Il travestimento

Zinevra deve travestirsi da uomo per salvare la sua vita e per muoversi liberamente. La nuova vita la stimola e l’agire nel mondo maschile le offre la possibilità di sviluppare e realizzare attivamente capacità mai sfruttate. Nell’ottica della società trecentesca, il raggiungimento di una nuova identità al maschile coincide con una promozione sociale, poiché la donna "è meno perfetta e nobile dell’uomo".

Si noti che nella novella II, 9 il travestimento maschile di Zinevra è tutt’altro che un elemento ironico: con esso si viene a dimostrare le grandi virtù femminili in pieno accordo con la visione filogina di Boccaccio. L'esaltazione di Ginevra è grande: eccelle come donna nel legame matrimoniale con Bernabò ed eccelle ugualmente come uomo al servizio del sultano. Il fatto che Zinevra si trovi a suo agio nel ruolo di uomo per ben sei anni può parere un elemento singolare nel contesto del Decameron: altrove i limiti della donna sono più strettamente definiti. Si noti, tuttavia, nel finale, un "tranquillizzante ritorno alla normalità" con il ristabilimento, per Zinevra, del ruolo di moglie (DONAGGIO 1988, pp.205-6).

Il mimetismo della trasformazione di Zinevra è evidenziato anche a livello morfologico. Il lettore è a conoscenza della reale identità femminile di Sicurano e, ciò nonostante, Boccaccio, a travestimento avvenuto, cambia la genere da femminile in maschile:

(...) e trasformatasi tutta in forma d’un marinaro, (...) trovò un gentile uom catalano. (...) Col quale entrata in parole, con lui s’acconciò per servidore e salissene sopra la nave faccendosi chiamare Sicuran da Finale. Quivi, di miglior panni rimesso (...).(II,9,42-43)

La moglie fedele riacquista la sua identità femminile solo dopo la rivelazione della sua innocenza:

(...) quasi a un’ora la maschil voce e il più non voler maschio parere si partì, e disse: "Signor mio, io sono la misera sventurata Zinevra, (...)." (II,9,67-68)(DONAGGIO 1988, pp.203-214).

Ginevra deve perdere la propria identità per ritrovare l'identità perduta e, con il travestimento, 'inganna' l'ingannatore per vincere l'inganno stesso: è esemplare la sua capacità di difendersi dai sotterfugi e, per questa qualità, essa rappresenta il modello che Filomena, nel proemio, invita ad imitare (vedi Chiavi di lettura, narratore).