1 Il soldano di Babilonia ne manda una sua figliuola a marito al re del Garbo, la quale per diversi accidenti in ispazio di quatro anni alle mani di nove uomini perviene in diversi luoghi: ultimamente, restituita al padre per pulcella ne va al re del Garbo, come prima faceva, per moglie.
2Forse non molto piú si sarebbe la novella d'Emilia distesa che la compassione avuta dalle giovani donne a' casi di madama Beritola loro avrebbe condotte a lagrimare. Ma poi che a quella fu posta fine, piacque alla reina che Panfilo seguitasse la sua raccontando; per la qual cosa egli, che ubidentissimo era, incominciò:
3 - Malagevolmente, piacevoli donne, si può da noi conoscer quello che per noi si faccia, per ciò che, sí come assai volte s'è potuto vedere, molti estimando se essi ricchi divinissero senza sollecitudine e sicuri poter vivere, quello non solamente con prieghi a Dio adomandarono ma sollecitamente, non recusando alcuna fatica o pericolo, d'acquistarle cercarono; e, come che loro venisse fatto, trovarono chi per vaghezza di cosí ampia eredità gli uccise, li quali, avanti che arrichiti fossero, amavan la vita loro.
4 Altri di basso stato per mille pericolose battaglie, per mezzo il sangue de' fratelli e degli amici loro saliti all'altezza de' regni, in quegli somma felicità esser credendo, senza le infinite sollecitudini e paure di che piena la videro e sentirono, cognobbero, non senza morte loro, che nell'oro alle mense reali si beveva il veleno
5 Molti furono che la forza corporale e la bellezza e certi gli ornamenti con appetito ardentissimo disiderarono, né prima d'aver mal disiderato s'avidero, che essi quelle cose loro di morte essere o di dolorosa vita cagione
6 E acciò che io partitamente di tutti gli umani disiderii non parli, affermo niuno poterne essere con pieno avvedimento, sí come sicuro da fortunosi casi, che da' viventi si possa eleggere: per che, se dirittamente operar volessimo, a quello prendere e possedere ci dovremmo disporre che Colui ci donasse, il quale solo ciò che ci fa bisogno cognosce e puolci dare.
7 Ma per ciò che, come che gli uomini in varie cose pecchino disiderando, voi, graziose donne, sommamente peccate in una, cioè nel disiderare d'esser belle, in tanto che, non bastandovi le bellezze che dalla natura concedute vi sono, ancora con maravigliosa arte quelle cercate d'acrescere, mi piace di raccontarvi quanto sventuratamente fosse bella una saracina, alla quale in forse quatro anni avvenne per la sua bellezza di fare nuove nozze da nove volte.
8 Già è buon tempo passato che di Babillonia fu un soldano, il quale ebbe nome Beminedab, al quale ne' suoi dì assai cose secondo il suo piacere avvennero.
9 Aveva costui tra gli altri suoi molti figliuoli e maschi e femine, una figliuola chiamata Alatiel, la qual, per quello che ciascun che la vedeva dicesse, era la piú bella femina che si vedesse in que' tempi nel mondo; e per ciò che in una grande sconfitta la quale aveva data a una gran moltitudine d'arabi che addosso gli eran venuti, l'aveva maravigliosamente aiutato il re del Garbo, a lui, domandandogliele egli di grazia speziale, l'aveva per moglie data; e lei con onorevole compagnia e d'uomini e di donne e con molti nobili e ricchi arnesi fece sopra una nave bene armata e ben corredata montare, e a lui mandandola la accomandò a Dio.
10 I marinari, come videro il tempo ben disposto, diedero le vele a' venti e del porto d'Allessandria si partirono e piú giorni felicemente navigarono: e già avendo la Sardinia passata, parendo loro alla fine del loro cammino esser vicini, si levarono subitamente un giorno diversi venti, li quali, essendo ciascuno oltre modo impetuoso, sí faticaron la nave dove la donna era e' marinari, che piú volte per perduti si tennero.
11 Ma pure, come valenti uomini, ogni arte e ogni forza operando, essendo da infinito mare combattuti, due dí si sostennero; e surgendo già dalla tempesta cominciata la terza notte e quella non cessando ma crescendo tuttafiata, non sappiendo essi dove si fossero né potendolo per estimazion marineresca comprendere né per vista, per ciò che obscurissimo di nuvoli e di buia notte era il cielo, essendo essi non guari sopra Maiolica, sentirono la nave sdruscire.
