No.
Indicazione spaziale Commento all'indicazione spaziale
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Certaldo (5, n.5) Il paese, com’è noto della famiglia del Boccaccio. Dopo averlo raffigurato nel Filocolo (III 33,II, sgg. e V 32 sgg.) e in questa novella col distacco ironico e canzonatorio del cittadino raffinato, già nel 1352-53 il Boccaccio ricorda il borgo paterno con trepida commozione, come un rifugio caro e desiderato (Epistole, VIII: "iam carius Certaldi cognomen est quam Florentiae"; e poi nel ’61, ritiratosi a Certaldo: "qui ho cominciato ... a confortare la mia vita ... Vi dico che io mi crederrei qui, mortale come io sono, gustare e sentire della etterna felicità" (Consolatoria, 80-81). E la tarda, ampia menzione nel De fluminibus sembra coronare l’affetto — che affiora in tutte le epistole di quegli anni — per quel tranquillo rifugio offerto alla sua vecchiaia: sono parole in cui si può forse scorgere un’eco di queste righe ("Elsa fluvius est Tusciae ... a dextro modico elatum tumulo Certaldum, vetus castellum linquit ... cuius ego libens memoriam celebro, sedes quippe et natale solum maiorum meorum fuit ...")
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Castel di Valdelsa (5, n.6) posto nel nostro condado Castel qui significa borgo e invece al paragrafo 14 si riferisce alla parte alta del borgo dove si elevava il castello.
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quel terreno produca cipolle famose per tutta Toscana (6-7, n.1) Nel Plinio del Petrarca (cod. Parigino lat. 6802, C. 153V) il Boccaccio annotò le notizie sulle varie qualità di cipolle con la chiosa scherzosa: "Nondum certaldenses erant", e nel Corbaccio si fa beffare come certaldese dalla malvagia vedova con le parole: "Torni a sarchiar le cipolle e lasci star le gentildonne!". Anzi lo stemma di Certaldo portava e porta una cipolla.
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le femine delle ville da torno (8) Le donne delle case vicine alla chiesa
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venuti alla messa nella calonica (8,n.7) calonica è un arcaismo per canonica, cioè la chiesa parrochiale. Oggi canonica significa anche l'abitazione del parroco annessa alla chiesa.
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dalle sante terre d'oltremare (11) Parlando delle sante terre d'oltremare Frate Cipolla fa accenno al grande viaggio che dovette fare per ricevere la reliquia. Questo viaggio verrà descritto poi nella novella.
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nella camera della Vergine Maria rimase quando egli (l'angelo Gabriello) la venne a annunziare in Nazarette. (11-12) Anche questa indicazione spaziale fa accenno al grande viaggio di Frate Cipolla menzionando Nazarette, dove l'angelo lasciò una penna. Con tutte e due le indicazioni spaziali - sante terre d'oltremare e Nazarette - Frate Cipolla vuole darsi arie d'importanza facendo finta di aver fatto questo viaggio pesante eppure vuole attribuire grande importanza alla reliquia stessa, visto che essa viene da lontano.
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... Frate Cipolla la mattina desinava nel castello (14) Il castello si trova nella parte alta del paese, sul colle, dov'era ed è ancora il Palazzo comunale e dove erano le case dei Boccaccio.
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...se ne scesero alla strada...(14) Giovanni del Bragoniera e Biagio Pizzini, i due giovani astuti, scesero dunque dalla parte alta del paese (dov'era la calonica e dove avevano ascoltato la messa e le parole di Frate Cipolla) sulla strada maestra, dove evidentemente era l'albergo dove stava Frate Cipolla per il suo soggiorno a Certaldo.
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...egli (Guccio Imbratta)in ogni luogo vuol pigliar moglie (18) Con l'uso delle parole "in ogni luogo" il Boccaccio produce l'impressione che Guccio Porco non sia ancora sposato. A questo proposito Branca accenna che secondo alcuni documenti, Guccio risulta già ammogliato nel 1331 e quindi l'episodio sarebbe anteriore. Qui l'indicazione spaziale ha un valore ulteriore: "in ogni luogo" significa anche che Guccio Porco sta cercando moglie con molta fatica e che non gli importa quale donna sia; basta che sia una donna, anche se è "grassa e grossa e piccola e mal fatta, con un paio di poppe che parean due ceston da letame e con un viso che parea de' Baronci"(Cfr. paragrafo 21 e Dec. VI, 6, 3n.)
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all'albergo (20) Cioè, l'albergo dove sta Frate Cipolla per il suo soggiorno a Certaldo
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...lasciata la camera di frate Cipolla aperta...(21) Cioè, la camera nell'albergo dove Frate Cipolla aveva lasciato la reliquia
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..., che avrebbe condito il calderon d'Altopascio,...(23) Altopascio è un chiostro in provincia di Lucca. Pensando all'osservazione in I,7,4 ("ipocrita carità de' frati"), anche qui si potrebbe considerare un attacco polemico contro l'assistenza ai poveri degli ordini monastici. Branca fa anche accenno a Fanfani citando le sue parole a proposito di Altopascio: "Era spropositato perché i monaci di quella badia (la Magione degli Ospitalieri) vi facevano minestra per le limosine universali due volte la settimana: e passò in proverbio."
