Ginevra, la fedele

La critica del personaggio

Il personaggio di Ginevra è già stato studiato da Almansi (ALMANSI 1973, pp. 125-40) e Petrini (PETRINI 1986, pp. 37-52) in due analisi di taglio differente. La differenza fondamentale tra i due saggi consiste nell’individuazione del modello narrativo alla base della novella di Ginevra: Almansi accenna alla sua relazione con il modello fiabesco, ma non sviluppa l’analisi in questa ottica; Petrini, invece, traspone i modelli fiabeschi nella novella arrivando, tuttavia, a sminuirne l’aspetto innovativo. Almansi, inoltre, vede in Ginevra un mito bisessuale per il suo duplice aspetto di sposa fedele e di compagno e socio. Secondo Petrini non occorre dilungarsi sull’ambiguità sessuale di Ginevra: tutte le sue qualità sono perfettamente spiegabili per il suo carattere di protagonista e non di eroina fiabesca.

Il personaggio

Anche se la struttura e il contenuto della novella hanno un’impronta nettamente fiabistica, il personaggio di Ginevra assume, nel contesto delle molte narrazioni del Decameron, un ruolo di ‘eroina’ in quanto esempio di virtù femminile. La sua reazione alla Fortuna avversa è esemplare: essa sfrutta l’ingegno femminile non riconosciuto dai mercanti. Essa entra attivamente in scena quando deve salvarsi dalla morte che il marito ha ordinato: con preghiere e ragionamenti d’utilità convince il servo a risparmiarla. Poco oltre, la scena del travestimento focalizza l’attenzione sull’agire lucido della protagonista; il proseguio della storia narra i successi di Ginevra e il suo eroico perdono del marito. Essa ha indubbiamente caratteristiche del personaggio di fiaba: le capacità che via via si scoprono sono quasi scontate e troppo grandi per non essere associate a un immaginario fiabesco. Tuttavia, quello che occorre notare è la funzione di queste capacità e virtù all’interno della narrazione, avviata dalla discussione sulla natura delle donne, tema sicuramente caro all’autore. In questa ottica si arriva a comprendere il lato eroico di Ginevra come funzionale a confutare le tesi di Ambruogiuolo: all’esagerazione delle parole di quest’ultimo corrisponde l’iperbolicità delle azioni della donna (vedi Elementi narrativi, Temi, Travestimento e Donna dalle mille qualità).

Il nome di Ginevra

Nel racconto, la protagonista è caratterizzata dalla sua grande fedeltà; questo carattere è in evidente antitesi con il suo nome, legato alla tradizione cortese e alla figura di Ginevra, moglie di re Artù, adultera. Boccaccio stesso, in un’altra novella del Decameron (X,6), attribuisce il nome di Ginevra ad un personaggio perfettamente aderente alla tradizione cortese, senza tuttavia riferimenti al tradimento, accostandolo contemporaneamente al nome di Isotta (PORCELLI, 1996, p.182).

Il tradimento coniugale di Ginevra: il bacio di Ginevra e Lancillotto: Miniatura medievale: Tratto da Medioevo 1, 1999, p.111

Le figlie di Neri degli Uberti: Ginevra e Isotta (X,6). Miniatura tratta dal manoscritto 5070, fol. 365 r, Bibliothèque de l’Arsenal, Paris.

Sicurano da Finale

Ginevra, dopo essersi vestita da marinaio, completa la sua trasformazione in uomo dandosi un nuovo nome, Sicurano da Finale. Pare che la critica non abbia studiato la simbologia che esso nasconde. L’appellativo di provenienza ‘da Finale’ informa che Sicurano proviene da un paese con questo nome: Finale è una località situata nella provincia di Savona ad ovest di Alba (o Albisola) (vedi Spazio, spazio geografico, Finale). Il suo significato è determinato dalla posizione geografica: Finale (da FINALIS) si trova ‘al confine, alla fine di un territorio’.

Sicurano stesso si trova al confine, e sta per recarsi in terra straniera.

L'intero nome Sicurano da Finale potrebbe nascondere un significato: esso rimanda all'espressione ‘sicuro del finale’: in quest'ottica il nome offrirebbe un'anticipazione sull’esito conclusivo della vicenda e evidenzierebbe l’atteggiamento controllato e sicuro di Ginevra che riesce a dimostrare la sua innocenza. L'uso di questo nome da parte della narratrice si situerebbe, dunque, sulla scia dell'onomastica fiabesca, in cui i nomi dei personaggi possono contenere informazioni o anticipazioni sul loro destino o sull'agire futuro.