La Navicella

Nell’anno del giubileo, il cardinale Jacopo Stefaneschi incarica Giotto di comporre un mosaico per l’atrio del vecchio S. Pietro a Roma. Questo mosaico, chiamato La Navicella, raffigura Gesù che salva dalla tempesta la nave degli apostoli. Il mosaico che ritroviamo oggi nel duomo di S. Pietro a Roma non è, però, l'opera originale: in seguito a tempesti e cambiamenti di posizione, il mosaico geniale di Giotto venne successivamente distrutta.

Nel 1673, il papa Clemente X incarica il mosaicista Orazio Manenti di restaurare i resti del mosaico, lavoro che equivaleva più o meno ad una creazione nuova dell’opera. La Navicella che ammiriamo oggi nel S. Pietro è, quindi, solo una reminiscenza lontana dell’originale giottesco.

Dobbiamo immaginare il mosaico di Giotto come opera rettangolare (e non arrotondata come quella del Manenti) e monumentale. Poco dopo il suo completamento, la fama della Navicella di Giotto passò il confine italiano: più di 30 repliche sono conosciute nell’europa occidentale (ad esempio la Navicella nella chiesa di S. Pietro il Giovane a Strasburgo, databile poco dopo il 1320; o la Navicella nella cappella spagnola di S. Maria Novella a Firenze, dipinta nel 1340 da Andrea Bonaiuto, ecc.).

Köhre-Jansen nel suo libro intitolato Giottos Navicella sottolinea il fatto che in qualità di allegoria sacrale la Navicella è unica; da metafora generale dell’ecclesia romana e del papato, invece, è stata imitata in vari modi dappertutto in Europa. Il critico nota, fra l’altro, "dass in der Kunstgeschichte kaum ein Opus genannt werden kann, dessen Rezeptionsgeschichte ähnlich umfangreich ist" (KÖHRE-JANSEN, 1993, p.281-282).

La Navicella di Giotto è indubitabilmente una delle opere più importanti della storia d’arte occidentale.