Mai si trova negli scritti del Boccaccio anteriori al 50 e al '51 il nome di Quintiliano: nè come autore delle diffuse, basse Declamazioni apocrife, nè delle Istituzioni oratorie, così rare che nemmeno il Petrarca le aveva incontrate finchè non se le vide porgere da Lapo nei rapidi giorni del suo primo passaggio per Firenze al principio dell'ottobre 1351. Perciò, benchè possa essere stato mosso più dalle Declaniazioni che dalle Istituzioni pare un effetto di questo dono al pellegrino del giubileo e dei giudizi che il Boccaccio poi ne udì dal suo ospite il franco accostamento di Quintiliano a Cicerone poco oltre la metà del libro, in questo scorcio del ritratto di frate Cipolla: che niuna scienza avendo, sì ottimo parlatore e pronto era, che chi conosciuto non l‘avesse, non solamente un gran retorico l'avrebbe stimato, ma l'avrebbe detto esser Tulio medesimo o forse Quintiliano.


(Billanovich p.156/57)