Il contrasto fra il tono della novella del conte d'Anversa e il carattere che marca la novella precedente è evidente e si spiega con le qualità diverse che distinguono Elissa e Panfilo, narratore della novella II,7: mentre nella storia di Alatiel non abbondano i riferimenti a interventi diretti della provvidenza, il racconto del conte d'Anversa invece si distingue per l'insistenza su Dio e sul suo intervento.
Ma la reazione della brigata alla novella raccontata da Elissa è piuttosto indifferente. Infatti non troviamo nell'introduzione alla novella successiva dei riferimenti al racconto di Gualtieri. Tuttora, quest'assenza di commenti potrebbe essere dovuta in parte al carattere moraleggiante della novella:
A questa "compassionevole novella" 8ª, non manca nessuno degl'ingredienti (peripezie, colpi di scena, sentimentalismi vari), che erano motivi già diffusi e comuni e che persisteranno nei racconti di edificazione popolare, fino alla letteratura d'appendice dell'Ottocento. Qui ne abbiamo un vero prototipo, condotto con rigorosa coerenza di stile e totale abbandono all'infallibile teodicea che lo governa a differenza degli altri racconti. (La letteratura italiana. Storia e Testi, p. 204)
I tratti moraleggianti della novella evidentemente non incitano al dialogo. Se poi si tiene conto anche della mancanza di elementi comici e si considera la struttura chiusa del racconto si capisce la ragione del distacco della brigata. Infatti la novella II,8 mostra una conclusione fin troppo perfetta, al punto da ricordare una fiaba:
Anticipata dalla commovente scena dei nipoti e del nonno (78 ss.) e dal perseverare della avversione mai risolta nel suocero di Violante (83), l'agnizione e la soluzione conclusiva portano a una chiusura troppo perfetta, ossia alla completezza che non può appartenere alla realtà ma solo alla favola. (Chiecchi p. 162)
Non essendoci niente da aggiungere sul piano morale e avendo il racconto trovato un lieto fine, si passa immediatamente al racconto della prossima novella. Ma il silenzio della brigata non deve significare necessariamente che si tratti di una novella di scarsa problematicità. Il fatto può spiegarsi infatti anche con la necessità di variare i preamboli per evitare la monotonia.