12 Per la qual cosa, non veggendovi alcun rimedio al loro scampo, avendo a mente ciascun se medesimo e non altrui, in mare gittarono un paliscalmo, e sopra quello piú tosto di fidarsi disponendo che sopra la isdruscita nave si gittarono i padroni; a' quali appresso or l'uno or l'altro di quanti uomini erano nella nave, quantunque quegli che prima nel paliscalmo eran discesi con le coltella in mano il contradicessero, tutti si gittarono, e credendosi la morte fuggire in quella incapparono: per ciò che, non potendone per la contrarietà del tempo tanti reggere il paliscalmo, andato sotto, tutti quanti perirono.
13 E la nave, che da impetuoso vento era sospinta, quantunque isdruscita fosse e già presso che piena d'acqua, non essendovi sú rimasa altra persona che la donna e le sue femine (e quelle tutte per la tempesta del mare e per la paura vinte su per quella quasi morte giacevano), velocissimamente correndo in una piaggia dell'isola di Maiolica percosse. E fu tanta e sì grande la foga di quella, che quasi tutta si ficcò nella rena, vicina al lito forse una gittata di pietra: quivi, dal mar combattuta, la notte senza poter piú dal vento esser mossa si stette.
14 Venuto il giorno chiaro e alquanto la tempesta acchetata, la donna, che quasi mezza morta era, alzò la testa e cosí debole come era cominciò a chiamare ora uno e ora un altro della sua famiglia, ma per niente chiamava: i chiamati erano troppo lontani. Per che, non sentendosi rispondere a alcuno né alcuno veggendone, si maravigliò molto e cominciò a avere grandissima paura; e come meglio pote levatasi, le donne che in compagnia di lei erano e l'altre femine tutte vide giacere, e or l'una e or l'altra dopo molto chiamare tentando poche ve ne trovò che avessero sentimento, sí come quelle che tra per grave angoscia di stomaco e per paura morte s'erano; di che la pauta alla donna divenne maggiore.
16 Ma nondimeno, strignendola (...)
(24)dove aiuto manifesto alla lor libertà conoscessero; oltre a questo sommamente confortandole a conservare la loro castità, affermando sé avere seco proposto che mai di lei se non il suo marito goderebbe. Le sue femine di ciò la commendarono e dissero di servare al lor potere il suo comandamento.
25 Perdicone, piú di giorno in giorno accendendosi e tanto più quanto più vicina si vedeva la disiderata cosa e più negata, e veggendo che le sue lusinghe non gli valevano, dispose lo 'ngegno e l'arti riserbandosi alla fine le forze.
26 E essendosi avveduto alcuna volta che alla donna piaceva il vino, sí come a colei che usata non era di bere per la sua legge che il vietava, con quello, sí come con ministro di Venere, s'avisò di poterla pigliare: e mostrando di non aver cura di ciò che ella si mostrava schifa, fece una sera per modo di solenne festa una bella cena nella quale la donna venne; e in quella, essendo di molte cose la cena lieta, ordinò con colui che a lei servia che di varii vini mescolati le desse bere.
27 I1 che colui ottimamente fece; e ella, che di ciò non si guardava, dalla piacevolezza del beveraggio tirata piú ne prese che alla sua onestà non si sarebbe richesto: di che ella, ogni avversità trapassata dimenticando, divenne lieta, e veggendo alcune femine alla guisa di Maiolica ballare essa alla maniera allessandrina ballò.
28 Il che veggendo Pericone, esser gli parve vicino a quello che egli disiderava; e continuando in piú abbondanza di cibi e di beveraggi la cena, per grande spazio di notte la prolungò.
29 Ultimamente, partitisi i convitati, con la donna solo se ne entrò nella camera: la quale, piú calda di vino che d'onestà temperata, quasi come se Pericone una delle sue femine fosse, senza alcuno ritegno di vergogna in presenzia di lui spogliatasi, se n'entrò nel letto. Pericone non diede indugio a seguitarla, ma spento ogni lume prestamente dall'altra parte le si coricò allato e, in braccio recatalasi senza alcuna contradizione di lei, con lei incominciò amorosamente a sollazzarsi. Il che poi che ella ebbe sentito, non avendo mai davanti saputo con che corno gli uomini cozzano, quasi pentuta del non avere alle lusinghe di Pericone assentito, senza attendere d'essere a cosí dolci notti invitata, spesse volte se stessa invitava non con le parole, ché,non si sapea fare intendere, ma co' fatti.
