Johannes Pauli: Schimpf und Ernst

Johannes Pauli riprende nella sua raccolta Schimpf und Ernst la novella VI, 4 del Decameron. La riscrittura tedesca, scritta verso il 1522, s’intitola ‚Es waz ein ritter der het ein ordenszman‘ (No. 52).

I protagonisti sono un cavaliere fiorentino e un padre confessore. Quest'ultimo, invitato a cena dal cavaliere, arriva in anticipo. Aspettando in cucina chiede alla cuoca di dargli una coscia della gru. La cuoca gli propone di tagliarsela da sé e il padre confessore segue il consiglio.

A cena il cavaliere si meraviglia che alla gru manchi una coscia, dopo di che il padre confessore gli promette di provare che le gru hanno solo una zampa.

Dopo cena fanno una passeggiata fuori città. Poi, il padre confessore mostra al cavaliere da 30 a 40 gru (non 12 come nel Decameron) che stanno su un piede.

Cacciandole via il cavaliere dimostra che le gru hanno due zampe. La pronta risposta del padre confessore che se il cavaliere avesse spavantato l'altra sera la gru, anche quella avrebbe mostrato l'altra zampa, corrisponde a quella del Decameron.

Confronto con la novella del Decameron

La differenza più notevole del testo di Pauli con la novella di Boccaccio è la differenza tra i livelli sociali. Nella novella boccacciana il protagonista è un cuoco, nel racconto di Pauli inveve è un confessore. Nel racconto di Pauli non stiamo più difronte ad una relazione di dislivello sociale tra protagonista e antagonsita. Invece il protagonista e l’antagonista appartengono allo stesso rango sociale. Da questa uguaglianza sociale risulta anche la mancanza della minaccia del cavlaiere.

Un ulteriore differenza è il ruolo che adempie la serva: in Pauli è una cuoca. In certo un senso ha la funzione di un‘aiutante del protagonista, ma non è lei a provocare il conflitto, come in Boccaccio.