LE RELIQUIE DI BOCCACCIO
A) LE RELIQUIE APPARTENENTI AL PATRIARCA DI GERUSALEMME :
B) LE RELIQUIE REGALATE
Queste reliquie sono tutte reliquie speciali, inventate e scelte in modo di poter formare associazioni tra loro. Sono tutte delle reliquie che non si presentano sotto forma materialistica per arrivare a un fine spiritualistico ma che sono piuttosto la personnificazione di materialitý seculare. Ogni reliquia ha un nesso qualsiasi con una delle altre. Secondo J. Usher un elemento comune a quasi tutti Ë lidea di visita o di relevazione combinata con il desiderio di essere creduto. » interessante vedere che questi sono anche il tema e lo scopo del suo discorso: "This is both the theme of his sermon on that he will be revealing a relic and demanding devotion and, more particulary, a survival of his original intention, intimated in his first adress to Certaldesi in that missing feather came from Gabriel the instrument of the original Annuniciatio (Luca I.26)" (J. Usher)
Analizzando la lista delle reliquie si vede che infatti il tema ritorna: Il Spirito Santo chiese e ricevette la fede di Maria e di Giuseppe, il serafino fu il segno per San Francesco di credere, la stella fece credere ai tre Magi nella nascita di Ges˜. La mascella della Morte offrÏ a Ges˜ la possibilitý di portare la fede ai GiudeÔ e langelo Gabrielle annunciÚ lIncarnazione di Maria.
Le altre reliquie formano un gruppo di parti del corpo.
Un tema che torna spesso Ë il fuoco, Usher parla di un segno di Boccaccio facendo allusione allordine di SantAntonio che era considerato come padrone di quelli che soffrivono del fuoco di SantAntonio.
Nel passato come oggi si parla dello Spirito Santo quando succede qualcosa di strano e non se ne conosce l'autore. Qui un oggetto molto reale e fisico viene messo al posto dell'intera apparizione. PerÚ la combinazione come giý per le altre reliquie, non produce molto senso. Potrebbe pure esser unallusione alla sparizione misteriosa della piuma del arcangelo Gabriele che Frau Cipolla voleva mostrare ai Certaldesi.
Anche in questa immagine si tratta di una combinazione esemplare delleloquenza e del fuoco. La definizione pi˜ chiara del Serafino si trova in Isaiah 6.2-9:
"Seraphim stabant super illud:sex alae uni et sex alae alteri; duabus velabant faciem eius, et duabus velabant pedes eius, et duabus volabant. Et clamabant alter et alterum, et dicebant: Sanctus, sanctus, Sanctus Dominu Deus exercitum; plena est omnis terra gloria eius. Et commota sunt superliminaria cardinum a voce clamantis, et domus repleta est fumo; et dixi: Vae mihi quia tacui, quia vir polutus labiis ego sum, et in medio populi poluta labia habentis ego habito, et regem Dominum exercituum vidi oculis meis. Et volavit ad me unus Seraphim, et in manu eius calculus quem forcipe tulerat de altari....
Dante stesso discutendo questo brano in Monarchia III, I, 3, interpretÚ il calcolo come carbone.
Questa reliquia nasce dalla continuazione fisica del dito dello Spirito Santo, e rifletta nello stesso tempo la gerarchia angelica, cominciando con lo Spirito Santo, continuando con il Serafino arrivando finalmente ai Gherubini. Le seria di reliquie anatomici viene continuata da:
Potrebbe anche formare un'allusione a un'altra nascita verginale da Eva provocata da una costa di Adam (Genesis 2.21.: "Immisit ergo Dominus Deus soporem in Adam, Cumque obdormisset, tulit unam de costis eius et replevit carnem pro ea") questa associazione ritorna sulla reliquia precedente per lo sguardo del Gherubino, sorvegliando Eden con una spada di fuoco (Genesis 3.24)
Secondo Usher questa reliquia Ë una personnificazione comica (personificata corposamente in donna che veste panni cit. Branca) e allude alla nuditý di Adam e Eva.
Torna qui chiaramente l'immagine della luce e il tema della Rivelazione.
L'allusione della lotta di San Michele con il diavolo (Apocalisse 12, 7) contiene un nesso non solo con l'altro arcangelo Gabriele ma fa anche riferimento a San Francesco il quale aveva una profonda venerazione per San Michele. » noto il fatto che San Francesco celebrava con tanta devozione la quaresima di San Michele dal 15 agosto al 28 settembre. Sapendo che Fra Cipolla stava predicando a Certaldo intorno al 8 agosto, la coÔncidenza non sembra casuale.
Anche questa reliquia Ë una specie di materializzazione comica di una parte spirituale. Ritroviamo la mascella alla fine della novella quando i due giovani avendo sentito tutto: "avevan tanto riso, che eran creduti smascellare" (VI, 10, 55). Secondo Usher la continuazione Ë realizzata dal fatto che "Christ performs his last-minute miracle, having already allowed Lazzarus to die, in order to demonstrate to the unbelievers the extent of his divinely derived powers," ("Pater gratias ago tibi quoniam audisti me. Ego autem sciebam quia sempre me audis; sed propter populum qui circumstat dixi, ut credant quia tu me misisti" Giovanni II. 41-42)
Riprende l'idea della mascella con il dente della croce perÚ di nuovo in modo molto comico. Denti erano spesso reliquie molto appreciate, in questo contesto diventa completamente ridicolo. Con la croce riprende la visione di San Francesco il quale aveva visto un uomo crucificato che annunciava la Stimmata.