31 A questo gran piacere di Pericone e di lei, non essendo la fortuna contenta d'averla di moglie d'un re fatta divenire amica d'un castellano, le si parò davanti piú crudele amistà.
32 Aveva Pericone un fratello d'età di venticinque anni, bello e fresco come una rosa, il cui nome era Marato; il quale, avendo costei veduta e essendogli sommamente piaciuta, parendogli, secondo che per gli atti di lei poteva comprendere, essere assai bene della grazia sua e estimando che ciò che di lei disiderava niuna cosa gliele toglieva se non la solenne guardia che faceva di lei Pericone, cadde in un crudel pensiero: e al pensiero seguí senza indugio lo scellerato effetto.
33 Era allora per ventura nel porto della cíttà una nave la quale di mercatantia era carica per andare in Chiarenza in Romania, della quale due giovani genovesi eran padroni,e già aveva collata la vela per doversi, come buon vento fosse, partire; con li quali Marato convenutosi ordinò come da loro con la donna la seguente notte ricevuto fosse.
34 E questo fatto, faccendosi notte, seco ciò che far doveva avendo disposto, alla casa di Pericone, il quale di niente da lui si guardava, sconosciutamente se n'andò con alcuni suoi fidatissimi compagni li quali a quello che fare intendeva richesti aveva, e nella casa, secondo l'ordine tra lor posto, si nascose.
35 E poi che parte della notte fu trapassata, aperto a' suoi compagni là dove Pericon con la donna dormiva e quella aperta, Pericone dormente uccisono e la donna desta e piagnente minacciando di morte, se alcun romor facesse, presero; e con gran parte delle piú preziose cose di Pericone, senza essere stati sentiti, prestamente alla marina n'andarono, e quindi senza indugio sopra la nave se ne montarono Marato e la donna, e' suoi compagni se ne tornarono.
36 I marinari, avendo buon vento e fresco, fecero vela al lor viaggio.
37 La donna amaramente e della sua prima sciagura e di questa seconda si dolfe molto; ma Marato col santo cresci in man che Dio ci diè la cominciò per sí fatta maniera a consolare, che ella, già con lui dimesticatasi, Pericone dimenticato aveva; e già le pareva star bene quando la fortuna l'apparecchiò nuova tristizia, quasi non contenta delle passate.
38 Per ciò che, essendo ella di forma bellissima, sì come già piú volte detto avemo, e di maniere laudevoli molto, sí forte di lei i due giovani padroni della nave s'innamorarono, che, ogni altra cosa dimenticatane, a servirle e a piacerle intendevano, guardandosi sempre non Marato s'accorgesse della cagione.
39 E essendosi l'un dell'altro di questo amore avveduto, di ciò ebbero insieme segreto ragionamento e convennersi di fare l'acquisto di questo amor comune, quasi amore così questo dovesse patire come la mercatantia o i guadagni fanno.
40 E veggendola molto da Marato guardata, e per ciò alla loro intenzione impediti, andando un dí a vela velocissimamente la nave e Marato standosi sopra la poppa e verso il mare riguardando, di niuna cosa da lor guar-dandosi, di concordia andarono e, lui prestamente di dietro preso, il gittarono in mare; e prima per ispazio di piú d'un miglio dilungati furono, che alcuno si fosse pure avveduto Marato esser caduto in mare. Il che sentendo (...)
(48)della persona, amico e parente del prenze, venne disidero di vederla: e mostrando di venirlo a visitare, come usato era talvolta di fare, con bella e onorevole compagnia se ne venne a Chiarenza, dove onorevolemente fu ricevuto e con gran festa. Poi, dopo alcun dí, venuti insieme a ragionamento delle bellezze di questa donna, domandò il duca se cosí era mirabil cosa come si ragionava.
