La vita di sant’ Antonio



La vita di sant’
Antonio è stata letta e riletta nel corso dei secoli, in Occidente e, più ancora, in Oriente. Prova di questa popolarità è il gran numero di manoscritti del testo greco, almeno 165, i più antichi dei quali risalgono al nono e al decimo secolo.

La vita di sant’ Antonio era un "best-seller" dell’ antichità, che venne tradotta in latino, copto, etiopico, siriaco, armeno; e che ispriò una moltitudine di quadri e di libri, da Bosch a Grünewald fino a Flaubert.

(Vita dei santi, p.5)

A chi interessa l’intera vita di sant’ Antonio può leggerla per esempio nel libro seguente:

"Cinque vite di eremiti" di Domenico Cavalca, Letteratura universale Marsilio, Venezia, 1992.

Eccoci il primo capitolo:

LA VITA DI ANTONIO

Incomincia a la Vita di santo Antonio, e prima del mirabile suo fervore

nel principio della sua conversione.

CAPITOLO 1

Antonio, nato di nobili e religiosi parenti delle contrade d'Egitto, e

notricato in tanti vezzi e con tanto studio, che appena era lasciato

uscire fuori di casa, essendo ancora in etade puerile, inspirato e

ammaestrato da Dio fuggia l'usanze e le compagnie de' vani garzoni, e

per non isviarsi con loro non permise d'essere posto alla scuola. E

fuggendo ogni studio di vana scienzia stavasi innocentemente, secondoché

narra la Scrittura che facea Giacòb patriarca, quando era fanciullo. E

stando in casa, e andando alla ecclesia col padre e colla madre,

istudiava d'orare e ringraziare Iddio con gran desiderio e amore: e

ascoltando diligentemente quello, che si leggeva nella ecclesia,

studiavasi di metterlo in opera. Non era grave ai suoi parenti

chiedendo, come sogliono fare i fanciulli, varî e dilicati manglari, o

altri ornamenti, ma contento di quello, che dato gli era, più non

chiedea. E passati già di questa vita lo padre e la madre, rimanendo in

età d’anni diciotto ovvero di venti, governava e guardava dillgentemente e

onestamente la casa e la famiglia tutta, e massimamente una piccola

sorella, che gli era rimasa. E passati già quasi sei mesi dopo la morte

del suo padre e della sua madre, acceso d'un santo e vivo desiderio,

venne pensando come gli appostoli dispreglando e lasciando ogni cosa

aveano seguitato Cristo, e molti altri discepoli, secondo che si narra

negli Atti, degli appostoli, vendendo ogni loro possessione, poneano lo

prezzo al loro piedi, e per loro mano gli comunicavano a tutti i fedeli.

E stando in questo pensiero una fiata con gran desiderio di seguitarli,

pensando i1 merito e la gloria, che perciò ricevtito aveano, avvenne che

entrò nella ecclesia per udire la messa. E come piacque a Dio, avvenne

che si lesse quello evangelio, lo quale narra come Cristo disse a uno

giovane ricco: «Se tu vuogli essere perfetto, va' e vendi ogni cosa che

tu hai, e dallo al poveri, e vieni dipo me e seguitami, e averai tesoro

in cielo». La qual parola udendo non come da uomo, ma come da Dio, e

imaginandosi che propriamente Iddio per lui e a lui l'avesse fatta dire

e dicesse, trasse a se stesso cotale comandamento, e tornando a casa

disperse e distribuette o vendendo o donando ai vicini e ai poveri ogni

sua sustanzia, riserbandone una picciola quantitade per la sorella.

E fatto questo, entrando un altro giorno nella detta chiesa alla messa, udì leggere quello

evangelio, nel quale dice Cristo: «Non abbiate sollecitudine per lo dì

di domane». La qual parola anche intetidendo detta per sé, tornando a

casa diede anche quello cotanto, che avea serbato, al poveri. E

raccomandando la sorella ad alquante santissime vergini d'un

moiiasterio, che la 'nformassero" al loro esemplo, non potendo plù

sostenere d'abitare colle genti del secolo, acceso d'un santo desiderio,

fuggi in solitudine, e incominclò a fare asprissima e santissima vita.

In quello tempo erano pochi monasterî in Egitto e nullo, che si sapesse,

abitava solltario nel diserto; ma chiunque voleva uscire del mondo e

convertirsi a Cristo e a vita plù perfetta dilungavasi un poco dalla sua

contrada, e qui separato e scostato dagli altri facea penitenzia per questo modo.

Essendo in una villa quivi presso uno santo e antico eremito, e molti altri quindi, e

per altre contrade dintorno, Antonio come ape prudentissima tutti

visitando e le virtudi di ciascuno considerando, di tutti si studiava di

guadagnare e di trarre mèle spirituale. E per una santa invidia tutti

con ardentissimo desiderio istudiava di seguitare, considerando

in quale virtù massimamente ciascuno abbondasse. E per questo modo

ciascuno visitando, e di ciascuno frutto ed esemplo traendo, tornava al

suo abitacolo. Per 11 esempli de' quali acceso di migliorare,

dimenticandosi d'ogni sua prima ricchezza, parenti, e onori, e tutto 'l

mondo, orava quasi assiduamente. E sappiendo quello che dice l'Appostolo,

cioè che chi non lavora non manduchi, lavorava colle sue mani, e

del suo lavoro e guadagno vivea, e quel tanto, che li soperchiava, dava

ai poveri. E con tanto studio e desiderio intendea la Scrittura santa,

che mai non la dimenticava; ma servando nel suo cuore tutti li

comandamenti divini, avea la memoria in luogo de' libri, della qual

fatto avea quasi uno armario delle Scritture sante. Si graziosamente

la sua vita menava, e con tanta reverenzia s'inchinava e ubbidiva a tutti

quelli, li quali visitava, che ciascuno l'amava di puro e singulare

affetto. Considerava studiosamente quale virtù massimamente e

singularmente in ciascuno rilucea, ed acceso a seguitarli d'un santo

zelo, e per una santa invidia, dall'uno imprendea astinenzia, dall'altro

umiltade, ed ora la mansuetudine di questo, ed ora la carità di

qtiell'altro segLiltare si studiava. E per questo modo tutti considerando,

e da tutti esemplo e studio d'alcuna virtù traendo, quasi come pasciuto

e caricato di fiori tornava al suo romitorio, e quivi tutte le virtudi , ch’avea in altrui

singularmente vedute, si riducea a memoria, e quasi per santa

considerazione masticandole e ruminandole brigava d'incorporarlesi

amando e seguitando. Non considerava, come sogliono fare i negligenti,

1i suoi pari o quelli che in virtù minori di lui fossero, ma infianmmato

di mirabile fervore e d'una santa superbia, studiava che nullo

l'avanzasse né eccedesse in qualunque cosa; e questo faceva

si umilmente e sì graziosamente, che avvengaché tutti già quasi

avanzasse in fama e in verità di santità, a tutti non però dimeno era

caro e grazioso, e nullo gli avea invidia; anzi tutti quando il vedeano

la chiamovano deicolo, cioè uomo di singulare devozione, e tutti

l’amavano e riceveano come figliuolo e fratello.