Non Ë la prima volta che si parla di Salomone in questa novella. Nella descrizione di Guccio Imbaratta dice: "Il fante mio ha in sÈ nove cose tali che, se qualunque Ë l'una di quelle fosse in Salomone o in Aristotele o in Seneca , avrebbe forza di guastare ogni lor virt˜, ogni lor senno, ogni lor santitý" . C'Ë perÚ anche un nesso con il suono delle campanne nella novella che chiama il fante: "dopo nona, quando udirete sonare le campanelle" (VI 10, 10), "mandÚ a Guccio Imbaratta che lý s™ con le campanelle venisse" (VI 10, 31), "andatone in su la porta della chiesa, forte incominciÚ le campanelle sonare" (VI 10, 32). Succede qui una specie di backflash via dal lato semantico delle reliquie al materiale iniziale della novella. Sembra questo quasi un annuncio del momento pi˜ importante del suo discorso, la climax Ë quasi finita. In questo momento dle suo discorso riparla come casualmente della penna del arcangelo Gabriele che Ë la causa del suo imbarazzo. L'idea di accennare solo brevemente alla reliquia che avrebbe dovuto essere la pi˜ importante della sua visita e di passare subito a quella invece trovata nel cassetto gli dý la possibilitý di ricuperare la credenza dei Certaldesi: " E donommi uno dei denti della sante Croce e in una ampoletta alquanto del suono delle campanelle del tempio di Salomone e la penna dell'agnol Gabriello, della quale giý detto v'ho." (VI, 10, 47)
Gabriele (ebr. Gabhri'el). - » uno dei tre angeli che hanno un nome nella Bibbia. Il suo nome significa "uomo di Dio". Egli appare al profeta Daniele due volte: la prima per espicargli la visione dell'ariete e del capro, e l'altra per annunciargli la profezia delle settanta settimane (Daniele, VIII, 15-27, IX, 21-27). Riappare nel periodo di preparazione al cristianesimo a Zaccaria, per annunciargli la nascita di suo figlio Giovanni Battista, Dice di essere "Gabriele, che sta dinanzi a Dio" (Luca, I, 19). Appare poi a Maria, cui rivolge gentile saluto, annunciandole che da lei nascerebbe il Messia. » quindi l'angelo annunciatore della salvezza. L'apparizione a Maria e quel saluto angelico divennero uno die soggetti preferiti dell'arte sacra cristiana e ammirati dai poeti:"Parea Gabriel che dicesse: Ave" (Orlando Furioso XIV, 90), e prima Dante, Purg., X, 40: "Giurato si saria ch'ei dicesse:Ave".
Il nesso di questa reliquia con le altre Ë il dato dal fatto che nella chiesa Santa Croce a Firenze vicino alle strade nominate da Fra Cipolla durante il suo pellegrinaggio immaginario, c'era un affresco di San Gherardo. In questo affresco era raffigurato portando zoccoli. Secondo Usher l'idea Ë anche ripresa: " of an image already used earlier by Cipolla when referring to sexual perversion in the Abruzzi: "dove gli uomini e le femine vanno in zoccoli su pe' monti" (VI, 10, 40)
Questa reliquia viene poi offerta a Gerardo di Bonsi in cambio dei carboni di San Lorenzo.-
Lorenzo, santo, martire, Ë sepolto nella cripta della confessione di S. Lorenzo f.l.m. unitamente ai santi Stefano e Giustino. I resti furono rinvenuti nel corso dei restauri operati da papa Pelagio II. Numerosissime furono le chiese in Roma a lui dedicate, tra le tante Ë da annoverarsi quella di S. Lorenzo in Palatio, ovvero loratorio privato del papa nel patriarchio lateranense, dove, fra le reliquie custodite, vi era il capo. Linsigne resto fu portato sotto Sisto V al Laterano; nel 1600 venne custodito nella cappella Sistina e nel 1708, sotto Pio VI, nella cappella del Quirinale ed infine in quella Matilde a S. Pietro in Vaticano. Adriano II ,donÚ a Carlo Magno alcune reliquie del santo, oggi onorate nella Cattedrale di Strasburgo. M.R.: 10 agosto - A Roma, sulla via Tiburtina, il natale del beato Lorenzo Arcidiacono, il quale, nella persecuzione di Valeriano, dopo moltissimi tormenti di prigionia, diverse verghe, bastoni, flagelli piombati e lastre infuocate, alla fine, arrostito su una graticola di ferro, compÏ il martirio; il suo corpo dal beato Ippolito e dal Prete Giustino fu sepolto nel cimitero di Ciriaca, al campo Verano.