NARRATRICE

Elissa, la narratrice della II, 8, decide di narrare un racconto autenticamente morale per equilibrare la precedente storia un pò scandalosa di Alatiel. Infatti agli eventi narrati presiede irreprensibile la Provvidenza:

„Ma Idio, giusto riguardatore degli altrui meriti, lei nobile femina conoscendo e […]
che quello che avvenne Egli per sua benignità permettesse." (§39)

„[…] Domenedio è stato misericordioso di te più che tu medesimo, e acciò che tu di
questa infermità non muoi m’ha dimostrata la cagione del tuo male […]" (§50)

„Monsignore, ecco qui il padre e ‘l figliuolo; la figliuola, ch’è mia mogliere e non è
qui, con l’aiuto di Dio tosto vedrete." (§97)

In questi passaggi la Provvidenza è esplicitamente nominata, ma ci sono anche eventi che la includono implicitamente. L'agire e il modo di pensare del conte d’Anversa, ad esempio, sono guidati da onestà. Inoltre ci sono l’integrità di Giannetta che la porta a respingere la proposta della sua signora e la confessione in punto di morte che la regina pronuncia per alleviare la propria coscienza o la scena finale, dove Gualtieri perdona Giachetto che si è gettato ai suoi piedi e „[…] il conte assai benignamente in piè rilevatolo […]" (§94).

La casta Elissa non priva la novella di ingredienti intrattenenti di vario genere, come peripezie, colpi di scena, sentimentalismi. Essi però sono accompagnati da parole pie e da uno stile rigoroso.
È una vera teodicea. Alla fine l’innocenza del conte viene giustamente riconosciuta e mostrata con la riunificazione del padre con i suoi figli e con la riconquista dei suoi beni, ma soprattutto con la rivalorizzazione del suo onore.