Per Bartolomea la situazione iniziale, con stabilità economica del marito, ma anche sua -visto che appartiene a una delle piu potenti e ricche famiglie di Pisa -non costituisce affatto una garanuia di serena vita coniugale, poiché non è la stabilità economica a fare felice il suo matrimonio. Questa situazione iniziale (1° fase) non può quindi essere considerata di piena stabilità.
La 2° fase corrisponde invece in pieno alla tragedia, anche se, precipitosamente, già durante il viaggio verso Monaco, il corsaro provvederà a consolare Bartolomea sua prigioniera, e non solo a parole, situazione nuova e mai sperimentata da Bartolomea, che apporterà una nuova tensione narrativa alla novella.
La 3° fase coinciderà con il ristabilimento della situazione iniziale, anzi costituirà uninimmaginabile superamento, un miglioramento a livello coniugale e percui, forse anche sociale.
Bartolomea rifiuta quel modello borghese che le garantiva sì una sicurezza economica e la riconoscenza sociale di Pisa, ma la privava della felicità coniugale.
In questo caso (vedi modello attanziale), il corsaro Paganino da oppositore, diventa aiutante, salvatore, riscattando Bartolomea dalla sua penosa situazione coniugale. Paganino, anche se poco presente nellazione della novella, lascia ampio spazio decisionale a Bartolomea, da corsaro quale egli è, non le impone le sue decisioni, diventa amico di Riccardo e lo ammette al colloquio con Bartolomea, non imponendogli le sue soverchierie, caratteristiche di un "reale" corsaro: Paganino è, in realtà,un vero galantuomo.
Protagonista ed eroina della novella resta comunque Bartolomea, la quale dapprima schiva il marito facendo finta di non riconoscerlo (fase nella quale subisce ancora la sua autorità), poi gli dirà di non voler tornare con lui ed infine, addirittura, lo minaccerà di chiamre aiuto, da vittima è quindi divenuta boia, ribaltando gli schemi sociali della borghesia (ricchezza vs. sicurezza), emancipandosi e prendendo in mano la sua capacità decisionale. Nessuno la costringe, neppure le minacce di discredito di suo marito la toccano: è lei unica fautrice del suo destino, della sua fortuna (umanesimo boccacciesco).
Tale novella siscrive perfettamente in questa prima parte del Decameron dove sui valori morali e le virtù della seconda parte (7°-10° giornata), hanno la meglio lamore e la natura, infatti il personaggio della X,10 (anche questa narrata da Dioneo, e si noti la differenza), Griselda, è lincarnazione delle virtù e dellobbedienza e si piega in tutto alla volontà di Gualtieri senza cercare mai la sua emancipazione. La scelta di Bartolomea non costituisce però un ribaltamento sociale anzi vuole forse essere una critica alla borghesia, che in parte crede di poter dominare tutto, anche la sorte con la ragione ed il denaro questo perché il corsaro Paganino da Monaco, una volta morto Riccardo, la prenderà in moglie (con tutti diritti e doveri connessi) adempiendo al suo preciso compito di marito, peraltro dettato anche dalla religione (vedi S.Paolo ai Corinzi), e ristabilendo così in pieno lordine sociale di Bartolomea, dandole onorabilità e felicità.
Il BOCCACCIO ribadisce così che il raziocinio ed il calcolo non si possono opporre alla natura e allamore, ma piuttosto che luomo può aiutare la fortuna, non soverchiandola con il calcolo.
Quindi questa novella conclusiva anticipa largamente il tema principale della III giornata, nella quale i personaggi contribuiscono in prima linea alla loro fortuna con lapporto dellingegno/industria"[...]DI CHI ALCUNA COSA MOLTO DA LUI DISIDERATA CON INDUSTRIA ACQUISTASSE O LA PER DUTA RICOVERASSE. (Prologo terza giornata).