Frate Cipolla

 

« [...], nel quale, per ciò che buona pastura vi trovava, usò un lungo tempo d’andare ogni anno una volta a ricoglier le limosine fatte loro dagli sciocchi un de’ frati di santo Antonio, il cui nome era frate Cipolla, forse non meno per lo nome che per altra divozione vedutovi voloniteri, con ciò sia cosa che quel terreno produca cipolle famose per tutta Toscana . »

Era questo frate Cipolla di persona piccolo, di pelo rosso e lieto nel viso e il miglior brigante del mondo : e oltre a questo, niuna scienza avendo, sì ottimo parlantore e pronto era, che chi conosciuto non l’avesse, non solamente un gran rettorico l’avrebbe estimato, ma avrebbe detto esser Tulio medesimo o forse Quintiliano : e quasi di tutti quegli della contrada era compare o amico o benvogliente. »
(VI, 10, 6/7)

Come vediamo nel paragrafo sopra citato,il nome di frate Cipolla, ad ogni modo, è un nome toscano.

È la prima nota di quegli elementi di linguaggio allusivo o equivoco o espressionistico o antifrastico e di quei riferimenti bilicati fra storia e fantasia sui quali sarà tessuta tutta la novela.
(Branca, II, p.760)


Frate Cipolla, un 'prodotto' locale:

Accanto a un tipo di funzione del nome proprio, nel Decameron l'onomastica allusiva e i nomi 'parlanti' hanno anche uno scopo caricaturale, in cui libero sfogo può trovare l'estro giocoso dello scrittore. Sono quelle denominazioni fantasiose, coniate in base, molto spesso, a suggestioni di tipo fonico, e messe in bocca a scaltri e astuti beffatori, la cui finalità risiede nel confondere e soggiogare i creduli e assorbenti cervelli di malcapitati ascoltatori.
Proprio per il loro sapore vagamente esotico e immaginoso queste denominazioni (per lo più di carattere geografico e a cui si uniscono talvolta anche nomi e luoghi di carattere reale, quasi a rendere più credibile la caleidoscopica miscela), acquistano un potere persuasivo e suggestionante tale da porre in completa balia dell'oratore l'esterrefatta attenzione degli uditori.
Esemplare a questo proposito è la novella di frate Cipolla. Innanzitutto essa presenta in apertura la descrizione del protagornista della funambolica predica ai certaldesi. È ancora il tipo di nome che abbiamo fin qui analizzato posto in scherzosa relazione, questa volta, con i copiosi raccolti di cipolle che quel paese fornisce, facendo in tal modo apparire il frate imbroglione e beffatore quasi un 'prodotto' locale, e perciò tanto più familiare e degno di fiducia da parte dei suoi fedeli ascoltatori (VI, 10, 5-6).
Il nome del frate, quindi, non è un elemento isolato e relegato tra le poche righe di presentazione, ma al contrario agisce come legame con la folla degli ascoltatori, creando un clima di familiarità e benevolenza nel confronti del predicatore. Di questa fiducia e di questa popolarità ben saprà approfittare frate Cipolla, allorché, colto di sorpresa dall'inopinata sostituzione delle « reliquie », darà inizio alla sua fantasmagorica interpretazione del «miracolo».
(Luigi Sasso, p. 167 sgg)