Il sultano

La figura del sultano non ha particolari connotazioni, la sua figura nel racconto è finalizzata a occupare il ruolo del giudice. Sono completamente assenti descrizioni della sua persona, l'unica informazione rilevante sul suo carattere riguarda il suo interesse per la novella raccontatagli da Ambruogiuolo (la falsa versione dei fatti, §58), e per il successivo svolgersi della narrazione: la vera versione dei fatti che Ambruogiuolo, costretto da Sicurano, deve esporre, la confessione di Bernabò e infine il colpo di scena rappresentato dalla rivelazione della femminilità di Sicurano. L'interesse del sultano per le novelle accosta la sua figura a quella del re nel Libro dei sette Savi.

Per quanto riguarda il riscontro storico del personaggio, si ricordi che nel mondo arabo l'autorità giuridica civile e penale risiedeva nei 'quadi', sapienti che svolgevano la funzione di giudici per le controversie di più varia natura. Il loro giudizio si basava, più che sull'analisi di prove, sull'ascolto delle diverse versioni dei fatti; aveva grande valore la testimonianza di persone degne di fede (BARLUCCHI 1997, p.108), come nel caso di Sicurano.

Il giudizio del quadi, miniatura tratta da un manoscritto arabo. Bibliothèque Nationale, Paris.