Talmud

Una possibile fonte orientale della novella VI,10 è il Talmud. Il Talmud deriva il suo nome dalla parola LAMUD – insegnato, e significa L’insegnamento. Per metonimia significa il libro che contiene l’Insegnamento, il quale insegnamento si chiama Talmud, cioè il libro dottrinale che da solo espone e spiega completamente tutta la conoscenza e l’insegnamento del popolo ebraico. Il Talmud  è l’unica opera di letteratura ebraica. Perciò il Talmud non è soltanto un trattato teologico e didattico ma anche un libro di storia, di scienze, di fede e di superstizione, in cui non mancano neppure favole e storie meravigliose. Così il Talmud divenne una specie di enciclopedia nazionale del popolo ebraico. (Cfr. KRUPP, p.9) Il Talmud è suddiviso in sei parti, Zeraim, Moed, Naschim, Nezikin, Kodaschim e Tohoroth. Per la nostra novella è interessante la seconda parte, cioè il Moed e più precisamente il nono libro o Masechtoth di Moed, che si chiama Taanith. Sotto Taanith 21a (vedere il testo sotto) si può leggere la storia il cui protagonista è Nachum Gamsi, che fu incaricato dai suoi di portare un dono all’imperatore Romano. La cassetta piena di gioielli destinata all’imperatore sfortunatamente cadde in mano ad alcuni ladri che si appropriarono dei gioielli e riempirono la cassetta di terra. Quando Nachum se ne accorse disse “Anche questo serve a qualcosa,” continuò il suo viaggio e consegnò la cassetta all’imperatore il quale, vedendo il contenuto, si arrabbiò e condannò a morte Nachum. In seguito a ciò all’imperatore apparve il profeta Elia sotto sembianze di un romano e che gli disse, “Forse questa è terra della tomba di Abramo con la quale uno riesce a sconfiggere tutti i nemici.” L'imperatore se ne sincerò contro uno dei suoi nemici, ebbe successo e Nachum venne ricompensato generosamente. (LEE, p.181)

Come anche nelle altre fonti orientali – Pañcatantra e Sukasaptati la somiglianza con la novella di Frate Cipolla è evidente. Oltre a ciò però nella storia raccontata dal Talmud vi è anche lo scambio degli oggetti, il che non avviene nel Pañcatantra e nel Sukasaptati.