuziali. Elissa  con   „soave voce“ canta la ballata.

Questo triste amore non a caso allude ad un’altra donna dominata da una violenta passione: Didone, chiamata Elissa nei vv. 335 e 610 dell’ Eneide, IV.

Il Boccaccio stesso ricorda il nome di Elissa, intesa come donna passionale, anche nell’Amorosa visione, vv. 1342-43:

             assai vezzosamente

se ne veniva la novella Dido

di nome, non di fatti veramente

Il nome ricorre anche in De mulieribus, XLII e nell’ Esposizione sopra la Commedia, V, litt. 65-68.

Il Boccaccio non a caso ha deciso di dare a questa narratrice il nome di Elissa. Ricordiamo le parole del Boccaccio sempre nell’introduzione alla prima giornata, § 51, quando dice che i nomi hanno un loro significato e alla fine dell’elenco dei nomi afferma „[...] e l’ultima Elissa non senza cagion nomeremo“.

Ci limitiamo ad accennare l’esistenza di alcuni studi dedicati alla figura di Elissa. C’è chi parte da una lettura storico-politica delle storie di Elissa individuandola in seguito come la ghibellina della brigata (PADEN 1993, pp. 139-150). Per alcuni rappresenta la “speranza” (KIRKHAM 1985, pp. 1-23), per altri invece la “giustizia” (FERRANTE 1965, pp. 212-226). Russo la ritiene “acerbetta e scontrosa” (MUSCETTA 1986, p. 246).

Per approfondire lo studio della figura di Elissa si dovrebbe tener conto di tutti i suoi interventi, come sarebbe opportuno farlo per tutti e dieci i narratori. Riteniamo sia dunque indispensabile dedicare a loro una sezione a parte all’interno dell’ipertesto.