VII

1]In primis in banco septimo liber primus, Quintilianus de institutione oratoria, incompletus et copertus corio albo, cuius principium est nec tantum* loquoir de patribus, finis vero in penultima carta et ideo in comediis.**

*tamen G ; **et ioico G, et ideo in dicto medio Gt

Inc. : Instit. Orat. I I,6 (non «verso la fine del procmio al libro I», come afferma Gutiérez) : nec de patribus tantum loquor. Mancava quindi a questo codice l’inizio dell’opera, come mancava già al Pastrengo e al Petrarca : esso, cioè, era della familglia die «mutili», come di norma fino alla scoperta di Poggio.
Expl. : id., XII 10, 38 (nella tradizione di Quintiliano la classe die «mutili» termina con XII 10, 43 : così nell’esemplare del Petrarca).
Il Boccaccio non cita mai Quintiliano (se non genericamente come in Dec. VI 10) nei suoi scritti anteriori al 1453, né per l’Institutio né per le Declamationes che gli erano attribuite e che lo facevano apparire come un retore agli occhi del Petrarca ; quanto al Petrarca stesso, egli conobbe l’Institutio per opera di Lapo da Castiglionchio, appunto nel testo mutilo che si è detto sopra.
La presenza in Santo Spirito di un autore piuttosto raro come questo farebbe pensare propiro al Boccaccio, se ne dovessimo cercare un proprietario : sicché la citzione implicita in Gen. XIV 10, se davvero si riferisce a Inst. Orat. V 12, 17, può ben essere di prima mano. Altro passo del’Inst. (X 3, 22) è citato in Gen. XI 2.
(Mazza, p.50)