Regina di Saba

Il più antico racconto che si conosce sulla regina di Saba si trova nella Bibbia (I [III] Re, XI, 1-13; Cron., IX, 1-2), dove è narrato che la regina di Shebha (alla quale non è dato alcun nome), mossa dalla fama di Salomone si reca a Gerusalemme con una grande carovana e con preziosi doni per vederlo e provarlo con enigmi. La magnificenza della reggia e la sapienza di Salomone destano la meraviglia della regina, che proclama beati i suoi servitori, e benedice Iddio che si è compiaciuto in lui e lo ha posto re perché affermi il diritto e la giustizia; poi, colmatolo di doni, tra i quali pietre preziose e aromi, dei quali mai si era veduta tanta quantità, la regina torna nel suo paese.

Lo schema della narrazione biblica si ritrova poi ampliato e arrichito da fantastici particolari e da tratti leggendari e favolosi in testi di origine musulmana, e anzitutto nel Corano. Questo, nella Surah XXVII, 20-45, narra che Bilqis, regina di Saba, adoratrice del Sole, riceve per mezzo dell’upupa, inviata da Salomone, l’invito di questo a convertirsi all’adorazione del vero Dio. Bilqis gli manda i suoi legati con ricchi doni, ma il re, non pago di questi, minaccia l’invasione con i suoi eserciti; la regina si reca allora in persona da Salomone e si converte poi al culto del vero Dio.

Fra i tratti della narrazione coranica è notevole l’astuzia di Salomone, che simula con il vetro un bacino d’acqua, onde, quando la regina entra nella sala dove siede il re, è indotta dalla falsa apparenza a scoprire le sue gambe. Ciò allude alla leggenda della nascita della regina di Saba da madre demonica, nascita che ha la sua traccia nella villosità delle gambe della regina, o, secondo altri racconti, nel suo piede a zoccolo d’asino.

Tutti questi tratti leggendari, ed altri ancora, sono molto sviluppati in altri testi musulmani, anzitutto nei commenti del Corano.