49 A cui il prenze rispose: «Molto piú! ma di ciò non le mie parole ma gli occhi tuoi voglio ti faccian fede».
50 A che sollecitando il duca il prenze, insieme n'andarono là dove ella era. La quale costumatamente molto e con lieto viso, avendo davanti sentita la lor venuta, gli ricevette. E in mezzo di loro fattala sedere, non si poté di ragionar con lei prender piacere, per ciò che essa poco o niente di quella lingua intendeva; per che ciascun lei sì come maravigliosa cosa guardava, e il duca massimamente, il quale appena seco poteva credere lei essere cosa mortale; e non acorgendosi, riguardandola, dell'amoroso veleno che egli con gli occhi bevea, credendosi al suo piacer sodisfare mirandola, se stesso miseramente impacciò, di lei ardentissimamente innamorandosi.
51 E poi che da lei insieme col prenze partito si fu e ebbe spazio di poter pensare, seco stesso estimava il prenze sopra ogni altro felice, sí bella cosa avendo al suo piacere: e dopo molti e varii pensieri, pesando piú il suo focoso amore che la sua onestà, diliberò, che che avvenir se ne dovesse, di privare di questa felicità il prenze e sé a suo poter farne felice.
52 E avendo l'animo al doversi avacciare, lasciando ogni ragione e ogni giustizia dall'una delle parti, agl'inganni tutto il suo pensier dispose: e un giorno, secondo l'ordine malvagio da lui preso, insieme con uno segretissimo cameriere del prenze, il quale avea nome Ciuriaci, segretissimamente tutti i suoi cavalli e le sue cose fece mettere in assetto per doversene andare, e la notte vegnente insieme con un compagno, tutti armati, messo fu dal predetto Ciuriaci nella camera del prenze chetamente. Il quale egli vide che per lo gran caldo che era, dormendo la donna,esso tutto ignudo si stava a una finestra volta alla marina a ricevere un venticello che da quella parte veniva.
53 Per la qual cosa, avendo il suo compagno davanti informato di quello che avesse a fare, chetamente n'andò per la camera infino alla finestra, e quivi con un coltello ferito il prenze per le reni infino dall'altra parte il passò e prestamente presolo dalla finestra il gittò fuori.
54 Era il palagio sopra il mare e alto molto, e quella finestra, alla quale allora era il prenze, guardava sopra certe case dall'impeto del mare fatte cadere, nelle quali rade volte o non mai andava persona: per che avvenne, si come il duca davanti avea proveduto, che la caduta del corpo del prenze da alcuno né fu né poté esser sentita.
55 Il compagno del duca ciò veggendo esser fatto, (...)
(89) onde era il cipriano, insieme fecero parentado; e a Baffa pervenuti, piú tempo insieme col mercatante si stette.
90 Avvenne per ventura che a Baffa venne per alcuna sua bisogna un gentile uomo il cui nome era Antigono, la cui età era grande ma il senno maggiore e la ricchezza piccola, per ciò che in assai cose intramettendosi egli ne' servigi del re di Cipri gli era la fortuna stata contraria.
91 Il quale, passando un giorno davanti la casa dove la bella donna dimorava, essendo il cipriano mercatante andato con sua mercatantia in Erminia, gli venne per ventura a una finestra della casa di lei questa donna veduta, la qual, per ciò che bellissima era, fisa cominciò a riguardare e cominciò seco stesso a ricordarsi di doverla avere altra volta veduta, ma il dove in niuna maniera ricordar si poteva.
92 La bella donna, la quale lungamente trastullo della fortuna era stata, appressandosi il termine nel quale i suoi mali dovevano aver fine, come ella Antigono vide cosí si ricordò di lui in Alessandria ne' servigi del padre in non piccolo stato aver veduto: per la qual cosa subita speranza prendendo di dover potere ancora nello stato real ritornare per lo colui consiglio, non sentendovi il mercatante suo, come piú tosto poté si fece chiamare Antigono.
93 Il quale, a lei venuto, ella vergognosamente domandò se egli Antigono di Famagosta fosse, sí come ella credeva.
94 Antigono rispose del sì, e oltre a ciò disse: «Madonna, a me pare voi riconoscere ma per niuna cosa mi posso ricordar dove; per che io vi priego, se grave non v'è, che a memoria mi riduciate chi voi siete».
