Currado Gianfigliazzi

Caratterizzazione

'Currado Gianfigliazzi [...], sempre della nostra città è stato notabile cittadino, liberale e magnifico'. Il padrone e allo stesso tempo antagonista di Chichibio adempie nella novella il ruolo di motteggiato (mentre Chichibio che è il motteggiatore).

Infuriato per la bugia del cuoco dimostra la sua superiorità sociale minacciandolo. Anche la mattina seguente l'ira di Currado non è ancora cessata e 'tutto ancora gonfio' aspetta la dimostrazione della prova.

La situazione finale dimostra che Currado sia un gentiluomo: dopo la pronta risposta di Chichibio ‚l'ira si convertì in festa e riso‘'.

Provenzia del nome

Per il nome di Currado Gianfigliazi Branca rinvia al personaggio storico "Currado di Vanni di Cafaggio Gianfigliazzi, vissuto tra la fine del secolo XIII e la prima metà del XIV". Currado faceva parte della celebre famiglia di banchieri fiorentini (BOCCACCIO: Decameron, a cura di BRANCA, 1992, pp. 730).

Nel XVII canto dell' Inferno (v. 58-60) Dante pone un personaggio appartenente alla famiglia dei Gianfigliazzi tra i violenti contro natura ed arte. I commentatori antichi non hanno precisato di quale personaggio si tratti. Lo stemma descritto da Dante rappresenta "un leone rampante di azzurro, linguato di rosso, in campo d'oro" (ENCICLOPEDIA DANTESCA, pp. 153). Questo stemma rinvia chiaramente alla famiglia dei Gianfigliazzi. È quindi probabile che il personaggio del quale parla Dante e Currado Gianfigliazi appartengono alla stessa famiglia.

Rapporto tra Chichibio e Currado