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nella camera di frate Cipolla (25) La camera nell'albergo
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E certo egli il poteva a quei tempi leggiermente far credere, per ciò che ancora non erano le morbidezze d'Egitto, se non in piccola quantità, trapassate in Toscana, come poi in grandissima copia con disfacimento di tutta Italia son trapassate: (...) (27/28) Con Egitto ci si riferisce in generale all'oriente che non aveva una buona reputazione in quell'epoca. Già nella Commedia di Dante viene menzionato l'oriente come luogo d'origine della lussuria e della corruzione con le parole espresse da Cacciaguida: "non v'era giunto ancor Sardanapalo a mostrar ciò che 'n camera si puote."(Parad. XV 107-108). Nell'edizione della Nuova Italia a cura di Natalino Sapegno questi versi vengono spiegati nel modo seguente: "Ancora non erano penetrati in Firenze i costumi molli e depravati e le raffinatezze della lussuria; simboleggiate in Sardanapalo (667-626 a.C.), re degli Assiri comunemente ricordato come esempio di uomo effeminato e vizioso. Dante ha in mente, come par probabile, il verso di Giovenale, Sat., X, 362: "et Venere et coenis et plumis Sardanapali"; e il verso 108 allude tutt'insieme a lusso, morbidezza e libidine. Il Torraca cita un passo del volgarizzamento del De regimine principum di Egidio Romano, dove si dice che Sardanapalo "s'era tutto dato ai diletti delle femmine e della lussuria e non usciva fuore della sua camera per andare a parlare ad alcuno barone"." Con questa indicazione spaziale Boccaccio ci dà un'impressione sull'immagine che si aveva allora dell'oriente e implicitamente dei musulmani.
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in quella contrada (28) Nella zona di Certaldo, cioè nell'ambiente rustico, le "morbidezze d'Egitto" non erano ancora conosciute.
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Gli uomini e le femine semplici che nella chiesa erano,... (30) Cioè nella chiesa parrochiale dove sarà mostrata la reliquia alla gente semplice. Con "semplice" il Boccaccio allude alla credulità dei fedeli.
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nel castello (30) Cioè nella parte alta del paese. (Cfr. Indicazione No.8)
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Il quale (Guccio), poi che con fatica dalla cucina e dalla Nuta fu divelto (32) A Guccio non piaceva lasciare la Nuta e neanche la cucina. Questo è forse un'allusione alla sua statura grossa ben spiegata nei paragrafi 15 e 16 con uno dei diversi nomi che ha, cioè Guccio Balena.
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... Con fatica lassú n'andò (32) Nella parte alta del paese dove sta la chiesa parrochiale.
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io fui mandato dal mio superiore in quelle parti dove apparisce il sole (37) Infatti con queste parole Frate Cipolla allude a qualsiasi luogo, siccome il sole si vede dappertutto. Il Branca qui accenna però giustamente che con il tono enfatico della frase fa cadere facilmente, come vuole Frate Cipolla, nell'equivoco di intendere dove sorge il sole, cioè in Oriente. È il primo tocco, o meglio, l'apertura del grande discorso tutto appuntato e modulato su un linguaggio prestigioso e funambolesco, caricaturale e grottesco, anfibiologico e antifrastico; e in questa pazza girandola semantica e oratoria le cose più semplici suonano meravigliose e straordinarie. Si vede un'altra volta che l'Oriente ha un ruolo importante per tutta la novella, sebbene ambiguo. La prima volta è stato menzionato come esempio negativo, cioè come luogo d'origine della lussuria e corruzione (Cfr. Indicazione No.15). Adesso l'oriente rappresenta il luogo dove sorge il sole e quindi ha funzione positiva. Da ciò si potrebbe dedurre che la stessa indicazione spaziale una volta significa questo e un'altra volta quello, a seconda del contesto.
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Nomi dei luoghi visitati da Frate Cipolla (37-40) Benché i nomi suonino esoticamente - Porcellana, Vinegia, Borgo de' Greci, Garbo, Baldacca, Parione, Sardigna ecc. - secondo Branca si riferiscono in gran parte a Firenze attraversata da est a ovest. Manlio Pastore Stocchi, nel suo importante saggio Dioneo e l'orazione di frate Cipolla menziona anche questa opinione tradizionale degli esegeti sull'origine dei nomi dei luoghi citati, aggiunge però un'altro modo di spiegazione, dove sottolinea come in effetti frate Cipolla non mente ma esercita piuttosto, da buon ecclesiastico navigato, una sorta di restrizione mentale: Citazione da Pastore Stocchi.
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Porcellana (37) Porcellana era via e ospedale presso San Paolino.
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Vinegia; Borgo de' Greci (38) Vinegia e Borgo de' Greci sono contrade fra Piazza della Signoria e Santa Croce.