95 La donna, udendo che desso era, piangendo forte, gli si gittò con le braccia al collo; e, dopo alquanto, lui che forte si maravigliava domandò se mai in Alessandra veduta l'avesse. La qual domanda udendo, Antigono incontanente riconobbe costei essere Alatiel figliuola del soldano, la quale morta in mare si credeva che fosse, e vollele fare la debita reverenza; ma ella nol sostenne e pregollo che seco alquanto si sedesse.
96 La qual cosa da Antigono fatta, egli reverentemente la domandò come e quando e donde quivi venuta fosse, con ciò fosse cosa che per tutta terra d'Egitto s'avesse per certo lei in mare, già eran piú anni passati, essere annegata.
97 A cui la donna disse: «Io vorrei bene che cosí fosse stato piú tosto che avere avuta la vita la quale avuta ho, e credo che mio padre vorrebbe il simigliante, se giammai il saprà»; e cosi detto rincominciò maravigliosamente a piagnere.
98 Per che Antigono le disse: «Madonna, non vi sconfortate prima che vi bisogni: se vi piace, narratemi i vostri accidenti e che vita sia stata la vostra; per avventura l'opera potrà essere andata in modo che noi ci troveremo, con l'aiuto di Dio, buon compenso ».
99 «Antigono,» disse la bella donna «a me parve, come io ti vidi, vedere il padre mio: e da quello amore e da quella tenerezza, che io a lui tenuta son di portare, mossa, potendomiti celare, mi ti feci palese. E di poche persone sarebbe potuto addivenire d'aver vedute, delle quali io tanto contenta fossi, quanto sono d'aver te innanzi a alcuno (...)
(114)forse di me incresceva, sopra il lito Antigono in quella ora che noi a Baffa smontavamo; il quale io prestamente chiamai, e in nostra lingua, per non essere da' gentili uomini né dalle donne intesa, gli dissi che come figliuola mi ricevesse.
115 Egli prestamente m'intese: e fattami la festa grande, quegli gentili uomini e quelle donne secondo la sua povera possibilità onorò, e me ne menò al re di Cipri, il quale con quello onore mi ricevette e qui a voi m'ha rimandata che mai per me raccontare non si potrebbe. Se altro a dir ci resta, Antigono, che molte volte da me ha questa mia fortuna udita, il racconti».
116 Antigono allora al soldano rivolto disse: «Signor mio, sì come ella m'ha piú volte detto e come quegli gentili uomini con li quali venne mi dissero, v'ha raccontato.
117 Solamente una parte v'ha lasciata a dire, la quale io stimo che, per ciò che bene non sta a lei di dirlo, l'abbia fatto: e questo è quanto quegli gentili uomini e donne, con li quali venne, dicessero della onesta vita la quale con le religiose donne aveva tenuta e della sua virtú e de' suoi laudevoli costumi, e delle lagrime e del pianto che fecero e le donne e gli uomini quando, a me restituitola, si partiron da lei.
118 Delle quali cose se io volessi a pien dire ciò che essi mi dissero, non che il presente giorno ma la seguente notte non ci basterebbe: tanto solamente averne detto voglio che basti, che, secondo che le loro parole mostravano e quello ancora che io n'ho potuto vedere, voi vi potete vantare d'avere la piú bella figliuola e la piú onesta e la piú valorosa che altro signore che oggi corona porti».
119 Di queste cose fece il soldano maravigliosissima festa e più volte pregò Idio che grazia gli concedesse di potere degni meriti rendere a chiunque avea la figliuola onorata, e massimamente al re di Cipri per cui onoratamente gli era stata rimandata: e appresso alquanti dí, fatti grandissimi doni apparecchiare a Antigono, al tornarsi in Cipri il licenziò, al re per lettere e per ispeziali ambasciadori grandissime grazie rendendo di ciò che fatto aveva alla figliuola.
120 Appresso questo volendo che quello chc cominciato era avesse effetto, cioè che ella moglie fosse del re del Garbo, a lui ogni cosa significò, scrivendogli oltre a ciò che, se gli piacesse d'averla, per lei sí mandasse.
121 Di ciò fece il re del Garbo gran festa: e, mandato onorevolmente per lei, lietamente la ricevette. E essa, che con otto uomini forse diecemilia volte giaciuta era, allato a lui si coricò per pulcella e fecegliele credere che cosí fosse; e reina con lui lietamente poi piú tempo visse.
122 E per ciò si disse: «Bocca basciata non perde ventura, anzi rinnuova come fa la luna».