ELEMENTI RETORICI

 
Nella novella II, 8 manca una metafora principale che si sviluppa durante il racconto.Il testo offre comunque una vasta gamma di figure retoriche.
Un’analisi dettagliata presenta per ciò che concerne le parole singole i seguenti fenomeni retorici. Si hanno molti casi di apocope, "a’ quali con la loro fatica convenissse guadagnare"(§12), "co’ suoi figliuoli" (§26). Altri esempi si trovano ai paragrafi 12, 24, 29, 33, 35, 37, 43, 47, 62, 63, 77, 83, 85, 87, 89, 90, 93, 94, 96 e 99.
Ulteriori figure retoriche di soppressione sono l’aferesi e la sincope. Le forme aferetiche appaiono soventemente nel testo, come al §4 "sí per difesa del suo paese e sí per l’offesa dell’altrui" o al §19 "ma bassato il viso", ma anche ai paragrafi 17, 22, 33, 34, 35, 41, 46, 47, 48, 56, 63, 80, 81, 83, 87, 89 e 97. Le parole sincopate hanno una distribuzione minore. Degli esempi s’incontrano ai paragrafi 59, "il che promesso avea", 63, "che di venire intendea", 75, 79, 81, 83, 85, 88, 94, 98 e 100.
Un unico caso di protesi c’è al §48, "al loro figliuolo per isposa", e uno di dieresi al §86, "molte triegue fatte". La forma retorica di dialefe appare ai paragrafi 12 ("se da amore stimolati") e 13 ("la quale ragione io estimo").
Le allitterazioni sono soventi (§14, §15, §38, §39, §40, §52, §74, §82, §87 e §90). Un esempio particolare è descritto al §82, dove l’occlusione provocata dalla consonante c è accompagnata da un polisindeto formato con la congiunzione copulativa e…e…e, "sí come colui che vecchio e canuto e barbuto era, e magro e bruno divenuto".
Inoltre si mostrano altre figure di parola con un’occupazione però più rara. L’immagine dell’anafora compare ai paragrafi 11, 12, 17, 37, 69, 92. Il §37 offre un esempio di anafora e di climax conglobati e unito da un polisindeto, "in anni e in persona e in bellezza e in tanta grazia e della donna e del marito di lei e di ciascuno altro della casa e di chiunque la conoscea". Ai paragrafi 62 e 69 si hanno due sinonimi. Figure retoriche con una singolare apparizione sono il pleonasmo ("giusto giudice"§11), la litote ("non essere onesta"§16), l’ossimoro ("fiero furore"§21) e il polittoto ("ogni vostro piacere far dovrei: ma in questo io non vi piacerò già,"§62).
Per le figure retoriche di costruzione sintattica si presenta una serie di polisindeti ai paragrafi 11, 21, 25, 37, 40, 71, 92 e 98. Come ha illustrato l’esempio dell’anafora al §37, il polisindeto spesso viene unito ad altre immagini retoriche. Così il §25 mostra un polisindeto disgiuntivo accompagnato da un’antitesi ("a chi o vivo o morto"), al §40 si ha invece un polisindeto copulativo con climax ascendente ("colui che più che altro e costumato e valoroso e pro’ e bello della persona era."). Il polisindeto del §17 è unito ad un’iperbole in forma anaforica ("io reputo il più bello, il più piacevole e ‘l più leggiadro e ‘l più savio cavaliere"). In combinazione con un’enumerazione sta al §71, con un’anafora al §92 e infine con un asindeto al §98. Dei paragoni si trovano ai paragrafi 6, 17, 52, 81 e 92. Il §52 descrive un caso particolare, dove è congiunto con un’allitterazione ("sí come colei che te più amo che la mia vita.").
Degli iperbati figurano al §46 ("per che parte parve al medico avere della cagione della infermità"), al §62 e al §84. Un unico esempio di anastrofe lo s’incontra al §36, "noioso gli fosse il da lui dipartirsi." e per concludere c’è un’immagine in forma di chiasmo al §28, "e nominò il maschio Perotto e Giannetta la femina".


Bice Mortara Garavelli, Manuale di retorica, studi Bompiani, VII, Milano, 1993.