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Garbo e Baldacca (38) Garbo era l'attuale via Condotta e Baldacca una strada presso Orsanmichele. I due nomi fanno pensare a luoghi lontani ma reali: il reame del Garbo della II 7, e la città di Baldack in Arabia, o quella di Bagdad.
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Parione (38) Parione è la via da Santa Trinità alla Carraia.
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Sardigna (39) Sardigna è una piaggia deserta fuori San Frediano.
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Braccio di San Giorgio (39) San Giorgio è una contrada presso la Dogana e anche località Oltrarno. Bisogna però menzionare che il Bosforo, venne anche chiamato braccio di San Giorgio. (Cfr. anche M. Pastore Stocchi, 1977, pp 201-215.)
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Truffia e Buffia (39) Come nell'indicazione No. 15 anche qui viene fatto un'allusione negativa all'oriente, chiamando i luoghi dopo il braccio di San Giorgio, cioè il Bosforo, Truffia e Buffia, vale a dire i paesi dei truffatori e dei beffatori o dei buffoni. Inoltre Frate Cipolla dice che appunto quei paesi siano "molto abitati e con gran popoli". A questo proposito il Branca indica anche il Dittamondo, II, 20, di Petronio e specie il Sacchetti, Rime, CCLXVI, dove appaiono espressioni simili.
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Terra di menzogna (39) Essendo passato dai paesi dei truffatori, beffatori e buffoni (Cfr. Indicazione No.29) Frate Cipolla - più andando verso l'oriente - arrivò in terra di Menzogna. Che il nome di questo paese abbia un senso ironico e satirico è reso evidente con le seguenti righe tratte dallo Zingarelli: "pare una regione per la somiglianza con Borgogna e la medievale Sansogna."
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Terra d'Abruzzi e montagne de' bachi (40+41) Questa regione viene nominata anche nella VIII,3,9 sgg. a indicare lontananza favolosa ("Dunque dee egli essere più là che Abruzzi") e proprio, come in questo passo, accanto alla "terra dei baschi", qui equivocamente ridotti a bachi, che logicamente è una denominazione spregiativa. Branca accenna inoltre che Baschi qui non sembra essere il borgo medievale in provincia di Terni.
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India Pastinaca (42) Pastinaca è, com'è noto, una radice dolciastra: forse è usata qui, come apposizione di India, per alludere alle spezie e ai dolciumi d'Oriente o più probabilmente quasi a dire sciocchezza, fandonia, proprio come si usa con tale senso "carota", cioè "vendere carote". Questa frase e la seguente (42-43) possono forse, con allusività caricaturale, avvincinare Fra Cipolla e il suo favoloso viaggio a Alessandro Magno e alla sua vittoriosa marcia arrestatasi proprio in India di fronte all' "acqua" (nello Zibaldone Laurenziano appare proprio l'apocrifa Epistola Alexandri de situ et mirabilibus Indie: cfr. M. Pastore Stocchi, 1977-1978.).
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...in quelle sante terre / Ierusalem (43+44) Cioè, in Terrasanta, dove finisce il viaggio fittizio di Frate Cipolla, perché lì incontra il patriarca di Gerusalemme, messer Nonmiblasmete Sevoipiace, che gli fa vedere tutte le sante reliquie che egli aveva.
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...de' raggi della stella che apparve a' tre Magi in Oriente, ... (45) Secondo il vangelo di Matteo (Mt 2,2) i raggi di una stella indicarono ai tre Magi la strada dall'oriente fino a Gerusalemme, dove s'informarono dal re Erode dove si trovasse il futuro re degli ebrei, cioè Gesù bambino a Betlemme in Giudea. Citando i raggi dell'oriente come reliquia, frate Cipolla qui attribuisce all'oriente un valore molto positivo e importante in confronto alle altre menzioni. (Cfr. indicazione No. 15)
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E per ciò che io liberamente gli feci copia delle piagge di Monte Morello in volgare e d'alquanti capitoli del Caprezio,(...). (46) In realtà Monte Morello è montagna a nord di Firenze e Caprezio è nome inventato che secondo Branca allude anch'esso alla sodomia: si tratta di linguaggio e metafore gergali sessuali come del resto anche la parola Monte Nero nell'introduzione alla VI giornata: (...), mi vuol dare a vedere che la notte prima che Sicofante giacque con lei messer Mazza entrasse in Monte Nero per forza e con ispargimento di sangue;(...)" Naturalmente gli feci copia lascia a bella posta equivoca l'interpretazione fra donare e copiare (come sarebbe necessario intendere accettando le allusioni di Frate Cipolla a Monte Morello e Caprezio come a libri; "far copia di sé" vale anche, suggerisce il Segre, darsi a godere carnalmente).
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le quali cose io tutte di qua con meco divotamente le recai, .... (47) Cioè di qua dal mare, qui nei nostri paesi, in Ponente. (Cfr. Dec, X, 9, 76n.)