CAVALIERE

Della figura del cavaliere non si sa molto e ai fini della novella non si rende necessario una descrizione dettagliata della sua persona. Si sa che egli, insieme ad altri cavalieri, aveva preso parte al ‘desinare‘ a casa di madonna Oretta, e che viaggiava nella stessa brigata. L’incapacità del cavaliere di narrare la novella, di per se bellissima, proposta a madonna Oretta con la metafora del „portar a cavallo", mette in evidenza la distinzione fra bellezza potenziale della novella e bellezza dell’esecuzione narrativa, un tema questo molto importante di questa novella.

Il fallimento del cavaliere dà a madonna Oretta la possibilità di porre fine allo strazio con un motto riprendendo la metafora del cavallo di cui egli si era servito. Interessante appare anche l’osservazione della narratrice "Messer lo cavaliere, al quale forse non stava meglio la spada allato che‚ il novellar nella lingua" come indicazione di una virtù mancante, quella del saper ben parlare, che mette in discussione la nobiltà stessa del cavaliere(Fido 1977, pp.58-59).

Il comportamento di un cavaliere verso una nobildonna era regolato da norme ben precise. Nel De Amore di Andrea Cappellano (cap. VI,D,p.124) vi si trovano i principali comandamenti d'amore i quali dovevano essere rispettati da ogni cavaliere che volesse cortegiare una nobildonna.

 

(tratto da Medioevo, 24 (1999), p. 98 con Miniatura del Lancelot du Lac, XV sec., Biblioteca Nazionale di Torino)