15. La cornice: conclusione Mentre stavano in questi e simili ragionamenti è fama che sopraggiungessero due leoni, così rifiniti e maceri dall'inedia, che appena ebbero forza di mangiarsi quell'Islandese; come fecero; e presone un poco di ristoro, si tennero in vita per quel giorno. Ma sono alcuni che negano questo caso, e narrano che un fierissimo vento, levatosi mentre che l'Islandese parlava, lo stese a terra, e sopra gli edificò un superbissimo mausoleo di sabbia: sotto il quale colui diseccato perfettamente, e divenuto una bella mummia, fu poi ritrovato da certi viaggiatori, e collocato nel museo di non so quale città di Europa. ******************************************************************************************************************** La risposta all’ultima domanda dell’Islandese - con la quale viene espressa in tutta la sua forza la non accettazione di un ordine delle cose sbagliato, inverosimile – non giunge direttamente dalla Natura, ma dai fatti stessi: è infatti attraverso due leoni affamati, o, come recita la seconda possibilità - emblematica della casualità dell’accadere delle cose nell’universo - per mezzo di una tempesta di sabbia, che vengono messe a tacere le accuse del povero Islandese. La legge implacabile della Natura, enunciata in varie forme nell’arco di tutta l’operetta, viene dunque ribadita in forma estremamente ironica anche a conclusione dell’operetta e va ad opporsi, per la sua insensatezza e contingenza, all’assidua ricerca di un senso nelle cose che caratterizza il discorso dell’Islandese. Quest’ultimo - ancora incredulo di fronte ad un universo rivelatosi grandioso nella sua bellezza ma perfettamente inutile per l’ottenimento della felicità a cui l’uomo anela - morendo, si realizza per quello che realmente è nei termini enunciati dalla Natura, ossia semplicemente materia che entra a far parte del circolo di distruzione e trasformazione che mantiene in vita tale universo. vai al precedente |
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