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Romanisches Seminar
Zürichbergstrasse 8
CH - 8032 Zürich
lafauci@rom.uzh.ch
Sprechstunde via myturn
Prof. Dr. Nunzio La Fauci (1953)
Forschungsschwerpunkte
Diachrone Morphosyntax der romanischen Sprachen; Italienische und romanische Grammatik, aus theoretischer Sicht; Analyse der italienischen Literatursprache und linguistische Kritik.
Forschungsmethoden
Experimentelle und rationelle Methoden der modernen Linguistik, prozessuale Textanalyse, Analyse der syntagmatischen und paradigmatischen Interdipendenzen.
Mitarbeit am Projekt Europa e Mediterraneo dal punto di vista linguistico: storia e prospettive unter Leitung von Prof. Paolo Ramat (I/Pavia) in einer Forschungseinheit mit der Università per Stranieri di Siena unter der Leitung von Prof. Marina Benedetti gefördert durch FIRB Fondo Investimenti per la Ricerca di Base del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca italiano, Februar 2003 - Februar 2006.
Costruzioni con verbo operatore in testi italiani antichi. Esplorazioni sintattiche, Giardini, Pisa 1979.
La formazione del siciliano nel Medioevo. Uno sguardo oltre la storia della linguistica e la linguistica della storia, in A. Quattordio Moreschini (a cura di), Tre millenni di storia linguistica della Sicilia, Attidel Convegno della SIG (Palermo, marzo 1983), Giardini, Pisa 1984, pp. 103-136.
Sulla natura assolutiva del controllore dell'accordo del participio passato in italiano, La Memoria, Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Palermo 3 (1984), pp. 187-253.
Oggetti e soggetti nella formazione della morfosintassi romanza, Giardini, Pisa 1988.
Ausiliari perfettivi e accordo del participio passato in italiano e in francese, in L'italiano tra le lingue romanze, Atti del XX Congresso internazionale della SLI (Bologna, settembre 1986), Bulzoni, Roma 1989, pp. 213-242.
Capitoli di morfosintassi siciliana antica. Tassonomia dei costrutti medi e ausiliari perfettivi, in Studi linguistici e filologici offerti a Girolamo Caracausi, Centro di Studi filologici e linguistici siciliani, Palermo 1992, pp. 185-220.
Verso una considerazione linguistica di testi siciliani antichi. Funzione e forma delle particelle NDI e NI, L'Italia Dialettale 56 (1993), pp. 51-124.
Per una teoria grammaticale del mutamento morfosintattico. Dal latino verso il romanzo, Edizioni ETS, Pisa 1997.
Forme romanze della funzione predicativa: teorie, testi, tassonomie, Edizioni ETS, Pisa 2000.
Lucia, Marcovaldo e altri soggetti pericolosi, Meltemi, Roma 2001.
Lo Spettro di Lampedusa, ETS, Pisa 2001.
Tre vedute della linguistica teorica novecentesca, in G. Massariello Merzagora (a cura di): Storia del pensiero linguistico: linearità, fratture e circolarità. Atti del Convegno della Società Italiana di Glottologia, Verona (11-13 novembre 1999), Editrice «Il Calamo» SNC, Roma, 2001, pp. 165-183.
Quel pasticciaccio brutto della declinazione scomparsa?, Vox Romanica, 60, (2001), pp. 15-24.
con Ignazio M. Mirto, FARE. Elementi di sintassi. Edizioni ETS, Pisa 2003.
Sul limite, in Giacomo-Marcellesi, Mathée & Alvaro Rocchetti: Il verbo italiano. Studi diacronici, sincronici, contrastivi, didattici. Atti del XXXV° Congresso Internazionale di Sudi della SLI, Parigi, (20-22 settembre 2001), Bulzoni, Roma, 2003, pp. 197-210.
Nunzio La Fauci:
(Intervista a cura di Lisa Mangili)
Nunzio La Fauci (1953) si è laureato a Palermo nel 1975, ha studiato linguistica a Pisa e a Parigi ed è all’Università di Zurigo dal 1997, come professore ordinario.
