Per liberare Violante da qualsiasi collegamento paterno, il conte le dà un nome nuovo: Giannetta.
A soli sette anni Giannetta viene affidata a una nobile dama di Londra. La donna infatti è rimasta immediatamente colpita dallaspetto della bambina ("bella e gentilesca" §30) e provando pietà laccoglie e la cresce come una figlia.
Col passare degli anni la bambina diventa una bellissima e graziosa donna e chiunque la conosce la giudica "esser degna dogni grandissimo bene e onore" (§38). Anche se lontana dal padre e senza propri beni Giannetta rispecchia lanimo gentile e elevato del conte.
Ora accade che Giachetto, il figlio dei genitori adottivi, sinnamora perdutamente di lei. Egli però non osa chiedere Giannetta in moglie ai suoi genitori, perché è convinto che la ragazza discenda da un Piccardo e secondo le regole di corte non si addice che lui, "più che altro e costumato e valoroso e pro e bello" (§40) aspiri allamore di una donna di bassa condizione sociale. Giachetto sammala e sta per morire. La madre, venuta a conoscenza del suo amore e sapendo che solo ladempimento del suo desiderio può salvarlo, propone a Giannetta di divenire lamante di suo figlio. La ragazza però si ribella e con risolutezza afferma che in qualsiasi altra cosa lei avrebbe accontentato la buona signora, ma non in questo, perché lonestà è lunica eredità che le è rimasta dei suoi avi e vuole conservarla fino alla morte. Solo con la forza Giachetto potrebbe ottenere qualcosa da lei.
Ritorna in questepisodio il riflesso della nobiltà e della fermezza spirituale del conte. Questa caratteristica è propria anche di Giachetto. Egli infatti ama Giannetta in silenzio, in silenzio sfiora la morte e quando gli si offre lopportunità di godere disonestamente il suo amore, rifiuta anche lui con animo fermo.
A questo punto i genitori del malato, sapendo che la sua salvezza sta solo nello sposare Giannetta, acconsentono alle nozze, anche se malvolontieri. Giannetta ne è felice e lietamente vive accanto a Giachetto regalandogli anche dei figli bellissimi.
Quando il conte giunge da mendicante alla sua porta, lei non lo riconosce. Solo alla fine, quando viene chiamata a Parigi, può riabbracciare finalmente suo padre.
U. Bosco, Il "Decameron", Bibliotheca Editrice, Rieti, 1929, pp. III sgg.