Dei soli tre personaggi che appaiono nella novella, quello di Riccardo è tra i più comici, infatti Dioneo appena inizia a descriverlo si prende ironicamente gioco di lui:
"Fu adunque in Pisa un giudice, più che di corporal forza, dotato d'ingegno il cui nome fu Ricciardo di Chinzaca". (II, 10, §5)
Ci troviamo subito difronte alla descrizione di un giudice come una figura mediocre d'intellettuale, che fiero del suo sapere, e consapevole della sua ricchezza, si illude di poter soddisfare le voglie di una giovane donna che volutamente ha scelto come moglie. La schiocchezza del personaggio viene ancora di più accentuata con l'introduzione della scena del "calendario" delle coniugali astinenze, concepito affinché le varie argomentazioni di tipo giuridico, teologico e astronomico offrano una valida scusa alla sua impotenza sessuale. Si affianca alla sua figura di marito impotente quella di marito geloso.
" messer lo giudice, il quale era sì geloso che temeva delle aere stesso"
La gelosia è un'elemento importante nel novellare per la presa in giro del "beffato".
Una volta saputo dove la moglie fosse tenuta prigioniera, e limitato dalle sue convinzioni socio-culturali, crede che per la conquista femminile il denaro sia una valida sostituzione dell'eros. Questa convinzione gli procura un'accusa da parte della moglie che gli rinfaccia di non essersi mai comportanto da marito e di non aver mai adiempito ai suoi doveri coniugali, quindi la sua rivendicazione del diritto di marito è infondata.
È in questo modo che avviene il crollo dei "valori" su cui la sua esistenza si era sin ora basata; rendendosi così consapevole del fatto che né la cultura, né il denaro riescono a soddisfare una donna più dell'attuazione dei piaceri carnali.