Che studi ha seguito e per quali ragioni?
Studi classici. Riuscivo meglio in matematica però. Alla fine ha prevalso il “peggio”: Lettere all’Università, dove fui rapito dalla linguistica, per il suo grande rilievo nel Novecento.
Come è approdato all’Università di Zurigo?
Laureato, andai a Pisa, per “perfezionarmi”. Poi per un biennio a Parigi, con borse di studio. Nel 1981 comincia la mia carriera italiana. Nel 1994 ero in cima. A quel punto, Zurigo cercava un professore di linguistica italiana: ho detto eccomi. Mi hanno preso.
Che opportunità offre questa università?
Le biblioteche, ricche e accessibili, e il giusto equilibrio didattica-ricerca. I docenti che hanno agio, tempo e voglia di fare ricerca rendono ai discenti il migliore servizio didattico.
Quali sono i suoi interessi primari nel campo della linguistica?
“Sono un essere umano e non considero alieno da me niente di ciò che è umano”, scrisse Terenzio. E Jakobson sulla scorta: “…non considero alieno da me niente di ciò che è linguistico”: un modello ideale. Mi interesso di diacronia latino-romanza, del pensiero linguistico e della sua storia, di grammatiche, di lessico e sintassi, di analisi del testo nella prospettiva di una critica linguistica. Insomma, mi occupo della lingua “dove” mi ferisce o mi seduce (mia parafrasi di Barthes).
C’è un modello particolare cui si ispira?
Più che modelli, fonti d’ispirazione sono Saussure, Sapir, Jakobson. Ho preso a guide studiosi poi diventati amici: Riccardo Ambrosini, Maurice Gross, Carol Rosen. Nessuno ha il dubbio merito di essermi stato maestro.
Per quanto riguarda la ricerca, che tipo di metodologia è solito utilizzare? Quella di Saussure: relazioni e differenze. Provo a capire istituendo rapporti e verificando differenze.
Di che tipo di progetto si sta occupando?
Del nome proprio, che è un mistero, per farlo diventare un problema sintattico operativo. Anche questo si inscrive in una prospettiva di linguistica razionale: la linguistica come oggi non è e come io la immagino.
Come giudica lo stato dell’italiano, a Zurigo?
C’è forse una città svizzera che conta in valore assoluto più italofoni dell’area urbana di Zurigo? L’italiano stava certo meglio venti anni fa. La situazione è ancora buona però. Bisogna mantenerla almeno tale. In proposito, un’osservazione. Ci sono lingue più importanti dal punto di vista pratico. Inglese, spagnolo, per esempio. Un privilegio conquistato come? Al fondo, con brutalità: conquiste militari e violenza.L’italiano si è fatto largo anzitutto con la cultura. La diaspora (pare umile ma è colma di nobiltà) di coloro che sono andati in giro per il mondo a lavorare ha ampliato il suo spazio. L’italiano non deve nulla (o molto poco) alla violenza.
Vede come una sfida il fatto di insegnare in italiano a Zurigo?
Sì e mi entusiasma. Ne sono grato alla Svizzera. Sta accadendo un fatto bizzarro, oggi: parlare e scrivere si può di tutto. Solo in un modo però e solo in una lingua. La varietà dell’espressione umana è invece fondamentale e va rafforzata. Anche perché varietas delectat: “la varietà diverte”.
In quali modi lei ritiene si possa mantenere vivo un interesse nel confronto di questa lingua?
Perseguendo grandi modelli. Il persistente interesse per l’italiano si fonda sull’espressione e le opere di grandi personalità. Il programma è semplice: fare come Dante, Petrarca, Boccaccio, Galileo. Esprimersi in ogni campo alla loro altezza. Scrivere opere all’altezza delle loro. La qualità ha sempre assicurato la forza dell’italiano: se ne saremo capaci, l’assicurerà in futuro.